18 marzo 2007: l"incipit


"Vieni a fare un giro dentro di me
o questo fuoco
si consumerà da sè.
E se una vita finisce qua
quest'altra vita
presto comincerà"

Con parole di altri (gli Afterhours), apro questo blog, con il fuoco che spero non si spenga mai.
Ho scritto molte parole, forse inutili o banali, o forse interessanti, irriverenti e divertenti.Le ho pubblicate altrove, ma a volte capita che dopo una giornata al mare si torni a casa solo con la sabbia nelle scarpe.
Ecco spiegato, quindi, il perchè di post retrodatati.
E' iniziata anche questa avventura..davanti, l'orizzonte. Sconosciuto. E per questo, assolutamente elettrizzante!
Buona lettura a tutti!



29 gennaio 2007

L'outing zoologico può mettere in crisi la coppia?

Ricky Martin con il personal trainer in vacanza a Natale sulle spiagge tropicali hanno trasmesso il dubbio del suo passaggio dal macho al macho man; saltano i canoni di virilità latina, ma per fortuna non si danno ancora giudizi perentori sull'intera categoria maschile.
Robbie Williams che, dopo l'ultimo video in cui è una drag queen, promette pubblicamente di regalare uno streap all'amico Elton John per i suoi sessant'anni viene visto come generoso ed irriverente gesto d'amicizia da parte del "ragazzaccio" della musica inglese.
Il Tony Manero più sexy degli anni '80 e '90 (John Travolta) che dopo esser stato fotografato mentre baciava sulle labbra un amico sta ora concludendo le riprese del film Hairspray -tratto dall'omonimo musical- nei panni della casalinga sovrappeso Edna Turnblad viene percepito come poliedricità naturale di un attore.
Tutto accettabile, dunque, più o meno, fin qui.
Fosse solo per l'impossibilità di avere una relazione con questi inarrivabili, noi donne riusciamo ad accettare anche Brad Pitt padre e marito affettuoso di una superfiga come Angelina Jolie, mettendo per una volta da parte le invidie tipiche di noi femminucce.
Tuttavia, le nostre fantasie mitiche hanno recentemente subito uno shock: ciò che è accaduto al Festival di Sundance in questi giorni è, infatti, davvero di difficile digestione.
Nato per promuovere il cinema indipendente, questo Festival dello Utah, Stati Uniti, ha, nel corso degli anni, subito un'evoluzione verso il trasgressivo e l'anticonformista. Ma oggi come oggi non ci si stupisce più di nulla o quasi. Ne deriva che il problema non è nel Festival di per sè, anche perchè, a partire dalla Festa della Donna, passando per l'italiano ed omologo BizzarroFilmFestival per finire al Festival Internazionale dell'Eros di Milano piuttosto che a quello dell'erotismo di Bruxelles, le donne, attraverso la loro numerosa presenza in manifestazioni del genere, sembrano aver fatto cadere tutti i tabù da casalinga disperata e frustrata.
Tuttavia, lui, Robert Redford, ideatore della manifestazione, ha deciso di sfidare tutti i traumatizzati dei famosi e passati rapporti amorosi di Cicciolina (meglio nota, forse, come l'Onorevole -nel senso di parlamentare- Ylona Staller..) con alcuni animali attraverso un film documentario definito dal Los Angeles Times "elegiaco e stranamente bello": Zoo, di Robinson Devor.
Ossia il racconto serafico di tre uomini del loro amore sessuale con un cavallo, racconto che prende spunto da un fatto di cronaca avvenuto nel 2005 a Seattle, che ha visto un uomo morire in seguito ad un rapporto con uno stallone arabo.
Non essendo illegale -dato che nello Stato di Washington non viene punita la "bestiality"-, il buon Robinson ha pensato fosse giusto squarciare il velo dell'ignoranza su "fatti ordinari" come questo, non sottraendosi lui, in quanto "curioso delle cose umane", all'estraneità da fatti del genere.
Sostanzialmente un outing zoologico, che potrebbe coinvolgere anche il sex symbol di "Tutti gli uomini del presidente" e de "Il grande Gatsby"...specie se si ripensa che Redford, nel "Cavaliere elettrico" scompariva dietro la collina in sella ad un puledro.. A questo punto, è lecito il dubbio che in realtà non stesse fuggendo, ma avesse appena comunicato a Jane Fonda i suoi bizzarri pruriti sessuali..
Prendere in considerazione, così, la possibilità che agli uomini di oggi possa punger vaghezza di avere rapporti sessuali con degli animali preferendoli alle donne, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso delle debolezze femminili nel campo dell'eros.
Queste, aumentate tra l'altro anche dal prezzo esorbitante della chirurgia estetica (il che automaticamente rende borderliner tutte coloro che non possono rimediare alla prima di reggiseno), passano dal chiamare affettuosamente l'oggetto del desiderio John Thomas (vedi Lady Chatterley), piuttosto che col diminutivo -ino, per poi però costringere quelle insoddisfarre e vogliose a comprarsi vibratori d'argento od altri simil sex toy, come quelli in vendita da Kiki de Montparnasse a New York.
Il tutto nel rispetto della lamentela del "maschio", chiamato tale ormai solo per convenzione.
Ecco, quindi, che scoprire che non è più solo prerogativa femminile l'assurdità del sesso con gli animali mette in crisi.
Eh già, perchè che le donne non si accontentino mai è quasi un cliché accettato.
Ma gli uomini no, sono da sempre I Maniaci del Sesso, pronti a dilapidare il proprio patrimonio tra cene e regali pur di portarsi a letto l'avvenente femmina oggetto delle loro mire. O al massimo, in tempi così aperti mentalmente, disposti ad estenuanti depilazioni pur di cogliere l'attenzione dell'aitante istruttore di aerobica.
Senza contare che, tra gli appellattivi più coloriti con cui i maschi nostrani definiscono a volte quelle che considerano le meretrici di turno, c'è anche quello di "cagna"..
Che noi donne d'ora in poi dovremmo esser felici se ci sentissimo chiamate così invece di "amore", in virtù proprio dei nuovi gusti sessuali dell'uomo del Terzo Millennio?
Del resto, anche la natura ci insegna che gli animali sessualmente frustrati sono i più aggressivi..quindi che fare?
Regalare un cucciolo di bassotto a Natale al proprio compagno augurandosi che resti talmente piccolo da non minacciare il proprio menage familiare?
Boicottare tutte le scampagnate fuori porta per evitare di tornare da sole in città dato che il marito ci ha lasciate in mezzo ai campi con la sua nuova fiamma?
O fare come Jocelyne Wildenstein, ex moglie di un chirurgo estetico, conosciuta ovunque come la Donna Gatto per il viso completamente trasformato in quello di un felino grazie alla bacchetta del bisturi?
Speriamo che per una volta, almeno, la realtà non superi l'immaginazione.
O la LAV dovrà ampliare il raggio d'azione del proprio lavoro...


