18 marzo 2007: l"incipit


"Vieni a fare un giro dentro di me
o questo fuoco
si consumerà da sè.
E se una vita finisce qua
quest'altra vita
presto comincerà"

Con parole di altri (gli Afterhours), apro questo blog, con il fuoco che spero non si spenga mai.
Ho scritto molte parole, forse inutili o banali, o forse interessanti, irriverenti e divertenti.Le ho pubblicate altrove, ma a volte capita che dopo una giornata al mare si torni a casa solo con la sabbia nelle scarpe.
Ecco spiegato, quindi, il perchè di post retrodatati.
E' iniziata anche questa avventura..davanti, l'orizzonte. Sconosciuto. E per questo, assolutamente elettrizzante!
Buona lettura a tutti!



28 dicembre 2006

E se il 2007 fosse l'anno del digiuno e dell'astinenza?

“Tre, due uno....Buon Anno!!!”. Baci, abbracci, brindisi, trenino, cotechino e lenticchie.
Volenti o nolenti, tutti o quasi saremo tra qualche giorno in balìa del forzato festeggiamento, magari in qualche locale o piazza, ad esultare con molti altri sconosciuti la partenza di un anno che è sempre stato peggiore di quello che ci si augurava e l'arrivo di uno che si spera sia migliore dei precedenti.
Il tutto, ovviamente, senza arrivare impreparati all'evento.
Shopping frenetico dopo gli acquisti natalizi alla ricerca dell'abito per la serata, parrucchiere il 31 mattina e scorta di collant che imprevedibilmente -ma puntualmente- si rompono in numero maggiore di due non appena si inforca la porta di casa.
Psicologicamente, invece, la preparazione è stata un po' più lunga; i più accorti si sono prenotati il tavolo nel posto “in” già da mesi, mentre gli indecisi e gli impreparati al D-Day avranno una scusa in più per augurarsi che il nuovo anno sia migliore del precedente.
Immancabile, poi, la lettura frenetica di tutti gli oroscopi, gli I-King, i tarocchi e le previsioni astrali.
Con annessi buoni propositi, riflessioni millenaristiche ed importanti scelte di vita come quella della mèta della prossima vacanza estiva.
La demonizzazione dell'anno che volge al termine, tuttavia, è iniziata già da qualche mese; politici, privati cittadini, starlette e pensionati hanno da tempo rivolto la loro critica a quanto avvenuto nel corso dei dodici mesi precedenti.
La gara al proposito migliore per l'anno nuovo è stata dichiarata silenziosamente da tutti.
“Giuro che mi metto a dieta dal 1 gennaio”; “Cambieremo la politica di questo Paese”; “Starò di più con la mia famiglia e meno in ufficio”; “Con l'anno nuovo verranno creati milioni di posti di lavoro”.
Ed altre idiozie del genere.
Poi, il monito autorevole del Papa fatto a metà dicembre: la fedeltà nel matrimonio e l'astinenza al di fuori di esso sono la via migliore per evitare l'infezione e per fermare la diffusione dell'Aids.
Un fulmine a ciel sereno. In occasione dello scambio delle lettere credenziali con il nuovo ambasciatore del Lesotho, Papa Ratzinger ha acceso la miccia di una bomba ad orologeria: quella dei propositi comportamentali e di costume.
E se accogliessimo il consiglio del Papa? Astinenza e digiuno per limitare una delle piaghe sanitarie di questo secolo e per moderare lo spirito edonistico che pervade qualsiasi settore della vita quotidiana?
Certo, dovremmo fare dei sacrifici.
Vorrebbe dire sbarazzarsi dell'ansia femminile della depilazione pre-uscita, di quella da prestazione comune a uomini e donne e soprattutto del consumistico e goliardico modus pensandi della nostra epoca.
Niente più modelle in prima pagina sui rotocalchi di tutto il mondo -ree d'aver fatto uso di droghe ed alcool-, da demonizzare e poi strapagare dopo una finta disintossicazione di ben due settimane in qualche rinomata clinica statunitense. Niente più vallettopoli e sexy scandali; niente più reggicalze ben visibili sotto la gonna della segretaria durante la riunione col capo.
Ma, soprattutto, niente più calendari con antropomorfe statue, ben oliate ed abbronzate figure mitologiche ed inarrivabili, oggetto d'arredo delle pareti anche del più probo individuo.
Basta fiumi inquinati dalla cocaina, basta scappatelle e ricchi compensi al paparazzo per non far andare in fumo il proprio menage, basta mea culpa tra Natale e Capodanno per come ci si è comportati durante l'anno.
Se davvero tutto ciò si potesse realizzare, però, ci resterebbe solo la concessa evasione del delirante trenino di Capodanno...
Per definire il mal di vivere di ogni epoca ha i suoi termini appropiati, nonchè le sue cure. Ma ricordiamoci che ogni essere umano non è mai un alieno.


