18 marzo 2007: l"incipit


"Vieni a fare un giro dentro di me
o questo fuoco
si consumerà da sè.
E se una vita finisce qua
quest'altra vita
presto comincerà"

Con parole di altri (gli Afterhours), apro questo blog, con il fuoco che spero non si spenga mai.
Ho scritto molte parole, forse inutili o banali, o forse interessanti, irriverenti e divertenti.Le ho pubblicate altrove, ma a volte capita che dopo una giornata al mare si torni a casa solo con la sabbia nelle scarpe.
Ecco spiegato, quindi, il perchè di post retrodatati.
E' iniziata anche questa avventura..davanti, l'orizzonte. Sconosciuto. E per questo, assolutamente elettrizzante!
Buona lettura a tutti!



27 settembre 2008

Selvaggia-mente facendo..

Ventitré edizioni per il Festival RomaEuropa

Con un programma incentrato sull’indagine artistica e la ricerca tecnologica si apre oggi la 23ª edizione di RomaEuropa Festival, diretto da Fabrizio Grifasi con Monique Yeaute e Giovanni Pieraccini.
Oltre 300 artisti e 28 progetti saranno protagonisti di questi tre mesi di manifestazione, che si concluderà il 10 dicembre; in programma musica, danza, teatro, ma anche spettacoli multimediali, diretti a dare uno sguardo cosmopolita alla realtà artistica attuale, con aperture verso India, Giappone, Stati Uniti ed Israele.
Ad aprire il cartellone, presso l’Auditorium Conciliazione, lo spettacolo Improptus, della coreografa tedesca Sasha Waltz, figura di spicco della danza internazionale, in cui sette danzatori disegneranno coreografie seduttive su musiche di Franz Schubert.
La danza vedrà come ulteriori protagonisti la Compagnie Montalvo-Hervieu (che presenterà in prima nazionale uno spettacolo dedicato a Gershwin, il 14 e 15 ottobre presso l’Auditorium Conciliazione), il coreografo israeliano Emanuel Gat -che presenterà in prima nazionale due sue nuove creazioni (Silent Ballet e Sixty Four) il 28 ottobre- ed il coreografo giapponese dal tratto ipertecnologico Hiroaki Umeda -il 2 e 3 novembre in scena con Adapting for distortion e While going to a condition-.
Creazione coreografica ed attualità si intrecceranno invece nel lavoro di Bill T Jones, Chapel/Chapter, ed in quello di Alain Platel, Nine finger, ideato con Fumiyo Ikeda (storica danzatrice della compagnia belga Rosas) e Benjamin Verdonck, in scena rispettivamente il 4 e 5 novembre e dal 20 al 23 ottobre.

RomaEuropa Festival
Dal 27 settembre al 10 dicembre
Per informazioni:
www.romaeuropa.net


La danza contemporanea del Teatro Sala Uno

La stagione del Teatro Sala Uno si è aperta il 19 settembre con una rassegna dedicata alla danza contemporanea che terminerà il 28 settembre.
Diverse le tematiche affrontate e le compagnie protagoniste della manifestazione, articolata in vari progetti e sezioni; protagonista di questi ultimi due giorni è il festival Corso Polonia 2008, festival di cultura polacca che si tiene a Roma fino al 18 ottobre.
In scena le due compagnie di danza contemporanea Teatr Okazjonalny e Chorea, che si esibiranno questa sera e domani in due assoli ed uno spettacolo unico.

27 e 28 settembre
Festival Corso Polonia 2008
Compagnie Teatr Okazjonalny e Chorea
Teatro Sala Uno
Via di Porta San Giovanni, 10
Biglietti: 15 € intero, 12 € ridotto + 2 € tessera
Infoline: 06.7009329

-Pezzo pubblicato su RomaWeek del 27.09-04.10.08-

Selvaggia-mente...Classica!

