18 marzo 2007: l"incipit


"Vieni a fare un giro dentro di me
o questo fuoco
si consumerà da sè.
E se una vita finisce qua
quest'altra vita
presto comincerà"

Con parole di altri (gli Afterhours), apro questo blog, con il fuoco che spero non si spenga mai.
Ho scritto molte parole, forse inutili o banali, o forse interessanti, irriverenti e divertenti.Le ho pubblicate altrove, ma a volte capita che dopo una giornata al mare si torni a casa solo con la sabbia nelle scarpe.
Ecco spiegato, quindi, il perchè di post retrodatati.
E' iniziata anche questa avventura..davanti, l'orizzonte. Sconosciuto. E per questo, assolutamente elettrizzante!
Buona lettura a tutti!



28 giugno 2007

Festival Cosmophonies ad Ostia Antica

Si apre questa sera alle 21.30, presso il Teatro di Ostia Antica, la X edizione del Festival Cosmophonies, Festival Internazionale di teatro, musica, danza, prosa e cabaret, diretto da Marco Prandi Ferrazzani. Gli spettacoli in cartellone, sono numerosi e variegati; a differenza delle precedenti edizioni, però, con il 31 luglio termineranno le rappresentazioni, senza ulteriore ripresa settembrina.
Si parte questa sera con un evento prestigioso: Luis Bacalov ed Anna Maria Castelli ripercorreranno, insieme ai Tangoseis e due coppie di ballerini -Alex Cantarelli e Mimma Mercurio, Patricia Hilliges e Matteo Panero-, la storia del Tango Argentino in "Tango ed Eros".
Il 29, venerdì, sarà la volta del Grupo Compay Segundo, che omaggerà i cent'anni della nascita del celebre musicista cubano scomparso nel 2003 con "100 Aňos Compay".



L'inaugurazione del programma musicale, il 5 luglio, è affidata ad Ute Lemper, artista poledrica che proporrà "The moon over Berlin and Paris and the world"; sarà poi la volta dei Sonic Youth (il 7 luglio) e, per la grande musica d'autore, il 19 luglio, di Wim Mertens, mentre, il 25, di Paolo Conte. La più grande Soul band musicale, gli Heart Wind & Fire chiuderanno, infine, questa edizione di Cosmophonies il 31 luglio.
Il Festival non proporrà solo musica, ma anche teatro e cabaret: Sandro Morato dirigerà il 6 luglio "La prova generale"con Barbara Chiappini, mentre il 13 la Compagnia Castalia proporrà "Mostellaria" di T. Maccio Plauto, per la regia di Vincenzo Zingaro. Paolo Rossi ed il suo "Qui si sta come si sta" si esibiranno l'11 luglio, Ascanio Celestini, con "Racconti e Canzoni", il 29.
Il balletto vedrà protagonisti, nella soirèe del 18 luglio, "Le star del Balletto russo del Bolshoi", il 24 luglio Joaquìn Cortès, ed il Ballet Flamenco de Madrid il 30 luglio.
Gli spettacoli iniziano alle 21:30, con apertura cancelli alle 20:30; i biglietti partono da un minimo di 15 euro, più prevendita.

Dal 1998 Cosmophonies ha riscontrato un successo crescente di pubblico, incuriosito dalle proposte artistiche e dalla possibilità di vedere gli scavi appositamente illuminati. Cosmophonie ha, infatti, sede nel Teatro Romano di Ostia Antica, in Via dei Romagnoli 717, nel cuore dell'antico porto di Roma.
Il cartellone di quest'anno ha già venduto molto; quasi esauriti sono Joaquìn Cortès (il 24 luglio) e Paolo Conte (il 25), come anche Paolo Rossi, l'11.
Gli spettacoli iniziano alle 21:30, ma i cancelli si aprono alle 20:30; i biglietti partono da 15 euro, a seconda degli spettacoli, più costi di prevendita.
Oltre che sul sito
http://www.greenticket.it/è possibile acquistare i biglietti presso molti rivenditori, elencati sul sito internet del Festival, http://www.cosmophonies.com/o al numero 06.56350468.

25 giugno 2007

Tra Tex e Geda, c'è Emil

Dato che Tex è un duro, anche lui deve esserlo; stringere i denti, incassare i pugni ed andare avanti, con le pistole cariche. Emil Sabau, anche se ha solo tredici anni, è questo che si ripete da quando, un paio di anni prima, è entrato clandestinamente in Italia dalla Romania insieme al padre, a bordo di un furgone di riso.
Saper affrontare le difficoltà è il leit motiv della sua breve esistenza; è l'insegnamento principale del padre, che gli costruisce giaciglio e coperte, in un magazzino di distribuzioni editoriali, con dei fumetti, per proteggerlo dal freddo di quattro giorni chiusi in quel container. E' sempre il papà, Georghe, che rinominando quel primo rifugio la "Casa delle Parole" e le pagine dei fumetti la "Banca Mondiale degli Idiomi", lo invoglia ad imparare l'italiano.
Quando il papà viene rimpatriato a causa di una rissa, Emil resta con Assunta, un'amica, e con lei per un incontro "fortuito" va a vivere a casa di un ambiguo architetto, ossessionato dalla perfezione e dalla bellezza. La notizia che Georghe è stato incarcerato per aver tentato di oltrepassare la frontiera con documenti falsi, mette in crisi Emil; i tentativi di consolarlo dell'Architetto lo mettono in fuga.
Scappa dunque da Torino, Emil, alla ricerca del nonno artista di strada che li ha lasciati soli, convinto che «se hai un figlio, non ti serve un padre» e che conosce solo attraverso bizzarre lettere che gli vengono recapitate.
Prima tappa, Berlino, dove un volantino promuoveva lo spettacolo della compagnia del nonno; ma, come arrivarci? L'incontro con Asia e il suo strambo gruppo di amici, a bordo di una Caravelle ed in un paio di giorni Emil è in Germania; tutto scorre velocemente, come la pistola del suo eroe.
Da qui il viaggio prosegue e lo porta dapprima in Francia, dove trova in Sebastiano il padre che in quel momento non c'è, e poi a Madrid, dove nella grande famiglia di Raùl diventa l'ottavo figlio.
Un bambino coraggioso e la sua avventura dai ritmi incalzanti sono i protagonisti del libro "Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani", di Fabio Geda (edizioni Instar Libri, 13.50 euro) , tra i nominati al Premio Strega di quest'anno. Scorre veloce la lettura, cavalcando per mezza Europa insieme ai fedeli pards del novello Tex.
Nei momenti più difficili, quando Emil era in mezzo a un deserto, come Tex, constretto a non abbassare mai la guardia, la compagnia e il sostegno di sconosciuti colpiti dai suoi occhi azzurri lo hanno aiutato, in un abbraccio accogliente, come se i cattivi non esistessero. O comunque non vincessero mai.
Del resto, lui è Tex. E alla fine vince sempre.


-Pezzo uscito il 25/06/2007 sul Quotidiano della Sera di Roma-

23 giugno 2007

PadV:Tony Cuscino, il Corsaro Nero del Tango



Un viaggio verso la salvezza, da Parigi a Tokyo attraverso tutto l'Oriente e le sabbie dei deserti. Un uomo, Tony Cuscino, novello Ulisse, è in fuga; lui, rampollo della mafia che ha osato ribellarsi alla "famigghia", perdendosi nelle coste di Okinawa arriva fino alla spiaggia di Inukawa, nella penisola di Choshi, con un ultimo desiderio: un Tango. Lo stesso Tango che ha fatto da contrappunto costante al suo attraversamento del Bosforo verso Bombay, che ha ritrovato in un monastero in Tibet e nella frenetica Shanghai.
Frutto di un lavoro profondo, che non poteva che avere un Laboratorio come sede, "Il PadV" è lo spettacolo in scena da stasera -fino al 27 giugno- al Teatro Politecnico. Prodotto dalla Compagnia Meditango di Alex Cantarelli e Mimma Mercurio, è un evento di alto profilo artistico: più di 100 attori-danzatori in quello che, pensato anni fa come annuale "saggio", è diventato invece col tempo un kolossal, sia per numero di partecipanti che per strutturazione.
Danze arabe, Hindi, la Cina della metropoli, rimandi a "Kill Bill" di Tarantino e alla filmografia orientale sono gli elementi cardine di un lavoro che ha nel Tango il file rouge della narrazione. Cuscino come il Corsaro Nero, un eroe moderno, puro e senza fronzoli, alla Salgari, col nome di un personaggio di una gag televisiva di qualche anno fa.
Non è un vero mafioso, Tony; o se lo è stato lo è stato prima che la storia iniziasse. Il suo viaggio per l'Oriente è ricco di incontri, luoghi ed emozioni che il regista, Alex Cantarelli, vorrebbe provare e vedere, che ha immaginato prima attraverso la musica e poi collegato a terre lontane. Un Tango sperimentale, gioioso, poetico ed onirico, nella tradizione della produzione della Compagnia.
Il Tango della musica, espressione dell'anima; la tradizione -Diaz, D'Arienzo, Piazzolla-, e l'innovazione dei Gotan Project, il flauto giapponese di "Hana-bi", Capossela e le colonne sonore di Bollywood.
Col sentimento, del resto, serve solo il comune e silenzioso "sentire".