-Pezzo uscito il 25/01/07 su www.imgpress.it-

27 gennaio 2007

Alfredo Lo Bianco, minchia l'unico masculu nella casa del Grande Fratello

Ventisette anni, due tatuaggi, un diploma di terza media, nella scheda diffusa dalla produzione del reality show si legge che "conosce poco l'italiano, bene il siciliano".
Vorremmo a questo punto spezzare una lancia a favore di questo maschietto, ingiustamente sminuito dalla produzione del Grande Fratello di quest'anno, forse perchè essere ignoranti anche della propria lingua madre in TV più che un punto a sfavore è da molti ritenuta la carta vincente.
Tuttavia, nel caso specifico non è di una bella bambola tutte forme che si parla, bensì di un masculu (maschio), presentato e dichiaratosi come il Dongiovanni più rappresentativo del caldo temperamento siculo: Alfredo Lo Bianco.
Nel corso della seconda puntata del Grande Fratello, infatti, attraverso i filmati mandati in onda durante la diretta, è uscito fuori un ragazzo dall'animo sensibile, che, certo, non disdegna le donne, ma dal vocabolario non proprio così limitato e rozzo. Molti, tuttavia, lo hanno immediatamente accusato per le scurrilità pronunciate non appena entrato nella casa; ma il problema è che sono gli spettatori ad essere ignoranti.
Sebbene infatti non abbia fatto altro che esclamare -giustamente stupefatto dallo sfarzo della casa- "minchia", è evidente come proprio i suoi accusatori non siano affatto informati riguardo alla storia di questo termine, che, innanzitutto, deriva dal latino volgare «mencla», formula collaterale di «mentula», diminutivo di «menta», -ossia membro virile-.
Dato che l'italiano deriva dal latino, sinceramente non capisco perchè declassare questo termine a parolaccia, quando fa parte del vocabolario della nostra cultura da sempre.
Molti, inoltre, gli usi fatti in passato di questo vocabolo; nel Sanremo 1994, ad esempio, Giorgio Faletti in versione cantante esordiente ha presentato al pubblico della manifestazione musicale un testo duro, di denuncia contro i reati mafiosi, dedicato alle vittime della strage di Capaci e di Via D'Amelio, che aveva il termine in questione come incipit del titolo e leit motiv del ritornello.
Inoltre, la nostra letteratura moderna ha visto l'uscita di libri aventi questo vocabolo per titolo; senza contare, infine, che in dialetto napoletano, con «minchia» si vuole indicare una specie di pesciolino marino, volgarmente chiamato anche Cazzo di Re, sebbene in italiano sia meglio conosciuto come donzella, della famiglia labridi -come del resto riportato anche dalla prestigiosa Enciclopedia Treccani-.
Dargli, dunque, dell'ignorante in grado solo di parlare il siciliano, ci sembra davvero offensivo; inoltre, nel corso della seconda puntata del Grande Fratello condotta da Alessia Marcuzzi, è venuta fuori anche la sua anima di profondo e reale conoscitore del nostro vocabolario.
In un filmato relativo ai commenti degli inquilini su Gabriella, d'ufficio sottoposta al televoto, infatti, ha spiegato ai poco eruditi telespettatori il reale significato del termine "bigotta": ossia "persona che scappa sempre da qualsiasi attività motoria".
Divenendo dunque d'ufficio il rappresentante più idoneo per le selezioni della prossima edizione de "La pupa e il secchione".Difficile, ci sembra, fare meglio.