La Norma di Bellini al Festival Belcanto

Serata conclusiva del Festival Belcanto all’Auditorium Parco della Musica; il festival dedicato alla stagione lirica - in collaborazione con l’Orchestra di Montreal-, terminerà il 29 settembre con la Norma di Bellini eseguita in forma di concerto dall’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia diretta dal Maestro Kent Nagano.
Nel cast, il soprano Micaela Carosi nel ruolo della sacerdotessa Norma ed il mezzosoprano Sonia Ganassi in quello di Adalgisa; nei panni di Pollione il tenore Gregory Kunde, mentre John Relyea è Oroveso.

29 settembre
Norma di Bellini
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Kent Nagano direttore
Micaela Carosi soprano
Sonia Ganassi mezzosoprano
Maestro del Coro Marcovalerio Marletta
Auditorium Parco della Musica
Sala Santa Cecilia
Ore 20.30
Biglietti: dai 15 ai 30 €
Infoline: tel. 068082058

Termina il Festival delle Nazioni al Teatro Marcello

Dopo un’estate ricca di musica, il Teatro Marcello ospiterà oggi e domani gli ultimi due concerti della rassegna Festival delle Nazioni.
Michele Pentrella al pianoforte eseguirà oggi alle 20.30 la Sonata op. 111 di Beethoven, la Ballata n. 1 e la Ballata n. 4 (con Fantasia ed Improvviso) di Chopin ed, infine, l’elegia Funérailles di Liszt.
Per domani 28 settembre, il programma di Paolo Scanabissi al pianoforte è molto ricco ed eterogeneo: previste musiche di Haydn, Chopin, Liszt, Albeniz e Rachmaninov.
Dopo tre mesi di bella musica, la manifestazione da appuntamento alla prossima estate, per la sua ventunesima edizione.

27 e 28 settembre
Notti Romane al Teatro Marcello
Ore 20.30
Parco Archeologico del Teatro Marcello
Via del Teatro Marcelli, 44
Biglietto: 15 € (comprensivo dell’accesso all’area archeologica)
Infoline: 06.87131590
http://www.tempietto.it/

Uto Ughi per Roma

Nata con il nome Omaggio a Roma e poi diventata Uto Ughi per Roma, la manifestazione -inauguratasi il 22 settembre- è giunta quest’anno alla decima edizione, mantenendo la sua caratteristica gratuità.
In programma per questa edizione -che terminerà l’8 ottobre-, 12 concerti gratuiti, che si svolgeranno in alcune chiese e teatri della Capitale. Se questa sera, al Teatro Olimpico, Boris Berezovsky eseguirà musiche di Chopin e Liszt, domani, presso la Sala Accademica del Conservatorio di Santa Cecilia, si esibirà la giovane violinista Natasha Korsakova, con musiche di Mozart, Beethoven, Debussy, Gerschwin e Piazzolla.
In occasione della premiazione del Maestro Wolfgang Sawallisch il 1 ottobre presso l’Auditorium Conciliazione, Aleksander Madzar al pianoforte eseguirà musiche di Beethoven e Schumann. Il violino di Uto Ughi sarà infine protagonista del concerto del 3 ottobre, che, con la direzione del Maestro Moshe Atzmon e l’Orchestra Sinfonica della Toscana, prevede all’Auditorium Conciliazione musiche di Mendelssohn e Beethoven.

Uto Ughi per Roma
Fino all’8 ottobre
Ingresso gratuito
Luoghi vari
Per informazioni:
info@utoughiperroma.com