-Originale del pezzo uscito il 22/06/2007 sul Quotidiano della Sera di Roma-

Intervista ad Alex Cantarelli

Aveva 21 anni quando ha iniziato a ballare il Tango, «per diventare uomo», dopo la morte di suo padre. Dopo 15 anni, una laurea in filosofia e spettacoli in Italia e all'estero, oltre ad essere ballerino, è diventato, invece, anche regista teatrale.
A parlare è Alex Cantarelli, romano di nascita ma di genitori mantovani, direttore artistico, insieme a Mimma Mercurio, della Compagnia Meditango, formatasi sette anni fa come sunto delle loro esperienze, la sua di ballerino di Tango e regista, e quella di attrice di teatro di lei.
«Dopo tanto lavoro sul palcoscenico, col tempo è diventato sempre più importante il momento creativo che c'è dietro e prima dello spettacolo, che questo in sè», prosegue questo giovane trentaseienne; 21 regie realizzate in 7 anni, con altrettanti spettacoli, a suo dire, restati nel cassetto. Non solo Tango, però, ma anche teatro sperimentale, in cui ironia, passione, danza, respiro, amore e "parole silenziose" sono quelli che lui stesso definisce elementi caratterizzanti le proprie sceneggiature e coreografie. «E' grazie alla felicità -prosegue Alex Cantarelli- di fare ciò che più mi piace, dopo tanti sacrifici, che sono così prolifico; molto devo anche alla psicanalisi, ma soprattutto sono stato fortunato ad aver incontrato persone creative e produttive». Tra queste, la sua compagna di lavoro, Mimma Mercurio, grazie alla cui «verve e precisione», quelle che, modestamente, definisce «semplici idee informi» sono diventate spettacoli.
Il rapporto tra la parola e il gesto nella danza lo ha fatto avvicinare al Tango; nella maturità, la volontà di «costruire un teatro di parole senza parole» sta dando voce alle sue regie ed al suo corpo.

-Originale del pezzo uscito il 22/06/2007 sul Quotidiano della Sera di Roma-

20 giugno 2007

John Lennon per il Darfur

"Fai un pò di rumore": l'appello di Amnesty International per porre fine alla guerra civile in Darfur è, in questa occasione, più che mai da ascoltare.
Per attirare l'attenzione pubblica sul genocidio (più di 400.000 morti) che ha corso in Sudan -dove dal 2003 la locale maggioranza nera lotta contro la minoranza araba, appoggiata dal governo centrale-, Amnesty International ha avuto la concessione da parte di Yoko Ono del catalogo da solista del marito, John Lennon. Il risultato è un doppio cd, "Make some noise-Save Darfur", presentato questa mattina contemporaneamente a Milano e a Roma.
Ad interpretare i venti brani del repertorio di Lennon, 23 tra i migliori artisti al mondo, con un impegno complessivo di oltre 50 star internazionali e 30 etichette discografiche.
L'anticipazione del doppio cd -che uscirà in tutti i negozi di dischi il 22 giugno- è stata affidata alla versione dei Green Day di "Working Class Hero", brano del 1970 all'interno del primo album ufficiale da solista di Lennon.
Dal 1 giugno, le canzoni contenute nella raccolta sono inoltre scaricabili a pagamento da internet.
Il ricavato del download digitale e della vendita dei cd sosterrà la campagna di Amnesty per il Darfur e per tutte le altre zone del mondo in cui si stanno ledendo i diritti umani.
Con l'intenzione, dunque, di creare attraverso la musica una nuova generazione di attivisti difensori dei diritti umani, molti gli artisti che hanno aderito al progetto di Amnesty: oltre ai Green Day, il doppio cd contiene anche le interpretazioni di gruppi "storici" -come gli U2, The Cure, Duran Duran, gli A-ha e gli Aereosmith-, di alcune tra le donne più famose della musica pop - Christina Aguilera, Avril Lavigne-, oltre a quelle di Youssou N'Dour, Black Eyed Peas, Lenny Kravitz, Ben Harper e R.E.M. -per l'occasione riunitisi per la prima volta in uno studio di registrazione dal 1997-.

-Pezzo uscito il 20/06/2007 sul Quotidiano della Sera di Roma-

Il Tango allo scoperto

Musica dal sapore antico, di una Buenos Aires degli anni Quaranta, si sovrappone ai tam tam dei jambè delle strade, come fosse una visione. Da figuranti occasionali ed improvvisi, alcuni misteriosi ballerini sfidano i sampietrini di questa città sospesa, descrivendo possibili ed improbabili volteggiamenti tangueri, venendo fuori dall'imbrunire come fossero Claudia, la musa del Guido Anselmi di 8 e 1/2 di Fellini.

Potrebbe essere un set cinematografico; qualche anno fa, del resto, una pubblicità di un noto amaro aveva come protagonisti un uomo e una donna che, attratti l'uno dall'altro, si abbracciavano per un Tango, noncuranti di essere in mezzo alla folla della strada.
Tuttavia, quello che accade a San Lorenzo, di tanto in tanto e non appena cala il sole, è pura realtà.
Specialmente nei primi giorni della settimana, senza una data fissa o un'intervallo regolare, infatti, in qualche piazzetta piuttosto che in qualche cortile di uno degli antichi edifici del quartiere, si può assistere a incursioni tanghere, organizzate dall'Associazione Riachuelo.
L'Associazione, presieduta da Rosella De Salvia, ha infatti deciso di riportare il Tango alla sua primordiale funzione di comunicazione interpersonale, trasformando i cortili e le strade in veri e propri teatri, dove, tra la musica e la danza, si vuole rendere agli abitanti e ai curiosi la sensazione di appartenza ad un unica famiglia.
Inondando conventillos e strade, dunque, si regala all'indaffarato passante, proprio nell'ora di andare a casa e fino a poco prima della fine del giorno, momenti di una vita in sospensione, scandita dalle parole di Carlos Gardel, il Moro dell'Abasto, intramontabile cantante di Tango, che, a detta degli argentini, "ogni giorno canta sempre meglio", come non fosse mai morto.
Finora gli "avvistamenti tangueri" sono stati tra via Tiburtina Antica, Villa Mercede, Piazza dell'Immacolata ed il cortile di Piazza dei Sanniti..che stasera sia una di quelle magiche sere in cui sia concesso di sognare?

- Pezzo uscito il 20/06/2007 sul Quotidiano della Sera di Roma-

Dopo i "cannibali" i "persecutori". L'ultima sfida di Transeuropa

C'era una volta la matrigna cattiva, Tom che avrebbe voluto mangiarsi Jerry e Will Coyote con i suoi fallimentari tentativi di far fuori Bee Beep; poi la realtà, che spesso supera di gran lunga la fantasia, ci ha dato eserciti aggressori, armi biologiche, attentati terroristici, Guantanamo e giovanissimi bulli ostili verso i disabili.
L'antologia "I Persecutori", presentata ieri sera alla libreria Feltrinelli di Via del Babuino, rappresenta il contenitore delle violenze moderne, sull'onda delle teorie di Renè Girard, uno dei massimi pensatori del Novecento. La raccolta, edita da Transeuropa, è stata presentata al pubblico dai curatori Giulio Milani e Marco Rovelli e, in rappresentanza di tutti gli altri, da alcuni degli autori.
Raccontare il mondo attraverso le teorie di Renè Girard, pensatore amato da Milani e Rovelli, ha costituito il banco di prova per quanti sono stati chiamati a collaborare al progetto. Secondo il filosofo francese, il desiderio dell'uomo ha natura mimetica; l'uomo è un animale che imita, e desidera ciò che l'altro desidera. Girard ha creato una sua visione del mondo, in cui il legame sociale è fondato sul sacrificio di una vittima, il capro espiatorio, sul quale è incentrata tutta la sua analisi.
I 19 autori che hanno accettato la sfida di Transeuropa mettono in figura la teoria sacrificale di Girard come fosse un Simposio, raccontando ognuno un qualcosa che diventa parte di un'unica storia raccontata collettivamente; il racconto, però, vede gli autori nei panni dei persecutori, giocando una partita doppia con protagonisti da un lato l'esposizione delle teorie del filosofo avignonese e dall'altra la ripresa, sotto forma di narrazione, della critica girardiana.
Tra i narratori coinvolti nel progetto spiccano nomi d'eccellenza nel panorama della narrativa moderna, come quelli di Christian Raimo -che apre la raccolta con "L'anno prima dell'anno del dragone"-, Carlo D'Amicis -che con "Gabbiani a Las Vegas" illumina il rapporto tra sfida e sacrificio attraverso il funerale di un soldato americano morto in Iraq- e Valerio Evangelisti -con la Guantamo raccontata con gli occhi di "Rachid"-. Unica autrice dell'antologia è Helena Janeczek, che con il racconto sull'immolazione sacrificale di Anna Politkovskaja sembra, a detta di qualcuno, rappresentare così tanto lo spirito del persecutore da aver fatto ritenere quasi superflua la presenza di altre donne nel libro.
Il dubbio però attanaglia la platea: restando nella terminologia girardiana, che siano invece proprio le donne i capri espiatori di questo branco di cervelli maschili?

