18 marzo 2007: l"incipit


"Vieni a fare un giro dentro di me
o questo fuoco
si consumerà da sè.
E se una vita finisce qua
quest'altra vita
presto comincerà"

Con parole di altri (gli Afterhours), apro questo blog, con il fuoco che spero non si spenga mai.
Ho scritto molte parole, forse inutili o banali, o forse interessanti, irriverenti e divertenti.Le ho pubblicate altrove, ma a volte capita che dopo una giornata al mare si torni a casa solo con la sabbia nelle scarpe.
Ecco spiegato, quindi, il perchè di post retrodatati.
E' iniziata anche questa avventura..davanti, l'orizzonte. Sconosciuto. E per questo, assolutamente elettrizzante!
Buona lettura a tutti!



30 maggio 2007

Quarta edizione del Premio letterario L'Argonauta, "Racconto di viaggio"

Non la conquista del vello d'oro, ma libri altrettanto preziosi.
Questo il bottino dei vincitori della quarta edizione del concorso letterario L'Argonauta, "Racconto di viaggio", la cui serata di premiazione si è tenuta ieri sera presso la libreria L'Argonauta di Via Reggio Emilia 89.
Nata dalla passione per i viaggi di Maria Letizia Pilloton -architetto- e Stefania Carracci -scrittrice-, la libreria L'argonauta, contemporaneamente alla sua apertura nel 2003 -proprio davanti al MACRO, il Museo d'Arte Contemporanea di Roma- ha indetto questo concorso, rivolto ad autori di opere inedite di narrativa in forma di racconto ed avente per tema il viaggio nel senso più generale del termine.


Avendo per suo fine la creazione di un luogo di ritrovo e confronto delle "anime viaggiatrici" per poterle dotare degli strumenti più adatti alla preparazione di un viaggio, la libreria L'Argonauta ha pertanto deciso di indire un concorso nazionale da cui nuove penne potessero venir fuori, data anche la grande difficoltà di oggi di pubblicare un proprio lavoro.
Se inizialmente, dunque, il premio L'Argonauta aveva un carattere più "dilettantistico", con gli anni, tuttavia, il concorso è diventato un momento importante per chi, come appassionato o come aspirante scrittore, abbia un viaggio da raccontare, riuscendo magari ad esser premiato da addetti del mestiere e professionisti e letto alla presenza anche di alcuni editori.
Come ha spiegato Stefania Carracci, nella duplice veste di padrona di casa e giurata, anche quest'anno, quindi, molti sono stati gli elaborati giunti per il concorso; dopo una prima selezione, ne sono stati scelti dieci e da questi, sono stati poi selezionati i cinque finalisti, convocati per la serata di premiazione. La giuria di quest'anno, formata da Sandra Petrignani -critico letteriario e redattrice culturale di "Panorama"-, Ennio Cavalli -poeta e giornalista del GR RAI-, Virginia Cappelletti -redattore capo e direttore responsabile della rivista letteraria "Il Veltro"- e Stefania Carracci -scrittrice-, ha poi scelto i nomi dei tre finalisti.
Il primo premio è andato ad Antonio D'Ettorre, con il racconto "Da stazione a stazione", geniale viaggio attraverso il mondo del precariato lavorativo, eseguito in maniera ironica ma non per questo superficiale od irreale. Anzi, a detta dell'autore, forse questo racconto è meno veritiero della realtà, stando alle confidenze di amici e conoscenti!
Il secondo premio è stato assegnato, invece, al racconto di un viaggio effettuato da Giovanni Di Pompeo a Cuba. Volontà dell'autore è descrivere un Paese che condanna lo strapotere statunitense adoperando tuttavia il dollaro come moneta utile per qualsiasi transazione, un paese in cui la gente danza per strada o si fa pagare profumatamente dal turista che vuole vantarsi di aver alloggiato nella stessa stanza di Al Capone presso l'Hotel National.
Un racconto costruito su un altro racconto, quello fattogli dal padre nel corso della sua vita, è, infine, il cuore del lavoro di Roberto Parrelli, terzo classificato con il suo "Antico sud". Il sapore della Calabria di tanti anni fa attraverso gli occhi del padre è quello che porta quest'uomo a vivere una regione in cui non ha mai abitato, ma che, nonostante ciò, sente appartenergli profondamente.
Due segnalazioni di merito, infine, sono state assegnate dalla giuria a "Da me a me. Il volo di Chang E sulla Luna", di Cristina Loizzo, e a "Il viaggio nell'anima e nel cuore" di Patrizia La Rocca, l'uno un viaggio effettivamente compiuto in Estremo Oriente e l'altro un viaggio nella propria essenza di donna.