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25 gennaio 2007

Michelle e Giulia a caccia dei maschietti cattivi

Dal fondo della prima pagina del Corriere della Sera, una speranza per le vittime del maschilismo; una Michelle Hunziker versione agnello sacrificale è giunta dal passato per dar voce a tutte le donne che come lei sono state vittime di soprusi di questo genere, violenze fisiche e psicologiche, in casa come in ufficio.
Che si riferisca alla sua discesa dalle montagne svizzere per realizzare ciò che invece Clizia Gurrado nel film "Sposerò Simon Le Bon" inutilmente agognava (per due ore inseguiva il suo mito musicale ovunque, riuscendo tuttavia solo ad ottenerne una radiografia del piede)?
Qualsiasi trauma questa biondona dalla posa conduttoriale plastica abbia dovuto malauguratamente digerire, però, l'ha fatta crescere, spingendola, appena compiuti trent'anni, a dare voce a tutte le persone che hanno bisogno di aiuto.
Non appena assolti i suoi impegni (casualmente l'imminente debutto in un musical a teatro e la co-conduzione del Festival di Sanremo) si dedicherà, quindi, alla Fondazione "Doppia difesa", creata assieme ad un'altra vittima del maschilismo democristiano di cui è figlia l'Italia di oggi: l'avvocato Giulia Bongiorno.
Una fondazione a-politica (sebbene la bionda sia uno dei volti storici di Mediaset e la bruna semplicemente un deputato di AN, membro dell'Opus Dei, oltre che difensore di Giulio Andreotti ed altri illustri personaggi quali Vittorio Emanuele di Savoia).
Vecchia squadra non si cambia: questo sicuramente l'insegnamento di cui deve aver fatto tesoro Michelle durante la sua conduzione di Striscia la Notizia; ecco dunque che è stato riproposto anche in questa sede il tormentone estetico della velina-valletta sanremese attraverso l'affiancamento di fili d'oro ed hennè.
Attraverso, dunque, la cura legale dell'avvocato e l'immagine della showgirl, dalla metà di marzo la Fondazione sarà presentata ufficialmente al pubblico, con annessa attivazione di un sito internet. Troveremo qui in anteprima il calendario 2008 della fata turchina, o piuttosto immagini d'amor cortese e baciamano?
Nulla di tutto ciò, stando a quanto dichiarato dalle due testimonial, intenzionate a "rompere il silenzio" e "creare fragore" attorno alle discriminazioni sessuali. A collaborare al progetto sono stati chiamati magistrati, psicologi ed altri esperti, proprio per dare completa ed efficace assistenza ai maltrattati, uomini compresi, sebbene ammessa solo in casi eccezionali.
Le due signorine di cui sopra, del resto, non hanno nulla da invidiare ai presunti attributi degli uomini, essendo l'una riuscita ad emergere nella nostra televisione come conduttrice comica piuttosto che come bambolona laccata e l'altra ad essere una donna di potere senza approfittare della sua avvenenza per incastrare qualche miliardario ed importante marito.
Stando così le cose, dunque, poveri maschietti, le cui condanne di "Doppia difesa" potrebbero variare tra una camminata sulla schiena in tacco a spillo (e rigorosamente di 12 cm), -per render meglio l'idea del calpestìò dell'altrui dignità-, l'avere una relazione di più di due giorni con Carmen Di Pietro -per insegnar loro l'arte della pazienza, del silenzio e della meditazione prima di parlare con una donna-, piuttosto che quotidiani esercizi di stasi sotto le scrivanie, per un tempo di circa 20 minuti in cicli di un mese - per spiegar loro perchè poi, di conseguenza, si soffre spesso di fastidiosi malori alla colonna vertebrale, di cui, puntualmente ed ovviamente, poi ci si lamenta-.
Il tutto accompagnato dalla ripetizione, ventiquattr'ore al giorno, di una puntata di "Uomini e donne" con una De Filippi stranamente logorroica.
Ricordare, infatti, a un uomo che, se una donna si incazza, in realtà ringhia, potrebbe far concorrere sia Michelle che Giulia per il Nobel per la Pace.
O per quello della trovata pubblicitaria per organizzazioni ben supportate come questa?
Del resto, in Italia, le amicizie son quelle che contano.
E le donne, si sa, è meglio averle come amiche.


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21 gennaio 2007

Effetti collaterali di una serata tivvù in compagnia di Massimo Ranieri

Qualche sera fa ho realizzato, finalmente, la piccolezza della mia vita ed i valori importanti che dovrebbero esserne la guida.
Mi sono emozionata così profondamente che all'improvviso ho provato una morsa allo stomaco, poi una vampata grandissima, le mani sudate e, quindi, le lacrime che, senza sosta, hanno percorso il mio viso come se fosse stato aperto un rubinetto da tempo ormai chiuso.
Tutte le mie debolezze femminili sono cadute, lasciandomi inerme davanti al televisore, come denudata, consapevole di provare in quel momento una gioia ed una commozione che credevo non sarei mai stata in grado di percepire in modo così forte per un avvenimento esterno alla mia vita.
Eppure è successo.
Il groviglio nello stomaco pian piano ha preso piede, necessitando, alla fine di esplodere in pura commozione, insieme a lui, Massimo Ranieri.
L'idolo delle mamme -anche se ultimamente più liftato di Cher-, è tornato infatti di nuovo in televisione con un programma che riconosce alle donne l'importanza del loro ruolo di compagne, amanti, amiche, donne d'intelletto e muse ispiratrici.
Facendo zapping in una noiosa serata costretta a stare a casa per via dell'inflluenza, all'improvviso mi è arrivata quell'illuminazione, apparentemente non dettata da quanto la mia vista stava trasmettendo al cervello: una panchina bianca, alle spalle una luminosa scenografia, e silenzio in studio facevano da contorno ad un uomo, Massimo, seduto accanto ad una donna a lui avvinghiata.
Prima di chiamarla a sè sulla panchina, Massimo aveva però anticipato al pubblico di come, pur dedicandosi a cose che ama profondamente come la recitazione ed il canto, non esser riuscito in questi anni a portare avanti un altro amore della sua vita: quello per una figlia, Cristiana, nata quando lui aveva solo 19 anni.
Da lì l'apoteosi.
Cresciuta con il sabato sera della Carrà, convinta che l'Argentina sia un luogo lontanissimo ed irrangiungibile, dove la modernità delle comunicazioni e dei trasporti ancora non è arrivata, ho sentito subito una prima stretta allo stomaco.
Poi Massimo ha chiamato a sè quella ragazza, accomodandosi su quella panchina, bianca come la sua pura anima da "giovane cantante di successo che allora, in quel momento della sua vita, era stato trascinato via da questa storia" per il solo bene della sua carriera agli esordi.
Cristiana si è quindi precipitata dalla platea alla panchina, imbarazzata ma felice di riabbracciare finalmente quel padre latitante da ben 35 anni, in grado tuttavia non solo di riconoscere i propri errori, ma anche di farlo davanti a milioni di persone (anche se i dati del giorno seguente hanno confermato uno share solo del 18.49%); Massimo aveva voglia di parlare, di togliersi dal cuore quel peso che lo opprimeva da anni e che gli ha permesso nel frattempo solo di "seguire da lontano" questa bambina nel suo diventare donna.
Le sue parole mi hanno fatto trasecolare: "Anche se sono tanti anni che non ci vediamo, mi è sembrato giusto farlo qui. Perchè ritengo questo posto la mia casa" (ed infatti, la scorsa settimana, su quella stessa panchina, aveva presentato al pubblico la mamma, per cui se, da buon meridionale, ha una famiglia numerosa, teoricamente dovremmo stare a posto per i prossimi sei mesi con la generosa presentazione della sua famiglia).
Non contento di aver già shoccato profondamente il mio sistema neuropsichico, ha continuato ad abbracciare quella figlia molto simile a lui fisicamente e ha deciso, quindi -dopo averle promesso davanti a tutto il pubblico chiamato come testimone di essere in futuro un buon padre-, di dedicarle, per suggellare ulteriormente la sua promessa, "La cura" di Franco Battiato.
A quel punto la consapevolezza di essere prematuramente entrata in menopausa ha preso piede in me; il desiderio di avere anche io un padre che coraggiosamente mi riconosce dopo 35 anni all'interno di una trasmissione televisiva mi ha provocato il fastidio di avere una famiglia così banale da avermi fatto nascere all'interno di un matrimonio con entrambi i genitori non latitanti.
Mi sono sentita in quel momento un Calimero della situazione. Avrei voluto in quel momento avere due mamme ed essere nata in provetta.
Un padre che mi dedica La cura di Battiato, infatti, è qualcosa che non mi capiterà mai nella vita, ascoltando il mio solo Astor Piazzolla ed avendo già resa pubblica la sua paternità a suo tempo all'anagrafe e pubblicamente alla festa dei miei diciotto anni eseguendo con me il valzer di rito davanti agli invitati.
A me, quindi, non sarà mai data la possibilità di partecipare ad un reality che si spaccia per trasmissione-contenitore del venerdi sera su una rete nazionale.
La mia sarà sempre un'esistenza banale, non scriverò mai libri in cui poter raccontare le mie peripezie sessuali da adolescente precoce -con cui oltretutto fare un sacco di soldi e grazie al quale ricevere il plauso dei miei familiari per aver permesso loro di comprare una bella macchina con la sola mia generosità nel dare a tutti (o quasi) qualcosa che appartiene poi a tutte le donne-.
Non ho inoltre parenti argentini da rivedere dopo anni; nè un fidanzato rinchiuso nella casa del Grande Fratello che mi renda cornuta davanti ad un sacco di persone. Per finire, poi, l'unico trono su cui ho avuto l'onore di sedere nella mia vita è quello di un Babbo Natale dei grande magazzini quando avevo 5 anni, ma solo perchè gli ho fregato il posto.
Vedere Massimo così, inerme, con le lacrime che segnavano il suo volto scavato è stato davvero emozionante...adesso mi aspetto che prossimamente la Hunzicker faccia pace sul palco dell'Ariston con la sua Maga Magò, rimpiangendo pubblicamente di averle sottratto il compagno mentre stava con suo figlio.
A quel punto sì che il mio mondo sarebbe davvero così banale ed opprimente da spingermi a svelare finalmente di essere io il gelato al cioccolato di Pupo.
Ma questa è un'altra storia.
Solo quando daranno anche a lui una trasmissione televisiva in prima serata verrà fuori.
Per ora mi limito all'assunzione di estrogeni. O quando arriverà il mio momento sarà noto a tutti l'effetto che Massimo ha causato in me.