-Pezzo uscito il 20/06/2007 sul Quotidiano della Sera di Roma-

Flamenco siempre

Domani sera alle 21.15 un'unica rappresentazione straordinaria, solo ad inviti, avrà luogo al Teatro Olimpico : "Il flamenco siempre flamenco". Lo spettacolo è organizzato dall'Associazione Andalusia di Isabel Fernandez Carrillo, la regina del flamenco.
L'Associazione, voluta dalla Carrillo circa vent'anni fa, si presenta come la maggiore associazione di flamenco in Italia. Nella didattica e nella promozione di questa danza, la signora Carrillo è affiancata dalla figlia, Raffaella, nata dal matrimonio con un italiano, ragione del suo fermarsi in Italia.
Lo spettacolo ripercorre le varie fasi di evoluzione del flamenco, partendo dalle radici ebraiche ed indiane, oltre che gitane, fino ad arrivare alla fusione con gli elementi latino-americani. Attraverso musiche di varie epoche e di varie nazioni, quindi, l'excursus del flamenco approda all'età moderna, in cui il pianoforte ha spesso sostituito l'originaria chitarra quale strumento portante della narrazione.
Isabel Fernandez Carrillo, inoltre, tiene a sottolinearel'importanza dei costumi, che, «sgargianti o più dimessi, sono parte integrante dell'espressione del flamenco».
Contrariamente ai manierismi con cui questa danza viene solitamente presentata, lo spettacolo di domani propone un'analogia con l'Italia, soprattutto con il Meridione, «i cui usi e costumi -evidenzia la Carrillo- non sono molto diversi da quelli del Sud della Spagna, sia in termini paesaggistici che per tradizioni popolari e musicali». La sperimentazione, dunque, su musiche non propriamente di flamenco è così spiegata, a sottolineare, appunto, la comune influenza del mondo arabo sulle due terre.

-Pezzo uscito il 20/06/2007 sul Quotidiano della Sera di Roma-

La regina si racconta

Danzano alla ricerca della verità del flamenco. E' quanto ama ripetere Isabel Carrillo, quando parla della sua Associazione.
-Signora, cosa intende esattamente?
Intendo far entare le persone in un forma non plagiata di flamenco, quello cioè che siamo abituati a vedere nei film o negli spettacoli per turisti. Il flamenco è un sentimento che si esprime innanzitutto con il cante, dato che era uno sfogo iniziale dei poveri senza possibilità di espressione. Il flamenco è uno sfogo dell'anima. I carceleras, i prigionieri, spesso, cantavano alle mogli fuori dalle prigioni i loro dolori.
- E' per questo che integra la teoria ai video ai racconti dei vecchi e alla storia dei gitani?
Esatto, ritengo che sia il modo migliore per insegnare ai miei allievi questa danza.
-Lei è anche pittrice, e per le sue opere ha ricevuto anche molti apprezzamenti. E' inoltre coreografa, docente, regista ed ideatrice dei costumi...Si direbbe che ha fatto suo il principio della poliedricità?
Sono stata abituata, sin da quando ero piccola, a fare tutto. Per me è un'abitudine. La mamma cantava flamenco, mio zio era chitarrista. Ho il flamenco dentro; volevo fare la ballerina, anche se mia mamma voleva facessi la chitarrista. Andando avanti nella mia carriera, ho deciso di mettere su una scuola, e la dirigo. Ma dovevo sfogare la sete di espressione che ho; ed è tanta.
-Re Juan Carlos l'ha nominata "Ambasciatrice del flamenco". Che effetto le fa?
Mi sento come prima, ballo per passione.


-Pezzo uscito il 20/06/2007 sul Quotidiano della Sera di Roma-

Flamenco: vademecum dalla A alla Z

Esistono più di 50 palos (stili musicali) nel flamenco, classificati per criteri musicali o provenienze geografiche. Tra questi, i cantes a paloseco -eseguiti solo con la voce-, quelli in cui chitarra, ballo e canto si sovrappongono e quelli invece senza danza. Accanto poi al cante jondo (profondo), vi è quello chico (piccolo), da cui derivano ulteriori stili.
La cosa più importante, quando si balla il flamenco, è il duende, il carisma naturale che permette la trasmissione del flamenco. Inoltre, c'è il pellizco, il coinvolgimento emotivo dello spettatore. Ancora: se il rajo è la qualità della voce e l'intensità espressiva del cantaor, la jondura è la profondità della stessa voce e la afillà ne è la vigorosità, roca come quella del famoso cantaor El Fillo.
A indicare i canti che non hanno suoni gitani, sono usate parole come agachonar, gaché, gachonal, mentre la grazia di certi stili, in opposizione a quelli di carattere più drammatico e cupo, è l'angel.

18 giugno 2007

Danza del Ventre e sapore d'Oriente

La “Raqs sharqi”, o Danza Orientale, è un'antica danza, le cui origini la fanno risalire ad una cerimonia magico-religiosa praticata un pò ovunque nel mondo antico: dalla Turchia alla Siria, all'Egitto fino all'India, la Grecia, la Spagna ed il Nord Europa.
Tuttavia, non esistono locali di danza del ventre intesi come posti in cui si va solamente a ballare, bensì squarci di Medioriente e della sua cultura, all'interno dei quali viene proposta anche la danza del ventre. Numerosi, pertanto, i ristoranti di cucina turca, egiziana o siriana, che, insieme alle prelibatezze di questi Paesi offrono anche spettacoli eseguiti da ballerine professioniste; solo in alcuni di questi posti, però, a fine spettacolo possono ballare tutti.
Tra i molti, spicca lo Shanti, che, dislocato in tre diverse zone della città, si propone di ritagliare quella pace il cui nome significa. Cuscini di cuoio, tavolini bassi, tappeti e mosaici alle pareti arredano questo spazio d'Oriente, ideato come fumeria "naturally correct", per la possibilità di fumare tabacchi aromatizzati con il narghilè. Mentre si sorseggià il tè o altri infusi, le ballerine -tutti i giorni tranne il lunedi- ondeggiano tra i tavoli, rendendo maggiore la suggestione di essere in terre lontane.
Arredamenti sfarzosi, più simili ai racconti delle fiabe, caratterizzano invece "Le mille e una notte", che, sulla Via Nomentana andando verso est, fa tornare indietro di millenni chi ne varca la soglia. Aperto nel 2003 e proprietà di Kamil Georgeos, propone i migliori piatti della cucina libanese ed araba; all'interno del ristorante, inoltre, un palco impreziosito d'oro è messo a disposizione dei suonatori e delle ballerine, che si esibiscono ogni sera. Nel rispetto della tradizione orientale, infine, anche "Le mille e una notte" è una fumeria, con narghilè e tabacchi aromatizzati a disposizione dei clienti.
Suggestiva anche la fumeria-sala da tè del ristorante Zenobia, alle spalle di Piazza Dante. Mentre l'intero locale ha pareti bianche e sembra essere un normale ristorante, la sala da tè riprende i colori e l'arredamento orientale: tavolini bassi e tappeti azzurri, verdi e porpora colorano questa parte del locale, dove, con sottofondo di musiche arabe, è possibile gustare i narghilè siriani, dal tabacco filtrato e depurato, aromatizzato alla frutta.
Nel cuore dei Castelli Romani, a Marino, infine, c'è il Taus, un ristorante arabo e mediterraneo, che il venerdì ed il sabato propone spettacoli di danza del ventre. Specializzato nel couscous berbero all'agnello, ha solo tavolini bassi e tappeti per poter mangiare. Mentre nelle serate con spettacolo la consumazione minima è di 10 euro, in quelle "speciali"c'è il menù fisso proposto dalla casa (a 30 euro).

- Pezzo uscito sul Quotidiano della Sera di Roma del 18/06/2007-


14 giugno 2007

Wind Music Award. Questa sera, ore 21, Italia1

Andrà in onda questa sera alle 21 su Italia 1 la serata di premiazione dei Wind Music Awards, che si è tenuta la scorsa settimana presso l'Auditorium Conciliazione di Roma.
La serata, presentata da Cristina Chiabotto, costituisce la prima edizione di quello che era il vecchio PIM, il Premio della Musica Italiana, che quest'anno si è avvalsa del gemellaggio con i prestigiosi British Music Awards; a decretare i vincitori sono state le vendite dei cd e dei dvd nel corso del periodo gennaio 2006-maggio 2007, secondo la soglia rispettiva delle 150mila e delle 30mila copie.
Il primo a salire sul palco è stato Zucchero, che, dopo essersi esibito con "Occhi" ed "Un kilo", ha ricevuto il premio direttamente da Giancarlo Giannini; la mezzora successiva è stata incentrata su Claudio Baglioni, colonna della musica italiana, che, premiato da Panariello, ha approfittato dell'occasione per promuovere "O'Scià", l'evento di cultura, arte e musica da lui stesso organizzato a Lampedusa, in Sicilia.
Tra gli artisti premiati anche Antonello Venditti -che ha cantato "Lacrime di pioggia"- e Biagio Antonacci, il cui album, "Vicky Love", nonostante sia uscito da soli due mesi ha già abbondantemente raggiunto la soglia di vendite necessaria per esser premiato (del resto non si poteva pensare diversamente dato che la seconda parte di "Convivendo", è stato l'album più venduto del 2006). Mentre il premio alla carriera ad Ennio Morricone è stato ritirato in sua vece dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Francesco Rutelli, le incursioni filmate di Fiorello, Neri Marcorè, Cannavaro, Verdone, la Carrà e Martina Stella hanno accompagnato con simpatia le numerose premiazioni.
Vincitori, inoltre, anche Nek, Elisa, Gigi D'Alessio e Tiziano Ferro, che ha cantato due canzoni, "Raffaella è mia" e la ballata "Ti scatterò una foto" in versione live acustica; grande assente tra i premiati, Laura Pausini, che ha però registrato un videomessaggio di ringraziamento.
Se Giancarlo Giannini ha aperto le premiazioni dei cantanti, Ambra Angiolini, Enrico Silvestrin, Massimo Ranieri, Federico Moccia, Giorgio Panariello e Giorgio Pasotti hanno consegnato le altre statuette, in una serata ideata come i più famosi Grammy statunitensi, ricca di musica, risate, esibizioni e gag.
Ospiti britannici della serata -che hanno anche pubblicizzato la prossima messa in onda dei British Music Awards, sempre su Italia1- gli Scissor Sisters, mentre Paul McCartney era in collegamento.
Tra i vincitori del Wind Music Award, inoltre, anche Gianna Nannini -premiata per l'album "Grazie", sebbene sia uscita immediatamente dopo anche con l'album "Pia come la canto io", legato al musical che porterà questa estate in tournè-, e Luciano Ligabue, che ha chiuso la serata ospitando sul palco Giovanni Allievi.
L'appuntamento con i Wind Music Awards è rinnovato al prossimo anno, sperando che i premiati invece di sole 150mile copie vendute ne possano festeggiare molte di più.