-Pezzo uscito il 30/05/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

Tango, decine di locali per appassionati e curiosi



Cliccando sull'immagine sopra è possibile leggere l'articolo.


-Pezzo uscito il 28/05/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

29 maggio 2007

I Portici a Ritmo di Tango. Quando Piazza Augusto Imperatore si trasforma nel Palazzo del Principe

Se è capitato di restare a casa il lunedi sera solo perchè si pensava che Roma non offrisse nulla ai cittadini a parte l'appoggiare le proprie gambe sul sofà, è il momento di smentirsi.
L'apatìa del lunedi romano è infatti scossa da una comunità numerosa ed ultimamente "invadente": quella dei ballerini di Tango Argentino.
Spinti forse dal ritorno in auge di questa danza, infatti, il variegato popolo del Tango si muove indistintamente per Roma, strisciando le superfici dei pavimenti, a tastare la possibilità di scivolare bene coi piedi.
Con la bella stagione e per il quinto anno consecutivo, è Piazza Augusto Imperatore ad esser presa d'assalto di lunedi sera. Dalle 22.30 circa, infatti, passeggiando sotto i suoi portici gambe impazzite e musica proveniente da uno stereo casalingo regalano ai passanti e agli avventori del vicino ristorante qualche ora di divertimento.
L'idea del Tango sotto i Portici nasce dalla necessità di trovare un posto in cui poter ballare liberamente e gratuitamente il Tango e dall'esperienza di cantastorie ed artista di strada del suo organizzatore, Cesare Magrini.
Munito pertanto di casse audio della macchina, batterie di ricambio e l'aiuto di un paio di amici, ogni lunedi, non appena il tempo si fa più mite e gli impegni lo permettono, si da vita a questa milonga improvvisata (oltre ad essere un tipo di ballo, infatti, la milonga è anche il luogo in cui si balla). Piazza Augusto Imperatore, del resto, sembra essere il posto più adatto; i portici preservano dai capricci del tempo, gli edifici circostanti sono perlopiù uffici, ed accanto c'è un ristorante wine-bar i cui avventori sembrerebbero gradire la presenza di questi ballerini, che, alla maniera di Buenos Aires, si stringono per strada in un abbraccio e volteggiano fino a che c'è la musica.
Sembrano immagini di un film di Fellini; i profili della gente nella penombra della luce dei lampioni; note struggenti od elettroniche, dal sapore in ogni caso antico.
Un amarcord da Gattopardo.
Attorno a chi balla, spesso si annida una folla di curiosi che, muniti di macchina fotografica o cellulare di ultima generazione, pensa di immortalare dei professionisti piuttosto che degli esaltati esibizionisti, curiosi nell'abbigliamento o nel modo di ballare o "momentaneamente" in un'altra dimensione.
In effetti l'eterogeneità dei partecipanti a queste serate è notevole; si va dall'amante della musica del Tango al maestro rinomato, dal principiante che timorosamente cerca di evitare gli altri ballerini, le colonne dei portici e le vetrine dei negozi circostanti alla coppia in cerca di applausi per le loro apparentemente impossibili acrobazie coreografiche.
Niente rose in bocca, scialli neri e caschè, però; questo stereotipo del Tango non corrisponde alla realtà. C'è il professionista in giacca e cravatta e lo studente, la casalinga ed il ragazzo con i capelli rasta in cerca, magari, della propria metà; lo straniero di passaggio nella Capitale che tenta si emulare chi lo circonda come quello che nel proprio paese balla il Tango e approfitta di questa inaspettata occasione per dare un valore aggiunto al suo ricordo della Città Eterna.
Tutti muniti di sacchetta per le scarpe, pertanto, ci si dirige in massa in questa piazza, desiderosi di lascarsi andare ad una casta forma di esibizionismo unita al piacere della danza. Anche al di là delle barriere linguistiche; non è raro, infatti, che spagnoli, francesi o tedeschi si facciano trascinare nella mischia ed improvvisino passi di Tango anche con le loro infradito. Il Tango, del resto, lo si balla in silenzio e col cuore, mezzo di comunicazione per antonomasia. Non serve parlare.
Ad informare i tangueri della serata provvede un sistema di mailing list, tramite iscrizione a tangonews-tangocontemporaneo-subscribe@yahoogroups.com
L'unica pecca della serata? L'orario in cui il sogno svanisce; intorno all'1, infatti, come una Cenerentola, si staccano le casse, si spegne la musica e si ripongono le scarpe, lasciando di nuovo i portici al loro silenzio. Almeno fino al lunedi successivo.