-Pezzo uscito il 30/12/06 su www.imgpress.it-

26 dicembre 2006

Lunga vita alla gnocca senza testa: in un mondo di filosofi vince l'ignoranza mediatica

“2006: Annozero”. Probabile titolo di un film del redivivo Kubrick
“Il fantasma della gnocca senza testa”. Nuovo fumetto di Dylan Dog o tendina di un nuovo ed irriverente servizio di Striscia la Notizia.
In effetti, nulla di tutto ciò.
Banalmente, l'ennesima dimostrazione della noia dei dibattiti politici o fintamente sociali che si fanno in tv, scalzati dai commenti irriverenti dell'ospite del momento piuttosto che dai calzini spaiati del conduttore.
Nonostante la gnocca in questione (Rula Jebreal, volto noto de La7) fosse impegnata in un'animata e seria discussione con il Ministro Di Pietro durante l'ultima puntata della trasmissione di Santoro, l'attenzione di tutti si è concentrata su questa voce fuori campo, che, in tempi di calendari con starlette nude, sconosciuti che diventano famosi isolani e televendite di pentole con ex letterina in minigonna, ha riportato alla ribalta uno degli argomenti più succosi da affrontare.
Una misoginia malcelata insieme ad un redivivo femminismo vogliono proporre una donna non solo curata esteticamente come una Barbie, ma anche con la profondità e l'intelligenza di una Virginia Woolf.
E poi arriva lei: la misteriosa Voce Fuori Campo, demolitrice di tutto il lavoro fatto finora.
A partire dalla rivoluzione al concorso di Miss Italia, che dopo anni di accuse rivolte alle aspiranti miss di rappresentare vuoti involucri di bellezza, ci presenta adesso virtuose e studentesse della porta accanto, collegiali modello dedite alla beneficenza.
Prima ancora era stata la volta di Bridget Jones; ovviamente, in quanto sfigata, donna grassa e maldestra, oggetto tuttavia delle brame sessuali dell'affascinante capo. Con plausi ed elogi per Renee Zellweger per aver addirittura accettato di ingrassare 20 chili per calarsi meglio nella parte.
Senza contare la Aileen Wuornos di Monster, premio oscar a Charlize Theron probabilmente dato per essersi così tanto imbruttita da far concentrare per una volta il pubblico sul film piuttosto che sulle sue curve mozziafiato.
Ma Rula tutto ciò non l'ha considerato; ha oltraggiato gli anni di lotte del femminismo attraverso quella camicia bianca che le fa risaltare “l'abbronzatura” e il sorriso da pubblicità. Non contenta, si permette di sentirsi allo stesso piano di rinomate penne giornalistiche ed uomini di Stato nel giudicare la politica del nostro Paese, come se l'articolo 48 della Costituzione inglobasse nell'elettorato anche le Donne Pensanti.
Ma esiste questa strana categoria? Certo che sì.
La Donna Pensante è un'involuzione del mammifero Uomo, dotata di lunghi baffi neri non sempre accuratamente pettinati, quantità adiposa in abbondanza variamente sparsa lungo il corpo, dedita perlopiù ai lavori domestici e ad una forma primigenia di pensiero.
Per fortuna, accanto a questa strana involuzione umana, c'è quella della Gnocca: gambe chilometriche perfettamente depilate, seni prosperosi dal cerchio giottesco, lunghi e lucidi capelli, sederi di michelangiolesca bellezza e, soprattutto, materia grigia così assente da avere i corpi cellulari dei suoi neuroni in pandant con le scarpe e la borsa.
Speriamo che il cappuccio che le copre la testa (?) si accordi con le tendenze del momento.
Od entra in crisi anche il nostro italian style.