-Pezzo uscito il 14/06/2007 sul Quotidiano della Sera di Roma-

12 giugno 2007

Attraversamenti Multipli. Piramide, Anagnina e Pigneto al ritmo della strada

Tre giorni all'insegna della cultura metropolitana, per farla conoscere a quanti hanno sentito parlare di brak dance, street style, hip hop e street art senza capirci granchè.
Oggi sarà la prima delle tre giornate di Attraversamenti Multipli, festival creato da Margine Operativo -un progetto artistico indipendente che agisce su più livelli dell'arte contemporanea- per esplorare i linguaggi artistici moderni attraverso l'inserimento di eventi, spettacoli e performance di varia natura in spazi urbani. Pensato per diffondere la cultura metropolitana, dunque, Attraversamenti Multipli è un festival gratuito, organizzato in luoghi pubblici per esplorare le zone di confine e di interconnessione tra nuove tecnologie, spazi urbani, tribù metropolitane e linguaggi artistici.
E' in corso in queste ore -e fino alle 20 di stasera- presso la stazione della metro Piramide un evento interamente dedicato alla break-dance e alle sessioni dub, con i suoni creati dalla Acid Orchestra -ensemble di musicisti romani- ed il dj set di DJ Fuzzen e DJ Jack (Jungla Beat) -un collettivo romano- che riempiranno per tutto il pomeriggio uno dei tre luoghi metropolitani scelti dalla settima edizione del festival: la stazione metro di Piramide, per l'appunto.
Il 14 giugno, invece, sarà la stazione della metro Agnanina a costituire il palco della manifestazione, sul quale si alterneranno artisti della street art (Sten, Lex e Lucamaleonte), della rap poetry (Militant A, cuore e voce degli Assalti Frontali)e i ballerini di un hip hop particolare, la compagnia Botega, in cui danzatori, stuntmen, acrobati, brakers e ginnasti sono accomunati dal fascino dell'estremo.
Ad accompagnare l'intero pomeriggio, inoltre, ci saranno i suoni, le parole rappate e i rumori creati dalla crew dei Jungla Beat, insieme alle installazioni video di Riot Generation Video.
Il 16 giugno, infine, il festival si concluderà all'anfiteatro all'aperto del Pigneto, dove, fino alle 24 sarà possibile vedere spettacoli di break-dance ed hip hop (saliranno sul palco anche i Foo Show, famosi sulla scena metropolitana romana per il loro breaking e gli Elementi Infermi per l'hip hop), mentre sui muri che circondano l'anfiteatro agirà l'intervento di street art di Sten, Lex e Lucamaleonte.
Basato sui testi di Lello Voce e vincitore del Premio Delfini di Poesia del 2003, sarà quindi la volta, alle 21, dello spettacolo "FastBlood", prima operazione di branding letterario, dove musica, poesia e video si intersecano e si completano a vicenda.
L'ultima serata del festival, infine, si concluderà alle 22 con lo spettacolo concerto "Roma_ backstage di una metropoli irreale", ideato da Margine Operativo, in cui le musiche originali eseguite live da Jungla Beat e Acid Orchestra accompagneranno i video di Riot Generation Video. L'edizione 2007 riprenderà il suo viaggio metropolitano a settembre 2007, nel rispetto di un percorso itinerante e ad intermittenza che vede in questi tre giorni solo la prima parte del suo andare.


-Pezzo uscito il 12/06/2007 sul Quotidiano della Sera di Roma-

11 giugno 2007

Dunia di Joselyne Saab


Si è aperta oggi la prima edizione di "Domina", una rassegna organizzata dall'associazione D52, che fino a domani sera festeggerà le eccellenze femminili nella politica, nella cultura, nell'arte e nell'enogastronomia.
Dopo il convegno di stamattina dedicato alla Politica Internazionale e alle Pari Opportunità, oggi, alle 19.30 alla Casa del Cinema verrà presentato in anteprima assoluta per l'Italia il film "Dunia -Kiss me not on the eyes-", della regista libanese Joselyne Saab.
Dunia in arabo significa mondo; con questo film la Saab vuole presentare il mondo sommerso delle donne che, a causa dell'escissione -ovvero la mutilazione di parte del clitoride in quanto "carne in eccesso"-, non conoscono nè libertà di pensiero nè desiderio sessuale, inibendo questa pratica qualsiasi pulsione carnale.
Dunia, ventritreenne egiziana di Luxor, laureanda in letteratura e grande amante della poesia, ballerina del ventre in fieri col desiderio di diventare brava quanto la madre morta, si scontra dunque con le difficoltà sociali e ideologiche di un Paese che l'ha abituata a sedersi in posizione fetale con la gonna a coprire anche i piedi, «per non esser vista nuda da nessuno».
Grazie però al sostegno del suo insegnante di danza del ventre, e soprattutto all'incontro con Beshir, un professore, intellettuale e poeta sufi, Dunia riuscirà a far emergere la sua sensualità di donna sviluppando la propria personalità secondo i propri desideri.
Con l'anima in bilico tra il fascino della tradizione araba antica e le inibizioni di quello contemporaneo, Dunia porterà avanti una tortuosa lotta tra i suoi ideali e la tradizione del mondo cui appartiene, tra il ballo liberatorio e i conflitti intergenerazionali, tra il fantasma che il suo corpo e il suo essere donna devono rappresentare all'interno della società cui appartiene e il naturale piacere dei sensi e delle parole che contribuiscono alla creazione della sua essenza umana.
-Pezzo uscito l'11/06/2007 sul Quotidiano della Sera di Roma-

Censura evitata per "Dunia"

Non è facile fare la regista in Egitto, specie se si gira un film sul desiderio e sul rifiuto della mutilazione; questa la testimonianza di Jocelyne Saab, che col suo film "Dunia" ha attirato su di sè critiche e calunnie di vario in genere. Girato in Egitto nel 2005, il film della Saab ha avuto infatti enormi difficoltà sia nella fase di produzione -la regista l'ha perciò autoprodotto-, sia in quella di distribuzione, specie in Medioriente.
Già prima di iniziare le riprese, la Saab aveva ricevuto un blocco dalla censura egiziana, poichè la pellicola avrebbe «danneggiato l'Egitto, l'Islam ed incitato alla depravazione». La Saab ciononostante non s'era arresa ed aveva fatto ricorso, ottenendo il via libera alle riprese qualche mese dopo.
Tuttavia, una volta terminato, "Dunia" è stato bloccato di nuovo, con l'accusa verso la produzione di non aver pagato le tasse per la sua distribuzione; per la regista, però, si è trattato «dell'ennesimo tentativo da parte dei fondamentalisti di proibire un film sulla sessualità femminile e sulle pratiche di mutilazione sulle donne».
Inoltre, durante la conferenza stampa di presentazione della pellicola al Festival del Film del Cairo, lo scorso novembre, la proiezione ha causato un acceso dibattito; "Dunia" è stato definito dai giornalisti in sala un film erotico, realizzato da una regista che ha voluto solamente infangare l'immagine dell'Egitto e dell'Islam. In quell'occasione la Saab ha affermato che, probabilmente, a spingere le autorità a cambiare idea su "Dunia" sarebbero state sia le dichiarazioni della massima istanza sunnita -lo sheikh di al-Azhar, Tantawi-, atte a negare qualsiasi legame tra l'Islam e la mutilazione femminile, sia la coraggiosa condanna dell'uso del velo islamico fatta dal ministro della Cultura, Farouk Hosni.