-Pezzo uscito il 28/05/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

Tangueri:elementi per riconoscerli

C'era una volta "il basettone cipiglioso col cappello e la donna che gli si arrampica con la coscia come panda sull'eucaliptus", direbbe Meri Lao, tra le maggiori studiose del Tango e della cultura latinoamericana.
Poi con il suo film "Lezioni di Tango", Sally Potter ha sovvertito questa idea, dando al pubblico un'immagine totalmente nuova del ballerino di Tango, interpretato dal moderno tanguero per eccellenza, Pablo Veron.
Jeans, capelli lunghi e scompigliati, l'animo in continuo turbamento e la musica, passionale e irruente. Il Tango come espressione massima del corpo e dei sentimenti, un fare l'amore continuamente accettandosi e negandosi a vicenda.
Non è possibile fare un identikit generalizzato dell'attuale tanguero; nelle milonghe -dove si balla il Tango-, infatti, si alternano l'abbigliamento anni '30 e quello della recente cultura hip hop.
Dal completo gessato da "mafioso pizza&mandolino" -con tanto di scarpa lucida bicolore e fazzoletto nel taschino-, si passa, dunque, al pantalone col cavallo largo e maglie di taglie più grandi, con scarpe da ginnastica fosforescenti, rigorosamente con la suola liscia per poter scivolare bene.
Per non parlare delle donne tanguere, creature "angelicate" che nel Tango hanno il "solo" dovere di lasciarsi andare mestamente alla guida dell'uomo senza proferire parola od osare opporre resistenza ai suoi comandi. Sfilano pantaloni strettissimi e gonne vaporose, vestiti micro o magliette trasparenti; l'importante è, però, avere le caviglie libere dagli orli, per evitare che il tacco si impigli durante un voleo (vale a dire una rotazione della gamba, fatta a mezz'aria).
L'elemento che fa in ogni caso la differenza è la scarpa di lei; un'ossessione che sfiora il feticismo. Tacchi altissimi e a spillo connotano le gambe di chi le indossa come agili e capaci di qualsiasi meraviglia, mentre quelli grandi e bassi etichettano subito la principiante di turno.
Molti i giovani frequentatori delle milonghe: la generazione dei trentenni è quella che, sebbene additata come in perenne crisi, sembra ricercare più delle altre un contatto ravvicinato con le persone. Poi madri e padri di famiglia, facilmente riconoscibili anche dalla loro repentina scomparsa dalla pista ad un'ora prestabilita, come se tutte le baby sitter o i coniugi non ballerini imponessero la medesima ora di rientro. Ci sono anche le coppie, ovviamente, quelle così "esclusive" da andare in milonga per ballare solo col partner e quelle che invece ci vanno ostentando un'assenza di possessività quasi anormale.
Altra peculiarità del tanguero moderno, oltre la sacca delle scarpe sempre in macchina, l'assenza del sigaro in bocca e del bicchiere di wiskhy, sostituito piuttosto da una bottiglia d'acqua.
Del resto, basta un abbraccio inebriante per rendere incoscienti le persone.
Questo, sì, che accomuna tutti i tangheri.