-Pezzo uscito il 23/01/07 su www.imgpress.it-

20 gennaio 2007

Grande Fratello cult: Diana, dea della caccia e simbolo della luce lunare

Diana. Dea della caccia e simbolo della luce lunare.
Un nome importante e mitico, se non fosse che ad oggi, oltre alla "vittima delle congiure di Buckingham Palace", di figure femminili degne di questo nome sembra non ce ne siano.
La smentita, circa tre giorni fa: all'evento mediatico mondiale, aspettato anche dai più intellettualoidi, fa la sua apparizione lei, stanga bruna dall'occhio ceruleo e dalle origine russe, Diana Kleimenova.
La Diana cacciatrice sembra essersi rincarnata in questa ragazza così matura da ammettere d'aver capito che "non è una sconfitta fare un lavoro normale" ed aver deciso, quindi, di fare la segretaria presso uno studio legale.
Finalmente una moderna dea nella banalità del quotidiano.
Finalmente una che ammette che tra le sue passioni, oltre lo shopping, ci sono anche i ragazzi. Rigorosamente immaturi -altrimenti ritenuti da lei poco interessanti- e giustificazione perfetta per la sua nota tendenza al tradimento.
Finalmente una che sa ciò che vuole e che non fa fatica ad ammetterlo.
Adocchiato immediatamente il passatempo per i suoi giorni di forzata clausura, Diana palesa subito le proprie qualità di cacciatrice. Dichiara infatti pubblicamente di voler andare a letto con lui, Alessandro, altro simbolo dell'eroe moderno, il pompiere.
In effetti belloccio, questo ragazzo romano fa palesemente fatica a resistere alle potenti arti magiche della seduttrice circense. Diana, infatti, figlia del direttore di un circo russo e di una ballerina contorsionista, ha probabilmente acquisito col crescere esattamente quelle capacità acrobatiche che possono interessare ad un uomo...ed Alessandro, sicuramente, non farà eccezione. Ma come biasimarlo? Ha del resto subito dichiarato di essere un "rosicone" (termine romano per definire colui che si mangia i gomiti in una situazione che non volge secondo i propri desideri) laddove una donna giocasse troppo con lui (e, sostanzialmente, dunque, non gliela desse).
Diana, quindi, dopo aver deciso di dormire insieme ad Alessandro, essersi gettata tra le sue braccia dopo ben due minuti di conoscenza, averlo provocato in tutti i modi attraverso completini stretti e velati, siamo passati ai baci. Ma rigorosamente sulla guancia. In televisione, del resto, non sta bene.
Dopo aver visto capanni costruiti con un lenzuolo a metà tra il tavolo ed il divano, letti in cui i piumoni accatastati avrebbero dovuto nascondere i corpi di chi, grazie al microfono, si sapeva stesse lì sotto, piscine contaminate da liquidi diversi dal cloro, è giunta infatti l'ora di un pò di ritegno.
Adesso ci saranno saune, piscine, salotti e cucine vissuti allegramente insieme a tutti gli altri, fulcri di orge pubbliche forse velatamente nascoste.
Del resto, i letti sono già tutti matrimoniali, voluti dal deus ex machina GF per evitare di far perdere tempo in costruzioni improvvisate ai mammiferi in calore.
Anche se di tempo da perdere, loro ne avranno potenzialmente molto. Altro che iperattivismo e lavoro, viva la sedentarietà e il godimento dei piaceri della vita.
Per fortuna, a distrarre gli spettatori dall'intimità dei due prematuri piccioncini, ci sarà lei, Melita, trevigiana dal nome di un prodotto biologico interamente modificato. Colei che si promuove come "diversa" da tutte le altre e che a vent'anni vive da sola a Milano, dove dice di trascorre le sue serate a fare ciò che i suoi genitori non sanno: andare a ballare in discoteca per provocare gli uomini.
Altro caso esemplare di come il binomio donna bella e dai facili costumi valga il più delle volte per colpire l'attenzione altrui. La prossima stagione televisiva sarà sicuramente ricca di nuovi "talenti"..