-Integrazione del pezzo uscito l'11/06/2007 sul Quotidiano della Sera di Roma-

Cinematografia "scomoda" degli ultimi anni

Nell'ultimo decennio la tendenza della cinematografia internazionale è stata quella di realizzare film di denuncia sociale; numerose le pellicole, che hanno affrontato argomenti scottanti, con polemiche al seguito, anche a livello internazionale.
E' il caso di "Paradise Now", di Hany Abu-Assad, del 2004, in cui viene mostrata la tragedia di diventare assassini e assassinati allo stesso tempo. La vicenda di due ragazzini di Nablus che si offrono per una missione suicida contro Israele, ha fatto sì che il film, presentato a Berlino e candidato all'Oscar come miglior film straniero, sia stato oggetto di una petizione firmata da 22 mila persone richiedenti l'esclusione della pellicola dall'Oscar a causa della presunta giustificazione degli attacchi kamikaze. Con una seconda petizione, inoltre, è stato richiesto di non presentare il film come palestinese perchè la Palestina non esiste come Stato.
Il recente "Blood diamond" di Edward Zwick, raccontando dello sfruttamento in Sierra Leone dei minatori di diamanti da parte del fronte nazionale per le spese di armi e per l'indottrinamento coatto di bambini soldati -si parla di circa 600.000 bimbi- ha riportato invece alla luce il tema scottante del contrabbando dei diamanti insanguinati e del necessario impegno della Commissione Europea per contrastare il fenomeno.
Se con "Bordertown" di Gregory Nava si mostra la realtà di 400 ragazze assassinate negli ultimi quindici anni, previa violenza sessuale, nel paesino di Juàrez -al confine tra USA e Messico-, con "Bowling at Colombine", Michael Moore, dopo i fatti di Colombine del 1999, ha chiesto al pubblico se la maggiore quantità di armi da fuoco sul suolo nazionale sia garanzia o meno di maggiore sicirezza.
Numerosa poi la cinematografia sul Medioriente e sull'Asia. Il regista olandese Theo Van Gogh è stato assassinato nel 2004 da un fondamentalista islamico dopo aver diretto il documentario "Submission", uno spaccato sulla condizione delle donne nell'Islam di oggi e sulla diffusione della pratica dell'infibulazione. Anche la sceneggiatrice, Ayaan Hirsi Alì, le attrici del film ed il produttore Gijs van Vesterlaken sono stati minacciati di morte, costringendo quest'ultimo a ritirare la pellicola a tempo indeterminato. Lo stesso argomento è stato trattato da Sembene Ousmane con "Mooladè", vincitore della sezione "Un certain regard" a Cannes nel 2004, mentre con " Palazzo Yacoubian" di Marwan Hamed - premio migliore opera al Tribeca Film Festival 2006- l'Egitto moderno, ricco di omosessualità, corruzione ai più alti livelli dello Stato, violenza da parte della polizia e ascesa dell'integralismo, ha infuocato il dibattito fino alla richiesta da parte di più di cento parlamentari del taglio delle scene gay e minacce di pestaggio per gli attori.
Con "Water", infine, Deepa Mehta è andata talmente contro i tabù della società indiana che il set del film nel 2000 è stato bruciato da un gruppo fondamentalista indù, che, dopo aver minacciato la regista e le attrici di morte, ha costretto la sospensione d'autorità delle riprese per cinque anni e il loro proseguo nello Sri Lanka, in assoluta segretezza. In "Water" si denunciano, infatti, gli ashram, vale a dire gli ospizi nei quali le vedove indiane sono costrette a vivere di carità ed in solitudine, senza possibilità di interazione con l'esterno, fino alla loro morte.


-Integrazione del pezzo uscito l'11/06/2007 sul Quotidiano della Sera di Roma-

08 giugno 2007

Vinicio Capossela. Il Michelangelo che commuove

Un dolore acuto e affascinante trasuda dal legno degli strumenti e dalla voce.
Sono le 21.30 e Mario Brunello sale sul palco con il violoncello; subito dopo, un uomo dai pantaloni bianchi inseriti in stivali da cavallerizzo, si dirige verso il microfono, con indosso una camicia di forza dalle estremità non legate. E' Vinicio Capossela, "intrappolato" nella camicia di Nasso, simbolo della nostra passione; reincarnato Michelangelo, ucciso dalla bellezza che crea e da cui non è stato messo a riparo, ne canta le "Rime", la cui naturale fisicità e musicalità le rendono "materia corporea".
Capossela, a volte come un sibilo, altre come rantolo o come urlo disperato, canta il lamento insito nella tensione alla bellezza, stretto nella passione e nell'amore, il cui desiderio di bellezza brucia e consuma anche la pelle.
Le prime tre Rime sono musicate da Philippe Eidel, incise qualche anno fa per il suo disco "Renaissance". Le altre sette sono frutto della volontà di Capossela di "cavare con l'arco il suono dal legno"; anche le luci rosse o violacee fanno della sofferenza la ferita viva che si materializza con le parole e la musica, capaci insieme di creare un momento poetico in cui non si è in grado di distinguere la poesia della parola da quella della nota.
La malinconia dei suoni si percepisce nell'imponenza del violoncello, che invade o accompagna silenziosa la flebile e profonda voce di Capossela. Il suono del theremin fa materializzare "gli spettri maligni" e le voci dell'"altrove", accompagnando come una litanìa molte delle composizioni proposte.
La fatica, la tensione e la bellezza sono così palpabili da far trattenere il fiato all'ascoltatore, come per non disturbare.
E' la volta poi delle "Lamentazioni", sette brani in cui il dolore si fa più malinconico e dolore di privazione.

Due lamentazioni strumentali, poi Monteverdi e Bach; la voce di Capossela prende corpo e "coraggio", mentre lui, inginocchiato come in preghiera, canta senza tenebrosità.
Il lamento è l'unico lenitivo, è "'l mal del foco che spesso il foco sana".
Seduto al piano intona l'inedita "Noli me tangere", ispiratagli dal dipinto attribuito al Pontormo. "Sono rinato alla vita per non poterti toccare. Sono con te, dentro di te, nella fede fidati".

E respira.


-Pezzo uscito l'8/06/07 su www.lineamusica.it-

Guido che sfidò le Brigate Rosse

Ieri sera al cinema Barberini di Roma è stata presentata in anteprima l'ultima pellicola di Giuseppe Ferrara, "Guido che sfidò le brigate rosse", dedicata al sindacalista Guido Rossa.
Le riprese incominciarono nel 2005 e sono terminate a luglio 2006. Il film è stato prodotto da Carmine De Benedettis per la Pianeta Spettacolo e dalla Ilva Rivagroup; nel cast, tra gli altri, Massimo Ghini nella parte di Guido Rossi e Giammarco Tognazzi in quella di Roberto Dura.
Nel film viene raccontata parallelamente la storia del sindacalista Guido Rossa e di Riccardo-Roberto Dura, il capo della colonna BR genovese. Le loro vite e le loro vicende sono messe a confronto fino ad arrivare al loro unico incontro, in quell'alba del 24 gennaio 1979, quando, a pochi passi da casa, la pistola di Dura uccide il sindacalista genovese.
Tre mesi prima, Rossa aveva del resto firmato la propria condanna a morte, denunciando e facendo incarcerare, per più di quattro anni, un suo collega, Francesco Berardi, colpevole di aver distribuito in fabbrica volantini delle BR.
Per la prima volta entra nel mirino delle Brigate Rosse un operaio. E il motivo è la sua forte opposizione all'ideologia che, al contrario, muoveva i brigatisti.
L'anteprima di ieri sera è stata preceduta dalla conferenza stampa di lunedi, nel corso della quale il regista, Giuseppe Ferrara, non ha risparmiato critiche nei confronti delle autorità istituzionali e delle case di distribuzione, insensibili, a suo dire, a storie come, appunto, quella di Guido Rossa. «C'è una sottovalutazione in Italia del problema delle attuali BR -ha detto Ferrara- e una ostilità verso il film. Sono nella lista nera della RAI, ne ho le prove. Nonostante i miei film facciano un audience altissimo, non mi fanno lavorare. Hanno acquistato i diritti di questo film solo perchè non potevano dire di no ad un sindacato come la CGIL».
La pellicola, infatti, è nata sotto il patrocinio dell'Associazione Centenario della prima sigla sindacale e nel venticinquesimo anniversario della morte di Rossa.
Ferrara, inoltre, ha accusato le istituzioni politiche di quello che ha definito "filobrigatismo sotterraneo proveniente dalla compiacenza".
«E' una vergona» -ha proseguito in conferenza stampa- «che questo film non sia distribuito dagli organi statali, che non abbia dalle istituzioni il giusto sostegno. Mentre i sindacati hanno reso un servizio allo Stato -ha sottolineato il regista- il film che ne porta la memoria viene boicottato».
Del resto, sono state due le interpellanze parlamentari presentate al Senato dopo l'apertura del set cinematografico di Ferrara.
Il regista ha anche ammonito sui rischi di una saldatura tra vecchi e nuovi brigatisti. In particolare, Ferrara ha puntato l'indice contro le "manie di protagonismo" di quanti vanno in Tivvù a raccontare ciò che hanno fatto, vantandosene. Naturalmente, il tacito affondo è anche contro le emittenti televisive che concedono loro spazio.
Polemiche a parte, "Guido che sfidò le Brigate rosse" sarà nelle sale cinematografiche immediatamente dopo Ferragosto.
La speranza è che qualche cittadino faccia slittare la partenza estiva per approfittare dell'occasione.