-Pezzo uscito il 28/05/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

Intervista a Prez

Ciao Prez. Innanzitutto un paio di domande su questo nome...cos'è?? Un diminutivo, un acronimo, un soprannome? Il tuo vero nome invece? Come mai hai scelto proprio Prez?
Innanzitutto il mio vero nome è Elia. Il nome PREZ è il soprannome che mi hanno dato gli amici considerando le mie "mani bucate" e la mia mania di fare shopping compulsivo. Questa è la versione ufficiale... quella ufficiosa è cosi infantile che non ci tengo a raccontarla... la verità è la fuori : )
Sei molto giovane, eppure hai già inciso un album d'esordio. Come ci sei approdato? Hai lavorato da solo a questo progetto e poi lo hai sottoposto alle case discografiche, oppure sei stato "scoperto" da qualcuno con cui poi hai lavorato? Dimmi tutto su come nasce Prez come artista!
Vorrei precisare che non è un album d'esordio ma un EP di 5 pezzi. Prez come artista nasce a 14 anni, sotto l'influenza dei primi tormentoni di Eminem sbarcati anche in Italia. Da li in poi la strada è fatta di km e km di fogli scritti, penne Bic consumate fino all'ultima goccia d'inchiostro, sviluppo di un proprio stile, primi palchi nelle assemblee scolastiche con il mio ex socio Kimo, prime esperienze live e conseguenti primi "successi" musicali e amorosi ( si sa che l'artista ha sempre un certo fascino quando sale sul palco... : ) tra il pubblico delle varie scuole superiori.
In questo progetto ho lavorato insieme a 2 persone speciali, Penta e Jack (Protocollo Zero) , dalla quale ho imparato tantissimo e a cui devo tantissimo. Sono arrivato a loro grazie ad amici in comune, anche se Penta lo conoscevo già da anni perché cantava nel gruppo "rivale" , i Majestic 12. Poi abbiamo fatto girare tra le case discografiche alcuni miei pezzi finche Latlantide ha accettato di farmi firmare un contratto discografico. Un VERO contratto discografico : )
Il tuo primo singolo si chiama "Le bambine fanno ahhhhhhhh". Come mai hai scelto una canzone sicuramente irriverente come questa per proporti al pubblico? Com'è nata l'idea di questa canzone?
L'idea principale della canzone è far capire al grande pubblico che il mondo dello spettacolo, del pallone e della televisione nasconde al suo interno una serie enorme di contraddizioni, di bugie e realtà distorte. Più semplicemente, non dovete credere a tutto quello che vedete in TV. Abbiamo scelto questa canzone come primo singolo perché ci sembrava il momento adatto di "denunciare" questa finzione scenica: dopo i numerosi scandali scoppiati al suo interno ( il calcio sporco, le partite falsate, Vallettopoli, ecc...) molte persone hanno finalmente aperto gli occhi.
Hai molti featuring nel tuo disco. Come nascono queste diverse collaborazioni?
Le collaborazioni nascono dal fatto che conosco tantissimi artisti molto validi, sempre disposti a sperimentare qualcosa di nuovo; inoltre fin dall'inizio ho voluto dare al disco un'impronta molto particolare e per questo avevo bisogno di artisti provenienti da altri ambiti musicali, con idee diverse dalle mie.
E' da poco in radio il singolo Dancehall Time. Che effetto ti fa sentirti passato in radio? Ci speravi/credevi? Che tipo di recezione credi stia avendo questo singolo? Anche se è ancora molto presto per poter dire come sta andando Dancehall Time in radio, sono soddisfatto perché il pezzo riceve ogni giorno commenti positivi, dagli addetti ai lavori e dal pubblico. Sinceramente io di persona in radio non l'ho ancora sentito, per il semplice fatto che ho pochissime occasioni di ascoltare la radio durante il giorno... e purtroppo l'Ipod non ha ancora quella funzione tra le sue caratteristiche : )