-Pezzo pubblicato su RomaWeek del 27.09-04.10.08-

16 settembre 2008

I "quattro motori" del Piccolo Grande Amore di Baglioni

Piccolo Grande Amore: è questa la canzone che, all’inizio degli Anni’70 un ventenne romano sconosciuto, tale Claudio Baglioni, (soprannominato dagli amici del quartiere “Agonia” per il suo abbigliamento dark, il suo amore per De Andrè e quegli occhiali dietro cui si nascondevano i suoi timidi occhi scuri) sta scrivendo “come un carbonaro”, all’insaputa dell’allora sua casa discografica, la RCA.
Per volontà di questa stessa casa discografica, poi, una tournèe in Polonia lo consacra in quella terra al centro d’Europa come un idolo musicale; autografi, fama, regali e cadeau di varia natura lo invogliano a restare lì piuttosto che a tornare in Italia dove non riesce proprio ad esser capito e a sfondare come cantautore.
In effetti, Claudio, questo mestiere non l’aveva scelto “mosso dal sacro fuoco dell’arte”, bensì era nato un po’ per caso; andando periodicamente in treno in Umbria con i suoi genitori, e portandosi dietro gli animali vivi, bisognava infatti coprire con la voce i loro versi, se non si voleva esser multati dal controllore. Da lì aveva scoperto le sue doti canore.
Senza contare che per uno come lui, “timido, magrolino ed insignificante”, cantare era un’ottima “tecnica per rimorchiare”..
Eppure il destino ci sconvolge proprio quando meno lo si crede: la canzone, Piccolo Grande Amore, non solo venne incisa, ma addirittura balzò al secondo posto nella classifica italiana, trasformando il suo autore in un divo e cambiando il proprio nome in Questo Piccolo Grande Amore, lo stesso dell’album in cui venne inserita.
Era il 1972 e l’ambizioso -e forse incosciente- Baglioni non si limitò a scrivere una bella canzone, ma piuttosto un concept album, primo nel suo genere: protagonisti sono due ragazzi, il loro incontrarsi, innamorarsi e lasciarsi in una delle città più belle al mondo, Roma.
Da Roma e da Questo Piccolo Grande Amore riparte, oggi, Claudio Baglioni, artista dalla quarantennale carriera, che ha deciso di imbattersi in un progetto ambizioso e faticoso, ma che gli permette, ancora, di poter volare: è Q.P.G.A. 2008 Opera Pop.
Al di là dell’acronimo -convenzione per i teenegers abituati a non sapersi più esprimere compiutamente-, Q.P.G.A. 2008 è un doppio album, un concerto, un libro ed un film, secondo il loro rispettivo ordine di uscita.
L’album sarà doppio perché così era originariamente; dei 36 brani inizialmente scritti, ne furono infatti pubblicati solo 15, essendo un doppio album un’uscita troppo ardita per un esordiente. Insieme dunque all’originale concept album, la nuova fatica discografica di Baglioni (la cui uscita è prevista per fine novembre) conterrà anche brani inediti scritti allora e nuovi pezzi appositamente composti dal cantautore per questa occasione, tutti rivisitati e riarrangiati per renderli adatti alla nuova sensibilità e profondità maturata nel frattempo.
Insieme a lui, 40 amici “graffitari”, vale a dire amici che si sono prestati a registrare frame di 20 secondi o poco più per alcune canzoni e che “imbratteranno” con lui quel muro erto a simbolo del progetto nella sua totalità. Nessuna indiscrezione sui nomi però; da buoni graffitari, hanno lasciato un segno e, a meno che loro stessi non vorranno venire anzitempo allo scoperto, bisognerà attendere l’uscita dell’album per scoprirne l’identità. Certa è solo l’assenza di duetti.
In contemporanea con l’uscita del doppio album, il 12 novembre si terrà a Milano (all’Allianz) la prima delle tre date di presentazione di questo lavoro, che vedono in Roma (al Gran Teatro) ed infine a Napoli (al Palapartenope) la conclusione della sua prima parte introduttiva.