-Pezzo uscito il 22/01/07 su www.imgpress.it-

19 gennaio 2007

Hrant Dink. Il coraggio di voler essere una voce nel silenzio.

Nell'agosto del '63 un uomo, in marcia insieme ad una folla incredibile di persone, davanti al Lincoln Memorial di Washington annuncia in un discorso il suo "dream": l'uguaglianza nei diritti e nelle prerogative, di tutti gli esseri umani, neri o bianchi che fossero.
E' Martin Luther King, assassinato 5 anni dopo sul balcone di un hotel nel Tennessee prima della marcia del 4 aprile 1968, mentre ad Indianapolis, un commosso candidato alla presidenza degli Stati Uniti, ribadisce coraggiosamente la necessarietà di una riconciliazione tra le razze.
Esattamente due mesi dopo, quello stesso uomo, Robert Kennedy, viene assassinato all'Ambassador Hotel di Los Angeles, dopo l'incontro con una folla di sostenitori.
Ottobre 2006. Un edificio anonimo alla periferia di Mosca.; dei colpi al cuore e poi alla testa, fuori dalla porta di casa. Muore così Anna Politkovskaja, giornalista della Novaja Gazeta, colpevole di star facendo un'inchiesta sulle torture in Cecenia e di accusare, in quel contesto, Kadyrov, uomo di Putin.
Sempre anno 2006: Messico. Nove giornalisti vengono uccisi, colpevoli di aver investigato su alcuni narcotrafficanti e sulle coperture "potenti" di alcune organizzazioni criminose. Nelle Filippine, invece, Fernando Batul, altro giornalista, viene ucciso per aver criticato la brutalità di un poliziotto.
Oggi, 19 gennaio 2007, un uomo ha pagato con la vita per aver definito genocidio il massacro degli armeni avvenuto 90 anni fa in Turchia.
Qui, tutto ha inizio nel 1908, quando conquista il potere il movimento dei Giovani Turchi, in grado non solo di far riconoscere al sultano Abdulhamid la costituzione del 1876, ma anche di farvi aggiungere importanti libertà, quali quella di stampa.
Tuttavia, a causa di avvenimenti contingenti (l'indipendenza della Bulgaria, la rivolta di Creta, l'annessione di Bosnia ed Erzegovina all'Impero Austroungarico, la guerra italo-turca e le guerre balcaniche del 1912-1913), si rese necessario, per il mantenimento del potere, dare al paese una svolta fortemente nazionalistica.
Nell'aprile del 1915, di conseguenza, circa 200 leader della comunità armena di Istambul furono arrestati, insieme ad esponenti religiosi ed intellettuali. Chi sopravvisse fu incarcerato nelle prigioni dell'Anatolia centrale.
Da quel momento e fino al 1917, gran parte dei due milioni di armeni che vivevano nell'attuale Turchia furono deportati in massa, dando luogo ad un'odissea che è passata alla storia come "il genocidio del 1915".
Oggi, Hrant Dink, scrittore e giornalista, fondatore e direttore di una rivista, Argos, voce della comunità armena in Turchia è stato assassinato con quattro colpi di pistola, proprio davanti al suo giornale. Aveva 53 anni e già due anni fa era stato condannato da un tribunale turco per "insulto all'identità nazionale turca", avendo parlato dei fatti del '15 nei termini di genocidio, contestando, quindi, pubblicamente la tesi ufficiale sulla questione armena.

Sono partita da 40 anni fa. Nulla è cambiato. Che schifo, sinceramente.

Chiunque ha il diritto alla libertà di opinione ed espressione; questo diritto include libertà a sostenere personali opinioni senza interferenze ed a cercare, ricevere, ed insegnare informazioni e idee attravverso qualsiasi medio informativo indipendentemente dal fatto che esso attravversi le frontiere. (Dichiarazione universale dei diritti umani)

15 gennaio 2007

Virtual insanity o sick girl?