Nel tuo album d'esordio, prodotto da Latlantide, ci sono due canzoni oltre a "Le bambine fanno ahhhhhh". Me ne vuoi parlare?
Le altre 2 canzoni all'interno dell' EP sono "Senza di me" , pezzo autobiografico scritto 2 anni fa che mi racconta un po' (nel bene e nel male...) , e "La risposta di una stronza", il primo pezzo che ho scritto per il mio progetto solista con il quale mi sono presentato allo studio Protocollo Zero. È un testo a cui tengo molto perché parla di un due di picche da me ricevuto e della conseguente vendetta alla stronza di turno. Ah ah ah... : )
Per il genere di musica che fai, preferisci i Live o le registrazioni in studio?
Sicuramente il live, per il contatto diretto con il pubblico e per la possibilità di improvvisare qualsiasi aspetto di un pezzo.
Com'è Prez in live?
Prez in live? Finora mi sono potuto esprimere solamente in piccoli "cameo" , come spalla al tour di Penta o per qualche minuto soltanto quando promuovevo il singolo precedente. Non ho ancora avuto un MIO personale show, e spero tantissimo che questo album mi dia la possibilità di mettere in pratica le tantissime idee che ho in testa per il MIO live.
A giugno esce l'album. Ci puoi anticipare qualcosa?
Vi anticipo soltanto di comprarlo ORIGINALE... e se dovete masterizzarlo almeno fatemi un pò di pubblicità!!! : ) scherzi a parte vi stupirà perchè al suo interno ha influenze molto varie, dal reggae al rap, dal pop al rock, dall'elettronica al soul... CHECK IT OUT
Lavorare con i ritmi hip hop e l'italiano non sempre risulta essere facile. E' innegabile che questo tipo di musica si presti molto di più ad essere accompagnata dall'inglese. Che ne pensi? Trovi difficoltà a fare rap in italiano?
Assolutamente no!!! adoro la mia lingua!!! L'inglese è una lingua che si presta moltissimo alla musica perchè a livello sonoro è ricca di assonanze, ma l'italiano è cosi dolce ed espressivo, cosi caldo e raffinato che non necessita di paragoni.
E' in progetto di rappare anche in inglese?
Non penso farò un pezzo rap in inglese perchè manca la scioltezza tipica dell' hip-hop americano nel parlato quotidiano (lo slang) principalmente a livello grammaticale. Ma qualche testo in inglese l'ho già scritto e cantato ( in particolare un pezzo techouse) e mi sono accorto che devo migliorare un pò nella pronuncia : ) infatti a breve vorrei andare a Londra, per fare esperienza "sul posto" .
Di te si dice che sei "esteticamente non corretto". Ascoltando i tuoi testi sicuramente si intuisce perlomeno qualcosa di questa tua "scorrettezza". Come mai esteticamente preferisci presentarti curatissimo invece dei soliti pantaloni larghi e t-shirt xxl??
Rispondo in poche parole... non lo faccio per moda o chissà quale altro strampalato motivo. SEMPLICEMENTE in questo momento della mia vita mi vedo bene vestito cosi. Il periodo da B-boy "esteticamente corretto" l'ho già passato... e con molto stile : )))
Hai un myspace. Dall'avatar di myspace sembri tutto fuorchè un rapper. Pensi che il tuo look glamour possa danneggiare in qualche modo l'idea della musica che fai?
"Look glamour" mi piace : ) sinceramente se il mio ascoltatore si deve basare sul mio look (particolare per lo stile che faccio... ) ancor prima di ascoltare la mia musica, e da li trarre giudizi... beh... preferisco non sia un MIO ascoltatore. Stiamo parlando di MUSICA e non di MODA. La moda è solo un' ovvia conseguenza della musica e dell'artista in sè.
Che ti aspetti dall'uscita dell'album?
Mi aspetto una cosa in particolare: fare tanti live in giro per l'Italia perchè adoro il concerto, il dopo - concerto e il dopo - dopoconcerto : ))) vorrei andare spesso al sud quest'estate, per il calore delle persone e per il calore della sabbia : )
Progetti live a breve?
Per ora no ma vi terrò informati : )