-Pezzo uscito l'8/06/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

All'alba di quel 1979

Dal gennaio 1979 anche i militanti comunisti sono nel mirino delle Brigate Rosse, essendo iniziata già da qualche mese, con l'omicidio Moro, l'ascesa verso la fine definitiva dell'organizzazione.
All'alba del 24 gennaio, un operaio di Genova, Guido Rossa, delegato sindacale della Fiom- CIGL all'Italsider, iscritto al PCI viene colpito dapprima alle gambe e poi in pieno cuore da un commando BR.
Rossa aveva scoperto e denunciato alcuni fiancheggiatori delle BR all'interno della fabbrica in cui lavorava, l'Italsider; i brigatisti decidono dunque di punirlo per quel suo atto di coraggio civile.
Aveva 44 anni, sposato e padre di una bambina, impiegato come aggiustatore meccanico nella fabbrica genovese; viene definito "spia" nella telefonata al Secolo XIX che ne rivendica l'assassinio.Al processo per direttissima contro Francesco Berardi, il collega ex militante di Lotta Continua scoperto essere membro delle BR all'interno della fabbrica, Guido Rossa si ritrova ad essere l'unico testimone per la sua carcerazione; l'unico, quindi, da eliminare in quanto "traditore".
Ad ucciderlo sono stati Riccardo Dura, Vincenzo Gagliardo e Lorenzo Carpi, appostatisi dalla notte precedente vicino all'auto del sindacalista, parcheggiata sotto casa nella zona di Oregina; l'esecutore materiale dell'assassinio fu Dura.



-Pezzo uscito l'8/06/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-


07 giugno 2007

Inferno a passi di danza


In quanto canzone del corpo, sia di gioia che di dolore, come diceva Martha Graham, sarà la danza quest'anno il contributo artistico per la Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile.
Andrà in scena, infatti, il prossimo 11 giugno al teatro Olimpico, Inferno, spettacolo della Compagnia Ariston Proballet diretta da Marcello Algeri e presentato da Mediascena Europa.
Organizzata dall'ILO -l'Organizzazione Internazionale del Lavoro-,con la partecipazione della FAO -l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura- e dell'IFAD -Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo-, la Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile vuole attirare l'attenzione generale sul problema del lavoro minorile, con speciale riferimento al settore agricolo.
Stando ai dati dell'ILO, infatti, in tutto il mondo l'agricoltura è il settore col maggior numero di bambini lavoratori: circa il 70% (cioè oltre 200 milioni) sono impiegati in lavori pericolosi, come la preparazione dei terreni alla semina, l'impiego di sostanze tossiche o la fase di raccolta, per la cui realizzazione si usano strumenti concepiti in realtà per un fisico adulto. Questo significa 173 milioni di bambini nel mondo impiegati per produrre il cibo e le bevande che consumiamo, le fibre e le materie tessili che adoperiamo. Sebbene il numero percentuale varii da nazione a nazione, è tuttavia comprovato che il 90% del lavoro agricolo nei paesi in via di sviluppo è svolto dai bambini.
Un dato allarmante, dunque, specie se si pensa che sono oltre 132 milioni i bambini tra i 5 ed i 14 anni che lavorano per ore in fattorie e piantagioni, svolgendo tutte le mansioni e che circa 73 milioni non hanno compiuto 10 anni.
Per questa ragione, Mediascena Europa ha deciso di sensibilizzare l'opinione pubblica attraverso questo spettacolo, Inferno, che nel 2006 la Compagnia Ariston Proballet aveva già rappresentato davanti al presidente dell'ILO di Ginevra, Maria Gabriella Lay, riproponendolo successivamente anche a Tirana, in Albania.
Non è la prima volta, del resto, che la compagnia diretta da Marcello Algeri utilizza il linguaggio del corpo per scopi sociali e di sensibilizzazione; con "Jorge per 45 giorni", infatti, aveva portato qualche anno fa in giro per il mondo la storia di Giorgio Perlasca, sottolineando l'importanza di mantenere viva la memoria del passato per vivere meglio il presente ed il futuro.
Partendo dall'opera di Dante Alighieri, la Compagnia Proballet metterà in scena una sua rivisitazione dell'Inferno, presentando in venticinque scene quelli che sono gli "inferni" di oggi, narrati attraverso le note create appositamente da Brian Guerra e le coreografie di Marcello Algeri.
In occasione della serata dell'11 giugno, inoltre, il Comune di San Remo offrirà cento rose che verranno distribuite agli spettatori a fine spettacolo, a simboleggiare la bellezza, la complessità ed al contempo la fragilità dei bambini di tutto il mondo. Del resto, lo slogan della serata è "Una rosa dalla cultura".
Il 16 agosto, inoltre, verrà presentato in occasione di una replica dello spettacolo alla Fortezza del Priamar di Savona, un fiore appositamente creato dai floricoltori liguri per la campagna contro lo sfruttamento minorile, il cui nome viene però ancora tenuto segreto.

-Pezzo uscito il 07/06/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

Duecento milioni i bimbi sfruttati

Nel 2000 nel mondo, erano 211 milioni i bambini lavoratori, di età compresa tra i 4 e i 14 anni. Vale a dire poco di più 1/5 di tutti i bambini del mondo compresi in questa fascia d'età.
Oggi il numero è rimasto quasi invariato.
Le regioni dell'Asia e del Pacifico sono quelle in cui c'è maggiore lavoro minorile tra i 5 e i 14 anni, per un totale di 130 milioni di bimbi. Seguono l'Africa Sub-Sahariana e l'America Latina con, rispettivamente, 48 e 18 milioni di bimbi lavoratori. Qui, almeno un bimbo su tre, sotto i 15 anni, è attivo economicamente perchè lavora. L'insieme percentuale dei bimbi lavoratori in tutto il resto del mondo è del 20%; le zone appena citate, hanno rispettivamente una percentuale del 19 e del 16 %; la sola Africa del Nord e del Sud, raggiunge il 15%.
In Europa in molte nazioni -tra cui Romania, Russia, Estonia, Ucraina e Turchia- i bimbi sono impiegati soprattutto nella prostituzione e nel traffico di droghe, arruolati negli eserciti od impiegati nell'agricoltura e nel commercio, oppure ingaggiati come lavoratori "di strada", utili per qualsiasi attività.
In Portogallo, per legge, bisogna avere 15 anni per iniziare a lavorare, con l'autorizzazione dei genitori, o comunque con la loro "non contrarietà" all'impiego se maggiori di 17 anni.
L'unica tutela è l'assicurazione all'impiego dei 14enni e dei 15enni nei cosiddetti lavori "leggeri".
Sono più di 2000 i bambini sotto i 19 anni che lavorano in questo Paese.

-Pezzo uscito il 07/06/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

Una voce per l'infanzia negata

Marcello Algeri è il direttore artistico e il coreografo dell'Ariston Proballet di Sanremo che tra tre giorni si esibirà al teatro Olimpico.
Da dove nasce l'idea di questo spettacolo?
Inferno è uno spettacolo che abbiamo creato noi nel 2006, pensato appositamente come un lavoro a favore dei bambini, costretti a subire da vittime le decisioni dei grandi. E' stato un lavoro di concertazione tra la Compagnia, l'ILO, la FAO e le altre organizzazioni internazionali a cui abbiamo sottoposto l'idea, proprio per dare vita e voce alle numerose violenze, sia fisiche che psicologiche, che i bambini devono ancora oggi subire.
Come mai la scelta di Dante per uno spettacolo dedicato ai bambini?
Innanzitutto perchè Dante Alighieri credo sia il più grande poeta italiano, in grado di essere attuale nonostante il tempo che passa. L'Inferno, poi, è stato scelto come simbolo dei mali moderni; sia gli adulti che i bambini, infatti, hanno un proprio inferno ed un proprio paradiso. Con la differenza, però, che quello dei grandi è modificabile, mentre il loro no. L' Inferno che proponiamo, dunque, è filtrato dagli occhi dei bimbi, è un inferno moderno.
Come è strutturato, dunque, lo spettacolo?
In Inferno abbiamo mantenuto la struttura dantesca dell'opera; accompagnati dalla musica di Brian Guerra -scritta appositamente per lo spettacolo, tra l'altro- analizziamo 25 inferni diversi ed attuali, passando dalla pedofilia allo sfruttamento minorile, dal G8 alla corruzione della giustizia.
Il nostro non vuole essere un atto di accusa nei confronti di qualcuno, ma un tentativo di ulteriore riflessione su quella che è la realtà, credendo necessario ridare alla danza e all'arte in generale un valore sociale. Per agevolarne la comprensione universale del messaggio, inoltre, abbiamo mescolato tecniche e linguaggi neoclassici e moderni, unendoli ai filmati messi a disposizione dalle Nazioni Unite, al fine di dare una interpretazione più intensa, anche se meno tecnicistica.
Qual'è esattamente il vostro obiettivo?
Abbiamo lavorato per l'assenza di drammaticità del narrato, volendo infatti dare con questo spettacolo uno spunto di riflessione diretto e semplice, da cui poter trarre un messaggio di positività, in controtendenza con tutti quelli negativi che ogni giorno ci arrivano.