-Pezzo uscito il 26/12/06 su www.imgpress.it-

15 dicembre 2006

Lei

Lei.
In piedi davanti la lunga finestra. I lunghi capelli legati solo davanti, le lasciano, tuttavia, dei fili chiari sul viso, complici fuggiaschi di quella ciocca tra le labbra.
Fuori la pioggia scende sottile e serena, come a dispetto del cielo grigio e metallico. Quasi inconsapevole dei pensieri di chi sta opacizzando il vetro col suo respiro. Macchia dai contorni sfumati sulla superficie pulita.
Un po’ come lei.
In testa un turbinio di pensieri, senza tuttavia un oggetto preciso; nello stomaco una morsa attanaglia le viscere, come se qualcosa la stesse divorando.
Eppure sembrava fosse passato. Tutto era stato nuovamente riempito. O almeno così veniva percepito.
Poi, all’improvviso, un’immagine in testa. Una notizia improvvisa e il dubbio di sbagliare strada, di perdersi nuovamente in vani fatiche.
La strada: quale? Per la saggezza degli antichi, quella vecchia è sempre la migliore perché conosciuta. Eppure forte è la voglia di avere il coraggio di esplorare. Di saltare nel buio, consapevole di avere in sé la luce necessaria per illuminare il burrone.
«Ma allora perché non lo fai»?
Si allontana dalla finestra.
Dietro di lei un tavolino di vetro ospita conchiglie e libri sparsi, tutti iniziati e con il proprio segnalibro bene in mostra all’ultima pagina letta. Conchiglie grandi, quasi ostriche, usate ora come posacenere, simbolo di una destinazione diversa della propria natura, a dispetto di quanto successo finora. E parole, sempre di altri, come se lei non fosse in grado, sebbene da molti riconosciuta come grande oratrice, di dare vita alle sue.
C’è sempre qualcosa di inespresso anche nelle manifestazioni più evidenti di idee. È questo quello che pensa.
Si avvicina nervosamente allo stereo; mette al massimo il volume delle casse, lascito di una vita altrui passata tra le sue membra.
Le note richiedono un momento per far sedimentare i pensieri.
Spegne la luce e si accovaccia sul divano, in quella posizione fetale che tanto la rassicura quando qualcosa la spaventa.
Le sigarette accanto a lei sono un richiamo troppo forte per non essere ascoltato; la sua mano si protende verso di esse come verso una fonte di vita nuova. In genere il connubio alcool-musica e tabacco viene sempre identificato come habitat naturale dei pensieri. Chissà perché poi. Eppure lei sente che in questo momento è così.
All’improvviso un fulmine illumina l’oscurità della stanza e dallo specchio davanti viene proiettata l’immagine di una donna vestita di grigio, sdraiata su un divano candido, con un puntino rosso tra le mani.
E se fosse questa l’immagine della sua vita? Se il suo problema fosse avere tra le mani una piccola fiamma che vorrebbe trasformare in fuoco di luce?
Immagini e persone abitano i suoi luoghi della memoria, come se la vita che stesse vivendo non fosse altro che un parallelo di quella che vorrebbe vivere, come se i fantasmi di altri ricordi e di altre persone le coabitassero dentro fino a farla sentire un involucro di quelli e non di se stessa.
Passa la musica, all’improvviso un accordo in fortissimo la desta dai pensieri e la attrae nuovamente alla finestra. Le gocce si attaccano all’asfalto come desiderose di arrivare finalmente a quella meta.
Si chiede quale sia la sua. Lasciare tutto ed andare via, senza rimorsi, rimpianti e pensieri, sperando così di gettarsi finalmente nella sua di vita, o almeno in quella che rappresenta l’«altro» che ancora non è?
La cenere le cade addosso…è talmente distratta da queste sue sensazioni da non rendersi nemmeno conto di far fumare da sola la sua sigaretta. Un po’ come capita spesso a chi si affanna nelle cose senza capire se sta camminando sul serio verso un dove o se sta semplicemente su un tapis-roulant facendosi fintamente condurre in nessun luogo.
Ritorna ai suoi fogli, allontana dal tavolo la sedia ed incrocia le gambe, come se il fiore di loto della sua posizione le portasse automaticamente una serenità che sembra non esserci.
Al momento per lo meno.
Davanti a lei, ancora libri, e fogli sparsi. Un computer portatile e pagine bianche. Nonostante la tecnologia, sente dal profondo il bisogno di impugnare una penna e dare vita a quel groviglio dell’animo.
La prima lettera, gigantesca, quasi a voler abbracciare l’altezza del foglio, leggermente in neretto come una macchia nera dei pensieri.
Incipit di una parola: Lei.
Ed il fluire di un non-senso di pioggia e pensieri, fumo e note.
Lei.