Sono previste due ore e mezza di concerto senza interruzioni, con quella spettacolarità cui Baglioni ci ha abituati e con l’ausilio di immagini tratte dal film parte dell’intero progetto. Con Altri Amori, la festa finale di questi concept-concerts, infine, terminerà la parte live, con la promessa di eseguire alcuni tra i più grandi successi del suo straordinario repertorio musicale.
A partire dalla fine di febbraio, invece, altre date completeranno la tournèe, proprio mentre nelle sale -dall’11 febbraio- sarà possibile vedere il film, affidato alla regia di Riccardo Donna e distribuito da Medusa. A detta di Baglioni, bisogna ringraziare proprio il film per questa sua nuova uscita discografica; circa due anni fa, infatti, i produttori gli proposero la realizzazione di un lungometraggio su Questo Piccolo Grande Amore, partendo dal presupposto che la sua natura di concept album agevolasse la scrittura di una sceneggiatura (affidata ad Ivan Cotroneo). Il film -ancora in lavorazione per le prossime cinque settimane circa- ha per protagonisti Giulia (Mary Petruolo) ed Andrea (Emanuele Bosi), protagonisti di quel piccolo grande amore che, “sebbene non duri tutta la vita, ti cambia per sempre”.
Non sarà un film musicale però, né un musicarello (un film in cui le canzoni sono utilizzate come riempitivo di scene o a commento delle scene stesse), bensì un “pop-movie meta-musicale”, in cui la musica, naturalmente, è fondamentale, ma che racconta le vite, i sogni ed i sentimenti dei protagonisti come io narrante (Baglioni del resto non apparirà nel film, se non come voce “musicale” fuori campo).
Un film che racconta i sogni e la vita di chi, allora come oggi, ha vent’anni e, al di là dell’epoca cui appartiene e di quello che accade, pensa sia possibile cambiare il mondo anche attraverso un piccolo grande amore. Volutamente, infatti, il soggetto non è stato né attualizzato né stravolto rispetto alle storie raccontate nel concept album; partendo dunque dalla manifestazione a Piazza del Popolo, un lacrimogeno attraverserà le teste di tutti quei manifestanti, simbolo della discesa del volo dell’ideale politico e dell’attimo in cui invece spiccherà quello dell’amore dei due giovani. Altra cosa voluta, l’assenza di volti più o meno nel cast; è una storia che vuole essere raccontata per quella che è, senza rimandi ad altri personaggi o star.
L’idea del film, infine, è piaciuta talmente tanto a Baglioni che non solo ha deciso di affiancare nella scrittura della sceneggiatura Cotroneo, ma ha anche, finalmente, preso il coraggio di scrivere un libro a riguardo, dopo le decennali proposte e richieste della Mondadori.
Già, perché il quarto “motore” di questa fatica è proprio un libro, definito da Baglioni “opera prima, ma forse anche atto unico!”. Un libro che, ci tiene a specificare Gabriella Ungarelli della Mondadori, “non sarà né un gadget o derivato” degli altri prodotti dell’intero progetto, né un mero “racconto del backstage”, bensì un “romanzo vero e proprio”, scritto davvero da Baglioni senza l’ausilio di un ghost-writer; sebbene ancora in fase di scrittura, ne è prevista l’uscita per fine novembre.
Caratteristica di Q.P.G.A. 2008 Opera Pop è l’essere un quadrigetto: i quattro motori che lo compongono, infatti, sono tutti indispensabili e dipendenti l’uno dall’altro affinchè l’eccezionalità di quello che è l’album più venduto di tutti i tempi in Italia possa esprimersi compiutamente. I motori servono a volare; e Baglioni non ha mai smesso di volerlo e saperlo fare.