Intervista a Paola e Chiara

Nell'ultimo video, da qualche giorno in anteprima esclusiva su Yahoo Musica, dal titolo Second Life, voi, versione avatar siete uccise dal cattivo di turno, in grado di tenere in ostaggio il mondo. Come è nata l'idea di questo video e perchè questo finale "non a lieto fine"?
E' stata un'idea del regista, Rodolfo Crisafulli. A noi è piaciuta subito molto, anche perchè riesce a catturare in pieno il senso di "Second life"; la vita deve essere presa come un gioco, bisogna giocare per superare gli ostacoli che ci sono. A volte bisogna anche saper rinunciare a delle cose, magari per averne altre, la scelta è necessaria in alcune situazioni, per poter passare ad un livello di consapevolezza maggiore.
E' per questo che non pensiamo che non ci sia un lieto fine nel video; il cattivo può essere infatti anche la parte interiore di noi "meno saggia". La lotta non è essenzialmente contro il mondo, ma può essere anche contro noi stessi. E' anche per questo che ci è piaciuta molto l'idea del cartoon; sarebbe stato, infatti, estremamente difficile rendere il senso di emozioni così forti "dal vivo". Se ci pensi, anche nella vita reale, è abbastanza difficile rappresentare in modo adeguato dei sentimenti così impetuosi; farlo attraverso un cartoon ci è parsa l'idea migliore per ridimensionare la tristezza della battaglia e del dolore. Non a caso, poi, molte persone si rifugiano nella realtà dei giochi virtuali proprio per riuscire a superare quello che della realtà non piace, o magari per avere quella seconda possibilità che ti permette di usare il rewind alle situazioni. Superare un ostacolo, anche virtuale, può essere percepito comunque come una vittoria; nel video noi siamo sconfitte dal cattivo, ma è un passo avanti per noi. Abbandonando infatti quella battaglia credo siamo riuscite parallelamente a dare una dimensione di leggerezza al concetto di lotta, senza per questo però sminuirne la profondità del messaggio.
Venerdi scorso, il 1 giugno, avete presentato al Piper di Roma "Second life", il singolo di anticipazione dell'omonimo album che uscirà a fine ottobre. Come mai un ritorno pubblico, invece di uno show-case dedicato agli addetti del mestiere e ai giornalisti?
Innanzitutto perchè noi intendiamo il nostro modo di fare musica come un divertimento; in più, il nostro ritorno sulle scene musicali è stato a maggior ragione una festa per noi, dopo due anni di silenzio in cui entrambe abbiamo dovuto affrontare delle situazioni lavorative e private che ci hanno provato. Come si poteva, dunque, pensare a una festa senza la possibilità di invitare chiunque avesse voluto parteciparvi, senza alcuna differenza? Abbiamo poi scelto il Piper perchè l'idea di ritornare in un posto che sta rilanciando il suo essere ottimo luogo per concerti live come lo era in passato erano due idee che coincidevano alla perfezione.
Come mai, dopo due anni di silenzio, avete deciso di uscire con un singolo totalmente in inglese, per l' appunto, second life? Di che parla questa canzone?
Tutte le canzoni del nuovo album sono nate dalla voglia di superare un nostro momento difficile e che per fortuna è passato. Quello che ci ha insegnato questo periodo è stato l'obbligo per noi stesse di concederci di più alla vita; a volte capita infatti di perdere delle sfide solo perchè non si ha avuto abbastanza fiducia in noi stessi. Se si ha invece coraggio anche verso di noi, la vita stessa ti premia. Questo è stato l'insegnamento più importante che abbiamo tratto dagli ultimi due anni; sia io che Paola, infatti, abbiamo sofferto in situazioni diverse, sia come coppia artistica che come famiglia e come singoli, per arrivare però, parallelamente, proprio alla stessa soluzione e allo stesso insegnamento. Ad esempio, nel nuovo album ci sarà una canzone, "Cambiare pagina", anche in ingl, che riprende molto il tema di Second life. In sostanza tutto l'album ha per filo conduttore proprio l'importanza di sapere gestire bene i cambiamenti e gli scossoni, non intendoli semplicemente come una forma peggiorativa della situazione fino a quel momento vissuta.
Chiara, con la tua "Nothing at all" sei recentemente balzata al secondo posto nella classifica dei singoli italiani. Ci puoi parlare di questa esperienza da solista?
Con "Nothing at all" ho fatto un esperimento, senza ulteriori fini di carriera solista. La canzone è nata in seguito ad una mia esperienza personale, in cui ho messo una linea netta a cose che avevo vissuto sulla mia pelle. Ho provato l'esigenza di prendermi una responsabilità individuale; "Nothing at all" è stato un modo di ritrovare me stessa, al di là dell'impegno artistico con Paola (che comunque è una priorità!). Prima di ricominciare a scrivere insieme abbiamo fatto entrambe e separatamente un punto della situazione; per me stessa ho voluto ristabilire un equilibrio con i miei valori. Forse anche da lì è nata l'esperienza di "Second life", una nuova vita sia per me che per Paola, un passaggio da quelle di ieri a quelle di oggi.
A proposito di Nothing at all, questa canzone ha supportato il progetto umanitario Raising Malawi. Faranno altrettanto questo EP e l'album?
Il supporto a Raising Malawi continua, anzi, diventa sempre più importante dato che sull'album possiamo dare e fare di più che sul singolo. A legarci a questa organizzazione c'è innanzitutto affetto e rispetto per il loro lavoro, la cui serietà è stata già comprovata proprio con "Nothing at all". Comprando il singolo, quindi, automaticamente si supporta la causa di Raising Malawi; quando ad ottobre uscirà l'album, la cosa varrà nuovamente.
La vostra musica, nel corso degli anni, ha modificato la sua natura, senza però stravolgersi del tutto. Che tipo di influenze avete subito maggiormente? Come definireste la vostra musica di oggi?
Noi partiamo sempre dal pop, una grande famiglia all'interno della quale la sperimentazione è vastissima, anche perchè il pop di per sè permette di trasmettere messaggi e valori che appartengono di volta in volta al proprio tempo. Sicuramente quindi ci sentimo appartenere alla musica pop, anche perchè spesso questo genere di musica ha anticipato i costumi e i conflitti di una popolazione e del mondo e crediamo che anche noi nel nostro piccolo abbiamo spesso anticipato mode e costumi.
Siamo partite da un viaggio, il primo viaggio che abbiamo fatto insieme in Irlanda, per poi spostarci a quello negli USA; proprio dal nostro piacere di viaggiare e confrontarci con il resto del mondo, dalla nostra voglia di sperimentare crediamo sia nata la nostra musica. E proseguirà così. Cantate da sempre in spagnolo ed in inglese, oltre che in italiano. Avete in mente progetti in altre lingue?
Nell'EP che esce il 22 giugno c'è una versione anche in francese, propostaci da un ammiratore francese che ci ha tradotto la canzone, reinterpretandola. Ce l'0ha spedita e ci è piaciuta molto, per cui abbiamo deciso di inciderla!

-Pezzo uscito il 7/06/2007 su www.lineamusica.it-

06 giugno 2007

Il buffone narrato: Sermonti racconta Rigoletto

Il filo che unisce Giuseppe Verdi e Victor Hugo legherà anche gli spettatori alla platea.
Sembra essere questa la promessa che la Compagnia Opera Oggi intende mantenere con il primo dei suoi imminenti progetti all'interno di Villa Lais: il Rigoletto di Giuseppe Verdi.
Composta sulla trama di Le Roi s'amuse (Il re si diverte) di Victor Hugo, l'opera verdiana, a causa della censura austriaca che la colpì al debutto, dovette essere parzialmente modificata rispetto all'originale francese del 1832. Protagonista, dunque, del libretto ricomposto da Francesco Maria Piave è Rigoletto -il cui nome è però la fedele traduzione del francese Tribolet-, buffone alla corte del Duca di Mantova, facilmente riconoscibile, peraltro, in Vincenzo I Gonzaga e sostituto dell'originale, re Francesco I di Francia.
Attraverso i racconti di Rigoletto, dunque, si ha un'immagine di cinico libertinismo e superficialità che caratterizzano la corte mantovana, riflesso voluto della corte francese. Basti pensare del resto ad una delle arie più famose dell'opera, La donna è mobile, cantata dal Duca nel terzo atto; riflettendo sulla propria visione di vacuità ed inaffidabilità femminile, egli di fatto, però, si appresta ad incontrarsi con una donna di strada, disprezzando da un lato quella che tuttavia dall'altro è oggetto dei suoi desideri più immediati.
Vittorio Sermonti, scrittore e narratore famoso per i suoi studi su Dante e per la recente rivisitazione dell'Eneide di Virgilio, racconterà l'opera di Giuseppe Verdi alternandosi a brevi inserti musicali interpretati da Katarina Nikolich, Massimiliano Tonsini, Arianna Ballotta, Gabriele Ribis, accompagnati al pianoforte da Marco Forgione, voci della Compagnia.
Il lavoro di Sermonti su Rigoletto riprende una parte del suo libro "Sempreverdi, 14 opere in forma di racconto", in cui ha prodotto per quattordici compositori quattordici libretti elaborati e reinventati su quattordici opere del compositore di Busseto.
Prima delle quattro serate proposte dalla Compagnia Opera Oggi, il Rigoletto con Sermonti fa parte della "Rassegna delle arti", che, tra gli appuntamenti dell'Estate Romana, vedrà ospitati all'interno della villa sulla Tuscolana spettacoli di teatro, musica e danza senza il pagamento di alcun biglietto d'ingresso.
Un'iniziativa che vede Villa Lais scenario anche degli altri tre appuntamenti della Rassegna, promossa dalla Compagnia Opera Oggi in collaborazione con il IV Dipartimento “Politiche culturali” del Comune di Roma e il IX municipio; il 15 giugno sarà la volta del concerto degli Aucstimantico -gruppo romano che fonde la tradizione della musica d'autore con ritmi folk, jazz, blues e multietnici-, il 16 giugno dello spettacolo El abrazo del Tango -un viaggio dagli anni '40 del '900 fino alle contaminazioni odierne dell'electro-tango- ed infine, il 22 giugno, di una rivisitazione della Carmen di Bizet, per la regia di Franco Ripa di Meana, già proposta peraltro l'anno scorso in alcuni luoghi dell'entroterra laziale e presso il Silvano Toti Globe Theatre.