Che viviamo in un mondo dove quasi tutto è virtale è ormai cosa quasi scontata.
La tecnologia ha infatti creato elettrodomestici di casa che si accendono col telecomando dell'auto premendo un pulsante dall'ufficio e la realtà parallela di internet, dove impazzano giochi di ruolo, viaggi comodamente seduti in poltrona e chat di vario genere in cui ognuno può essere ciò e chi desidera.
Si può essere infatti Shrek, Bai Meigui, Gringhia, Mother Trucker, piuttosto che Itaca, Cretinottera, Hantaniblinda o Roar. L'importante è bluffare.
Darsi nomignoli di qualsiasi specie pur di uscire dalla piattezza della quotidianità o pur di far sfogare la seconda personalità -a volte oltretutto mal celata-; in ogni caso, il diktat è essere assolutamente originale e "significativo".
Anche se questo può avere come effetto collaterale il bisogno di mandare colui che legge i vari nick direttamente in analisi..e rigorosamente da uno bravo (sono giorni, infatti che rifletto su un nick di cui non riesco ad interpretare il significato: "□ □ "..Cosa diavolo può mai voler dire un nome così? Cos'è? L'occhio strabuzzato di un ipotetico osservatore? Il quantitivo di neuroni presenti nel proprio cervello? Due puntini di sospensione ingranditi per chi ha problemi di astigmatismo?)
Quasi tutto, ormai, è stato sostituito dal pc e dalla tecnologia, salvo (per fortuna anche se bisogna aggiungere "almeno per ora") alcune funzioni fisiologiche essenziali, quali mangiare o dormire.
Nemmeno il buon sano Sesso, infatti, si è salvato.
Dai video per "appassionati" che dall'edicola sono passati direttamente in rete, si è arrivati ora alla possibilità per chiunque di mostrare le proprie abilità o fantasie, per semplice gioco, piuttosto che per sfogare il proprio esibizionismo, aumentare la propria popolarità o fare soldi magari attraverso la sua vendita.
L'esempio, del resto, lo hanno dato anche star d'oltreoceano; basti pensare ai video hard tra Britney Spears e l'ex marito Kevin durante il loro viaggio di nozze piuttosto che a quello di Paris Hilton con l'ex fidanzato, ultimamente anche messo in vendita negli USA, sebbene nei negozi per soli adulti.
Stando così le cose, dunque, perchè non pubblicizzare le tranquille donne ennesi mettendo online non solo le riprese delle loro prodezze, ma anche i loro nomi e cognomi con annessa descrizione dettagliata delle loro abilità?
Sostanzialmente una versione virtuale delle pagine gialle, solo con l'aggiunta della descrizione dei prodotti.
O ancora, perchè non approfittare della somiglianza tra una pornostar impegnata in un rapporto orale e la tipa così antipatica o pudica della propria cittadina?
E' sempre diffusione culturale, in fondo..
Tuttavia, sempre di sesso virtuale qui si parla; anche se fatto da conoscenti, è data comunque la sola possibilità di guardare il tutto attraverso uno schermo, piuttosto che di un buco di una serratura.
Poi, all'improvviso, arriva la rivoluzione.
Una novella Catwoman impazza nella metro di Milano, con tanto di stivaloni di vernice nera, orecchie da gatto e mantello da Stella della Senna. Ricordando così a tutti gli annoiati maschietti le gioie dell'emozione della carne viva. Della lussuria che è dentro di noi e che prima o poi viene fuori all'improvviso. La cattivona ragazza della metropolitana è l'anima hard che la nostra ipocrisia tiene ben stretta nell'anima.
Dopo essersi abbarbicata ai pali dei vagoni della metropolitana per allietare gli annoiati passeggeri con una "improvvisata" lapdance, da perfetta malìa, però, scompare. Ma ne nasce un caso. Quello "della donna-gatto della metro", carne ed ossa capaci d'aver fatto passare la voglia di andare a cercare appetitosi filmini online per sfuggire alla moglie con bigodini e maschera sul viso che aspetta in camera da letto.
Sebbene ciò che sembrava spirito filantropico di una fanciulla si è in realtà poi rilevato pura strategia di marketing, l'evento ha avuto una tale eco da far interessare tutti al fenomeno della misteriosa setta delle "Sick Girl", cui appartiene la miciosa ragazza di Milano e che prende spunto dalle americane Suicide Girls, anti-playmate per antonomasia che mettono in vendita online i propri nudi integrali.
Tuttavia, quella delle Sick Girl è figlia della nostra cultura cattolica, per cui chi ne fa parte si limita a proporsi come "modella alternativa" per servizi fotografici e spettacoli a metà tra il cabaret, il burlesque ed il vaudeville (ossia sketch "interpretati" in chiave punk rock attraverso una danza tra erotismo e ironia, gag, musical, performance ed, ovviamente, streap tease).
Con la massima concessione di un topless, però.
Perchè non sono professioniste del mercato hard nè tantomeno aspirano ad esserlo, ognuna impegnata nella propria carriera di studentessa piuttosto che di impiegata, con tuttavia uno spirito messianico tale da spingerle, -"per non finire (oltretutto) con le tette flaccide"-, a "far fischiare tutti i cowboyz, farli ululare e farli impazzire, implorando un’altra razione della nostra sbobba intrigante".
In quanto "organizzazione che tutela ed aiuta a cavalcare gli ostacoli", è aperta a tutte le donne, purchè rigorosamente italiane, nel nome di una originalità made in Italy "della porta accanto", contro stereotipi ed immaginari troppo scontati, al fine di "demolire i canoni estetici di massa rivalorizzando, attraverso nuovi scenari, l'estrema femminilità" dei prodotti nostrani.
A questo punto, però, bruttine e cellulitiche continueranno a fare gli incubi.
A loro, infatti, sicuramente l'accesso all'organizzazione delle Sick Girl sarà chiuso; inoltre, dovranno vietare ai propri compagni di prendere anche la metro e si augureranno che qualcuno dal passato si vendichi di qualcosa mettendo online le passate virtù acrobatiche.
O forse basterebbe sostituire alla maschera al cetriolo quella di Catwoman..(senza lanci dagli armadi però!)..
Forse rientrerebbe tutto nella "sana normalità".


-Pezzo uscito il 24/01/07 su www.imgpress.it-

12 gennaio 2007

La solita storia: donne, soldi e sesso. (Che però continua a sbancare il botteghino dell'umana esistenza)