-Pubblicato su www.lineamusica.it il 16.09.2008-

09 settembre 2008

Il ruggito di Adriana Varela

Sono le 21.00 in punto e le luci si spengono; entrano in scena un bandoneòn, una chitarra ed un pianista.
Sono Walter Castro, Horacio Avilano e Marcelo Macri, musicisti validissimi ma non conosciuti al grande pubblico. La loro peculiarità è, infatti, essere l'accompagnamento dell'unica donna in grado di cantare il Tango con le medesime vibrazioni di Carlos Gardel, Adriana Varela.
E' lei ad aprire, il 6 settembre, la seconda edizione del Festival Buenos Aires Tango, all'Auditorium Parco della Musica di Roma fino al 18 settembre; è la voce di questa donna carismatica di Avellaneda, vicinissima a Buenos Aires, a rappresentare davvero il Tango in questo festival.
Perché, a dispetto delle solite convenzioni formali e linguistiche, il Tango non è solo "un pensiero triste che si balla" o la sola "passione"; il Tango è storia, attimi, respiri, emozioni contrastanti, rabbia, gioia o disperazione. E molto altro. E' anima che si rapporta al mondo con un suo bisogno particolare di esprimersi sulle singole cose, persone, emozioni.
E' l'inesprimibile che si palesa.
E' una musica che se con Astor Piazzolla s'è fusa con il jazz ed ha dato vita ad un qualcosa di unico e di fruibile ad un pubblico maggiore, ai primordi era l'espressione di un intimo a volte provato dalla lontananza dalla propria patria, piuttosto che da un amore impossibile o dalla malinconia.
Amore, nostalgia, rabbia, orgoglio e grinta; tutte connotazioni della voce della Varela; sale sul palco d'argento vestita e si viene trasportati in un'altra dimensione, in cui le pareti della sala Sinopoli non esistono più, in cui la sua voce e la sua persona catalizzano tutta l'attenzione al punto tale da illudere di essere da soli con quelle note e parole in un posto anomalo ed introvabile.
Canta spesso in controtempo Adriana Varela, come a sottolineare che non si intonano delle parole per seguire la musica, ma che musica e parole sono davvero espressione di un sentire che, per esprimersi, ha bisogno dei suoi tempi, timbri e toni, oltre che di un'anima che ne guidi i percorsi. E che, quindi, possano andare insieme, o camminare paralleli senza però incontrarsi mai.
Del resto anche Roberto Goyeneche (soprannominato "el Polaco" per via della sua magrezza e dei capelli rossi) -incontro cruciale nella vita della Varela- cantava in controtempo, come fosse jazz. E da Goyeneche la Varela sembra aver acquistato quella medesima consapevolezza dell'importanza del passato e delle tradizioni, quell'amore incontrastato per le parole, quella sregolatezza dell'agire e dell'interpretazione.
Canta con ogni atomo del suo corpo, usando una gestualità a volte bizzarra; si inchina, si contorce o resta in sospensione su una gamba sola, mentre le corde vocali emanano quel ruggito che è caratteristica della sua voce.
A volte graffiante, sfrontata o sensuale, la bocca della Varela sembra essere un calderone delle streghe; contenitore di sillabe soffocate o graffianti, di magiche pozioni utili per incantare ed ammaliare chi le ascolta. Goyeneche, parlando della sua voce, diceva che era la "voce di una femmina, ben più pericolosa di quella di una semplice donna"; la malìa della Varela aveva colpito anche lui.
Gioca con il pubblico questa bella donna che approfitta di qualche minuto strumentale per tornare sul palco con un altro vestito, ben felice che in platea ci siano argentini che comprendono ogni sua parola, piuttosto che amanti del Tango che vorrebbero cantare a squarciagola con lei pezzi indimenticabili come Volver o Afiches. Se proprio con Afiches, quasi all'inizio del concerto, diventa palpabile quella "colpa dell'amore" narrata da Homero Exposito, quando intona Malena si assiste all'incarnazione della donna cantata da Homero Manzi, che allo stesso tempo è musa di quelle parole e ammaliato spettatore di colei la cui voce è "fiore di una pena" ed i cui tanghi sono "creature abbandonate".
Le mani, gli occhi, la testa e la sua figura sono parte integrante della sua espressione; che intoni un tango degli anni Quaranta piuttosto che una composizione più moderna, non si ha mai l'impressione che non stia parlando con chi è lì seduto davanti a lei, pronto magari, ingenuamente, ad assistere ad un concerto di bella musica. 
E' un ciclone la Varela sul palco: cammina, si agita, ammicca, interpreta.
Perché le parole son sempre parole; il significato sta tutto nel modo di comunicare.
E, come ricorda alla platea, anche se non si conosce lo spagnolo, ciò che sta dicendo è ben comprensibile; note e testi, grazie a lei, si son trasformati in un esperanto.