-Pezzo uscito il 05/06/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

Wind Music Award all'Auditorium

Unendo la musica e la telefonia, difficilmente si dà origine ad un prodotto invendibile; del resto, binomi del genere in passato sono già stati sperimentati con successo. La notizia non è l'arrivo, però, di una nuova hit per l'estate, nè l'ultimo modello di cellulare in grado di far materializzare il cantante preferito mentre squilla il telefono, bensì un premio alla musica italiana, che, anche se rappresenta l'ultimo di una lunga lista di riconoscimenti, non è per questo meno importante degli altri.
Dal gemellaggio, infatti, tra Wind Telecomunicazioni S.P.A. e i prestigiosi British Music Awards questa sera verrà inaugurata la prima edizione dei Wind Music Awards, che avrà luogo all'Auditorium Parco della Musica con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Provincia di Roma.
A ritirare i premi, attribuiti in base alle vendite, gli artisti italiani che sono riusciti nel periodo gennaio 2006 - maggio 2007 a raggiungere la soglia delle 150mila copie di dischi e 30mila copie di dvd venduti. Un riconoscimento alla musica italiana ed alla discografia, dunque, che stasera si sposerà ai festeggiamenti per la musica in quanto tale; saliranno pertanto sul palco dell'Auditorium oltre ai premiati, anche ospiti famosi appartenenti non solo al mondo della musica, ma anche a quello della cultura e dello spettacolo.
Con la regia di Roberto Cenci, questa edizione dei Wind Music Awards vede come padrona di casa Cristina Chiabotto, affiancata sul palco, come ospiti d'eccezione, da Ambra Angiolini e Giancarlo Giannini; la trasmissione che si registra in serata, verrà quindi messa in onda in prime time giovedì della prossima settimana, il 14 giugno, su Italia 1.
L'idea di questo premio è nata da Giorgio Verdelli, autore e producer di molte trasmissioni dedicate alla musica -da ricordare quella in onore dei Beatles nel 1996 e di Francesco Guccini nel 1997- e Domenico Liggeri, autore e regista televisivo (Markette di Chiambretti) e di videoclip musicali -tra cui quelli di Alex Britti e degli Stadio tra gli altri-. L'organizzazione e la produzione curata da Friends and Partners, inoltre, ha trovato nella Wind Telecomunicazioni un promotore convinto che la musica italiana debba meritare un'attenzione elevata per la qualità dei testi e della melodia, da sempre elementi di riconoscimento e di prestigio della nostra indole mediterranea.
A pochi giorni, peraltro, dall'inaugurazione della Settimana della Musica che avrà luogo a Milano dall'8 al 15 giugno, questa manifestazione vuole fare da apripista d'onore alle celebrazioni musicali estive, che, dalla recente commemorazione del quarantennale dell'uscita di Sergent Pepper's dei Beatles, passando per le manifestazioni dell'Estate Romana fino a giungere ai numerosi concerti di riguardo che si terranno, vedono la Capitale molto attiva nella promozione di se stessa come valida alternativa allo strapotere discografico del Nord.



-Pezzo uscito il 05/06/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

05 giugno 2007

Gerico Blues al Teatro dell'Orologio di Roma

Un caso di omicidio, dei sospettati ed un investigatore; ecco che il plot del giallo perfetto è realizzato.
Ma se l'investigatore è un uomo disinteressato a risolvere il caso ed affranto dalla vita, come arrivare a scoprire l'assassino? Per fortuna, ad aiutare "involontariamente" la giustizia, ci pensano gli stessi sospettati: gli amici-nemici perfetti, in un gioco al massacro ricco di cinismo e rancori sopiti, si rivolgono infatti spontaneamente a questo ispettore che dal Gadget dei cartoni animati sembra aver ereditato la strampalaggine.
Questa la trama di "Gerico Blues", spettacolo di Gabriele Galanti con la regia di Silvio Romano, in scena per la prima volta, da oggi fino al 10 giugno, nella Sala Orfeo del Teatro dell'Orologio.
L'atmosfera noir dello spettacolo è dovuta non solo al gioco di luci ed ombre della scenografia e della musica, ma anche a quello dell'animo dei personaggi; Gerico, Matilde, Walter, Benedetta e Virgo sono, infatti, "amici da una vita", eppure esasperatamente cinici ed egoisti, al punto tale da interrogarsi a vicenda ed accusarsi senza scrupoli, nonostante la loro via di salvezza possa essere proprio la noncuranza con cui il commissario affronta il caso.
Fanno da filo conduttore alla vicenda i monologhi di uno degli "amici", Gerico, appositamente non rispettosi di una cronologia di narrazione, ricca invece di flashback ed immagini in apparenza disarticolate.
La trama del giallo poliziesco è solo il pretesto idoneo ad analizzare la reale considerazione che a volte le persone hanno dell'amore e dell'amicizia, nonostante questi due sentimenti vengano generalmente riconosciuti come tra i più importanti legami tra le persone.
E' un'ascesa verso il vuoto, lungo la quale l'arrivismo, l'egoismo e una sottile vena di perfidia coinvolgono indistintamente tutti i personaggi, a sottolineare la complessità degli intrecci umani, al di là delle definizioni dei rapporti stessi ed al di là della loro presunta e conclamata profondità.
In questo lavoro, Gabriele Galanti vuole mettere in crisi lo spettatore, presentandogli ironicamente -ed al tempo stesso in maniera tragicamente vera-, la possibilità che, davanti alle difficoltà e ai problemi, tutti o quasi possono diventare l'uomo di hobbesiana memoria, il cui naturale senso di sopravvivenza travalica qualsiasi limite e si abbandona all'ipocrisia e all'assenza di valori morali.
Il gioco del teatro di rappresentare una finzione facendola percepire come reale è in "Gerico blues" capovolto, sebbene non manchi la sottile speranza che la crisi dei rapporti umani possa essere solo una finzione teatrale e non uno spaccato di quotidiana aridità.


-Pezzo uscito il 05/06/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

04 giugno 2007

Una serata a suon di salsa


La salsoteca -il luogo in cui si balla la salsa- non è un locale ben definito, in cui si ascoltano solo i ritmi caraibici e latinoamericani generalmente chiamati così, ma spesso è una discoteca che apre le porte a questo genere musicale alcuni giorni a settimana, piuttosto che un luogo che offre ai suoi avventori anche della ristorazione targata "Latino-America".
La diffusione di questo ballo ha pertanto convinto i gestori dei locali che poteva essere più redditizio organizzare anche serate appositamente dedicate alla salsa e agli altri balli latinoamericani.
Ne è un esempio il Big Bang, in Via Aurelia 1051: pub, ristorante e locale insieme, che di venerdì riempe una delle sue quattro sale degli amanti dei balli latinoamericani, i quali possono anche cenare nel ristorante messicano prima di proseguire la serata a smaltire tacos e fajitas.
Famosa per essere la discoteca più grande d'Italia, il Palacavicchi (Via R. B. Bandinelli 130), invece, mette a disposizione dei salseri romani due delle sue sette sale; mentre il venerdi ed il sabato l'ingresso alla serata è di 10 euro, la domenica costa 6 euro e gli altri giorni è invece gratuito.
Qui Francesco Bartozzi e Paola Emanuele insegnano tre volte a settimana -sempre di sera- la salsa portoricana, mentre Toccy e Carmencita quella cubana, in due sale diverse.
Principalmente frequentato da ballerini stranieri, è invece il Marron Glacè, in Via Sassonegro 79; da più di dieci anni, la salsa, la bachata ed il merengue sono i balli che dal venerdì alla domenica riempiono questo posto dall'arredamento colorato. Qui, come in quasi tutte le salsoteche che offrono anche la didattica, si possono frequentare i corsi di ballo un paio di volte a settimana.
Infine, il Magic Fly, la discoteca che per prima nel 1983 ha portato i ritmi salseri a Roma, aiutandone la diffusione nella Capitale (Via Basanello 13/B, zona Grottarossa).
Il mercoledi sera in due sale si insegna salsa cubana, mentre il venerdi -sempre di sera-, si insegnano quella portoricana ed il new york style, ossia la "mambosalsa" dei portoricani di New York, il cui fondatore e leader è Eddie Torres.
Il basso costo (tra i 7 ed i 10 euro) se non l'entrata libera, uniti a un bicchiere di rum e a buona musica, fanno il resto.


-Pezzo uscito il 04/06/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

02 giugno 2007

The Beatles - A Day in the Life