Anno nuovo, rogne vecchie. Ci risiamo.
E' iniziato un nuovo anno e nonostante tutti gli auspici, nulla è cambiato. Anzi. Mi sono portata dietro proprio tutto ciò che di psicotico mi aveva accompagnato nel 2006..
Dovendomi consolare, tentenno un pò sull'oggetto di gratificazione compensativa; mi si aprono diverse possibilità, infatti.
Potrei aprire il frigo e selvaggiamente far decidere alle mie papille gustative con cosa festeggiare un eventuale tripudio di sapori.. Peccato che la scena che mi si presenta davanti è quanto mai sconsolante: un limone rancido ed un piattino con il residuo di cotechino e lenticchie che giace a putrefare in frigo ormai da due settimane...L'ipotesi di un bagno rilassante è scartata immediatamente;..se mi spoglio, infatti, sembro una zebra per il quantitativo di smagliature che hanno prolificato sul mio corpo in questi giorni.
Serve un altro strumento di gratificazione personale.
Mi attacco al telefono alla ricerca dell'amica più sfigata e triste che possa, raccontandomi le sue ultime non-vicende, farmi sentire fondamentalmente una gran figa.
Niente...il suo telefono è sempre occupato! Persino lei ha qualcuno che la chiama!
Mi resta un ultimo gesto disperato: spendere tutta la tredicesima (che è rimasta intatta dato che i regali di Natale li ho comprati tutti dai cinesi sulle bancarelle) per negozi.
Del resto, non solo Kraepelin ha definito la sindrome dello shopping compulsivo, ma ha anche aperto la strada ad altri colleghi che, in modo integgerrimo, hanno identificato nello shopping sfrenato uno strumento per aumentare la propria autostima e combattere frustrazione ed umore depresso. Sono, quindi, giustificata anche dalla scienza.
Inoltre, la notizia di qualche giorno fa che persino la moglie di Tom Cruise, Katie Holmes, soffre -o nel suo caso si bea- di questa sindrome mi consola alquanto. Secondo indiscrezioni, pare, infatti, che nel 2006 la Holmes abbia speso, in un solo punto vendita, 200.000 dollari in abiti.
..Eppure lei è la moglie di Tom Cruise, che da protagonista di Dawson's Creek con davanti una carriera folgorante ha fatto la scelta di fermare la sua carriera per non offuscare in alcun modo quella del neomarito, che si è convertita a Scientology e a non portare tacchi alti per tutta la vita!...voglio dire...se ce l'ha lei questa sindrome perchè non dovrei averla io??
...in fondo, le vacanze di Natale mi hanno regalato quel paio di chili in più nei cosiddetti "punti giusti", con l'unica differenza che se fossi alta 1 metro e 80 e portassi la 38 sarebbero davvero punti giusti, mentre, in realtà, nel mio caso sono esattamente quei punti che aiutano la mia identificazione con un celeberrimo omino gommuto di una pubblicità di pneumatici. Senza contare che le scorrerie sfrenate delle feste mi hanno anche regalato un affascinante colorito verdognolo, abbinato tuttavia al viola delle occhiaie da bagordi alcoolici..La compensazione e gratificazione sono, dunque, d'obbligo.
Oltre alla Holmes, poi, sono molte le donne che sfogano in questo modo i loro momenti "no"; da Victoria Beckham -recentemente fotografata proprio con la Holmes in un negozio davanti ad un quantitativo di scarpe indecifrabile-, ad Eva Longoria -la casalinga così disperata da aver speso a fine anno in soli 90 minuti da Harrods ben 35.000 sterline- alle griffatissime dive e divette nostrane. Non ultima, la notizia che una giovane avvocatessa ha speso 4000 euro in un autogrill di Anagni con conseguente ricovero in ospedale a Frosinone...e meno male che fare shopping dovrebbe essere una forma di autogratificazione e compensazione..
A questo punto, non potendo seguire l'esempio di Pamela Anderson che dopo il divorzio ha deciso di autogratificarsi posando nuovamente nuda per la copertina di Playboy, l'unica parziale consolazione che mi resta viene da oltremanica.
Qui, infatti, una 28enne londinese, Ellie Allen, soffre della Sindrome di eccitamento sessuale permanente (PSAS), il che vuol dire che ha circa 250 orgasmi al giorno, a prescindere dalla contestualità o meno di un rapporto sessuale.
Stando alle sue dichiarazioni, infatti, anche il lavoro d'ufficio le è impossibile dato che "le suonerie dei telefoni o la sola fotocopiatrice la fanno impazzire". Aiuto,se dovessi stare alla larga anche dal telefono per paura di disturbare i vicini con i "gemiti da squillo" sarei davvero una donna finita.
La solita vecchia storia: donne, soldi e sesso. Che però, continua a sbancare il botteghino dell'umana esistenza.
La cosiddetta donna-oggetto è libera di riemergere alla faccia degli ipocriti perbenisti bacchettoni.



-Pezzo uscito il 14/01/07 su www.imgpress.it-

11 gennaio 2007

Sanremo 2007: niente Nobel per una manifestazione sempre più boccheggiante

Udite, udite: la Montalcini è stata bocciata a Sanremo! O meglio, come dicono gli organizzatori della manifestazione più bistrattata ma seguita della primavera televisiva, è stata "non accolta".
Attenzione però, non è che, causa mancanza dei fondi per la ricerca, l'arzillo premio Nobel ultranoventenne ha deciso di cambiare mestiere. Bensì, ha tentato ciò che il dottor Frankenstein avrebbe voluto fare sicuramente se fosse vissuto in questo secolo: "riportare in vita" i Jalisse, duo sconosciuto, portato agli albori e poi scomparso dopo la loro clamorosa vittoria nel Festival di Sanremo del 1997.
Il miracolo, tuttavia, non è concesso agli umani, nemmeno se premi Nobel; il suo brano, "Linguaggio universale", è stato rigettato dalla commissione esaminatrice del Festival, causando un silenzio stampa da parte della Montalcini, che con un lapidario "non sono addolorata per l'esclusione" ha liquidato la questione. La sua assistente, Giuseppina Tripodi, ribadisce del resto il concetto: "la canzone non era destinata a Sanremo, la commissione ha fatto bene a decidere così...del resto cosa c'entra un Nobel col Festival?"
Ma questo Festival non è andato solo contro la scienza; ha infatti "non accolto" nemmeno i testi di altre autorevoli teste, quali quella di Edoardo Sanguineti, Alda Merini, Margherita Hack ed Alessandro Baricco, causando lo sdegno di tutti.
Tuttavia, l'ennesima edizione baudiana punta -stando alle parole del suo direttore artistico/conduttore- a "non attirare i teenager nè i facili passaggi radiofonici"; sarà possibilequest'anno, invece, "trovare la canzone da mettere nel portafoglio dei sentimenti", dato che finalmente, per questa edizione, la commissione ha posto "attenzione particolare" ai testi.
Senza dimenticare, poi, l'obiettivo filantropico principale dei cinque giorni della kermesse, da sempre presente anche se velatamente, ma quest'anno particolarmente in primo piano data la nota istanza ecumenica del suo direttore artistico.
In primis tra gli obiettivi di quest'anno c'è riportare in auge un Al Bano depurato dal gossip, dalla tetta ingombrante e dal labbro gonfio della sua ex-attuale compagna e scevro di alghe e granchietti di qualche isola del Pacifico; in conformità, inoltre, al rispetto dovuto alla specie protetta dei "veterani della canzone", quindi, parteciperanno all'edizione 2007 anche Johnny Dorelli, Milva, Mango e Fabio Concato.
Conformemente più o meno, dunque, alla volontà di riproporre dei "vecchi e bacucchi appartenenti agli scavi di Pompei", secondo quanto dichiarato dalla poetessa Merini, altra eccellente esclusa dalla kermesse musicale.
Per ricomporre le discrepanze generazionali, per di più, la direzione artistica ha selezionato la coppia Facchinetti-Facchinetti, che vedrà Roby con Francesco (non più "dj Francesco", dato che ora ha fatto un salto qualitativo nella sua espressione artistica) impegnati col brano "Vivere normale", mentre, per restare nell'ambito della concordia familiare, la scelta è caduta sui fratelli Bella, che proporranno "Forever (Per Sempre)".
Prosegue, quindi, l'intento assistenzialistico di super Pippo con un'altra missione che gli sta particolarmente a cuore: staccare di dosso a Nada il tormentone del lontano '69 ("Ma che freddo fa"), augurandosi che con la sua "Luna in piena" le previsioni metereologiche della cantante siano quest'anno più adeguate alla particolare mitezza primaverile prevista per la stagione.
Tuttavia, ha bocciato i Jalisse. Loro, tra i pochi baciati dalla fortuna del silenzio dopo la vittoria a San Remo, tra i pochi ad esser scomparsi per dieci anni per dedicarsi a fare i genitori, tra i pochi a non sapere cosa volesse dire il loro nome d'arte (stando ad un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, infatti, hanno scoperto grazie ad un dialogo con lo scrittore iracheno Younis Tawfik -e nel 2005!- che Jalisse in arabo significa "siediti ed ascolta") sono stati brutalmente esclusi da questa edizione a causa del testo troppo inadatto al contesto.
Sulla scia delle polemiche, inoltre, -ma per intenzionalmente chiuderne qualsiasi altra relativa allo stesso argomento- Pippo Baudo ha consigliato alla Hack, risentita per l'estromissione del suo testo da Sanremo, di guardare le stelle piuttosto che il Festival..
Ma se ascoltassimo tutti l'unica saggia cosa che ha detto il signor Baudo?..magari, piuttosto che un sonno disturbato o il rischio di ulteriori palpeggiamenti omosessuali di parti intime, impareremmo anche qualcosa di più costruttivo...
Non è vero che il ridicolo uccide, altrimenti il Festival di Pippo Baudo sarebbe una strage.



-Pezzo uscito il 12/01/07 su www.imgpress.it-

03 gennaio 2007

Selvaggia

-“Sai cosa vorrei in questo momento? Che scomparissi, davvero. Lasciandomi tutto su un'altra dimensione, senza se, senza ma, senza sempre e senza mai”.
Avrebbe voluto urlargliele queste parole; così, in faccia, come vomitate tra rabbia e pianto.
“Allora? Cosa hai sempre da lamentarti, da gemere, da ricriminare. Hai tutto. Salute, benessere, una casa, una famiglia. Ti devi lamentare perchè in realtà nonostante i tuoi anni ancora non hai oltrepassato la fase adolescenziale dei quindici anni. L'importante è lamentarsi, senza rendersi conto delle fatiche degli altri e dei loro sacrifici. Solo le tue ipotetiche sofferenze capisci e vedi. Non so proprio come hai fatto a venire fuori così da me e da tuo padre. Non capisco che cosa vuoi davvero dato che in ogni caso non ti sta mai bene nulla di tutto ciò che hai”.
Silenzio, silenzio ed ancora silenzio.
Le lacrime stanno per venire su dalle viscere. Eppure il pugno stringe così forte che le ricaccia dentro.
Selvaggia. Di nome e di fatto. Dai capelli ribelli al temperamento irruente. Dalle gambe veloci alla testa ancora più rapida del pensiero. Irrequieta. In perenne agitazione e movimento, cercando qualcosa che non c'è.
Ancora silenzio. Ed uno sguardo le si poggia addosso, di commiserazione e sprezzo.
Per quella figlia così inspiegabilmente ostile. Che sembra provenire da un pianeta sconosciuto e non essere carne della propria carne.
Gira le spalle e sbatte la porta. Fiera di aver dato per l'ennesima volta un insegnamento di vita alla figlia.
Del resto, c'era da aspettarselo; mai una volta che la si sta a sentire in quella casa.
Mai una volta che questa benedetta ragazza riesca a non sbagliare.
Mai che segua i consigli e le direttive di chi, ahimè, ha più esperienza di lei.
Nella stanza in semioscurità finalmente un gemito.
Eccole quelle lacrime da tempo cristallizzate.
Sgorgano senza rumore, anche se feriscono come lame affilate.
Eppure non è successo nulla di particolarmente rilevante o di sconvolgentemente nuovo.
E' solo stanca lei.
Piccole spalle tremanti in penombra ne dimostrano tutta la fragilità nascosta il più delle volte.
Come se con un sorriso o con uno sguardo fiero si potesse dimostrare a chi ti guarda di non temere nulla.
Il primo sguardo si poggia su quelle foto. Risa, abbracci e occhi che si sono cercati avidamente.
Poi il silenzio ed il ricordo. Tutto ciò che è rimasto.
Anche se dolcemente, è un ricordo che fa male.
Poi all'improvviso un gesto meccanico. Quello zaino.
La vecchia lei.
La sua parte più fragile accuratamente nascosta dentro una sacca di tela, come per evitare di dar origine ad un vaso di Pandora.
Sfiora biglietti, foto, urla, baci e risate. Tutto impresso nell'anima. E nella testa.
Chiude frettolosamente quello zaino. Non vuole e non può permetterselo in questo momento.
Alza gli occhi e le sembra di soffocare in quelle quattro pareti.
Di scatto apre l'armadio.
Altre foto di un passato che sembra un'altra vita. Ma gli occhi sono questa volta veloci a non soffermarsi su quei volti.
Prende alcuni abiti e un borsone.
Raccoglie tutti i suoi libri di vita ed alcune memorie parte del suo essere.
Infila le scarpe.
Lascia le chiavi nel cassetto accanto ai suoi sogni.
Prende il biglietto ed esce, con quella matita colata sul viso che la fanno sembrare un triste Pierrot.
Saluta quell'uomo e quella donna, indaffarati in cucina a cercare di capire come sia possibile che quella benedetta ragazza proprio non capisca che bisogna avere rigore e dignità nelle cose.
Poi inforca la porta ignorando le strilla e scende frettolosamente le scale, già in ritardo di molto per prendere quell'aereo.
Fugge Selvaggia. O forse semplicemente parte.
O forse semplicemente si nasconde.
O forse semplicemente sogna.