-Pezzo uscito il 29/05/2007 su www.lineamusica.it-

25 maggio 2007

Tra Olanda ed Egitto, l'Italia. Al MACRO di Roma poker di nazioni


Un uomo, romano e cosmopolita; una donna, egiziana ed ecletticamente sensuale. Infine un collettivo, olandese e "sovversivo"; non è uno strambo menage a trois, bensì la proposta (decente!) del Museo d'Arte Contemporanea di Roma per i prossimi mesi.
Paolo Canevari, Ghada Amer e l'Atelier Van Lieshout sono infatti i protagonisti di tre mostre personali, allestite da oggi ed in esposizione per alcuni mesi, presso il MACRO di Via Reggio Emilia.
Con la collaborazione tra l'Ambasciata dei Paesi Bassi a Roma e lo stesso MACRO, è stato inaugurato a metà maggio il festival "Olandiamo?", che, lungo tutto il corso del 2007, farà da vetrina alla migliore produzione artistica olandese.
L'Atelier Van Lieshout, dunque, all'interno di questo sodalizio artistico, occupa da oggi la hall del MACRO, trasformandone la grande vetrata attraverso un'ingombrante installazione, chiamata The Technocrat 2002-2007.
Composta da quattro parti, l'installazione è un circuito chiuso di cibo, alcol, resti organici ed energia, come a comporre una Cloaca Maxima. In occasione dell'esposizione romana, alcune di queste parti sono state appositamente create, come quella raffigurante "i cittadini" (The Burghers), controfigure plastiche dell'essere umano. Queste controfigure svolgono quotidianamente le medesime funzioni per salvaguardare il circuito di cui fanno parte e da cui dipendono per la sopravvivenza; in quanto parti di un medesimo ciclo, dunque, sono anche loro a rischio riciclo e sostituzione. Una riflessione in assoluto, pertanto, sul divenire dell'uomo e sull'ambiente da lui modificato ma che ne determina la sua stessa esistenza.
Un video in cui un pneumatico brucia come un cerchio di fuoco accoglie invece i visitatori nelle sale Panorama del Museo; inizia da qui l'esposizione personale di Paolo Canevari, tra i sei artisti italiani invitati a partecipare alla Biennale d'Arte di Venezia che si terrà il prossimo giugno.
Un'arte fortemente simbolica la sua, ricca di rimandi al passato e ad un futuro ipotizzabile, sempre che si accetti la destabilizzazione di ogni preconcetto ideologico, fortemente voluta e ricercata dall'artista.
Per "Nothing from nothing" -questo il titolo della mostra di Canevari-, inoltre, è stata appositamente creata l'installazione Twin, vale a dire due sculture rettangolari di identico volume, rivestite interamente dal battistrada di copertoni automobilistici.
Infine, disegni su carta di grande formato portano il visitatore a raffrontarsi su temi politici ed ambientali di rilievo, conducendolo per mano verso la terza mostra semi-permanente del Museo, dedicata ai venti anni di produzione artistica di Ghada Amer ed allestita nelle sale Macro.
Quaranta opere divise per quattro grandi temi: la parola e la scrittura, la condizione femminile, l'erotismo ed il disegno.
Installazioni, dipinti su tela o disegni su carta, tutte le opere della Amer risentono della sua terra, l'Egitto, attraverso il suo richiamo costante effettuato con gli onnipresenti ricami a fili colorati.
L'unione tra la pittura -dall'artista definito un linguaggio maschile-, il ricamo -stereotipato ferro del mestiere di donna-, la pittura e le ideologie del suo paese natìo realizza un prodotto in perenne contrasto con quello che poi la donna Ghada ha vissuto in prima persona, vivendo per un lungo periodo in Grecia e quindi stabilendosi a New York. Come un voler rigettare tutte le forme convenzionali di interpretazione del ruolo della donna basato su una visione antica e bigotta anche del suo erotismo e della sua sessualità.
Infine, la ripetizione di una stessa immagine a riempire la tela, per poi riscrivere sopra con i pennelli o l'ago, realizza la volontà della Amer di affermare un presente diverso da quello che falsi perbenismi ideologici imporrebbero all'agire femminile.
Tre percorsi artistici diversi per affrontare differenti aspetti del quotidiano, rendendo così tollerabile, come diceva Friedrich Nietzche, la vista della vita.
-Pezzo uscito il 25/05/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

24 maggio 2007

Una Leone-ssa per Amnesty International. Al Teatro Vittoria di Roma.

"Sono stato picchiato, ma mi sono difeso bene.
A uno di quelli gli ho rotto la mano: mi ci è voluta tutta la faccia, ma ce l'ho fatta".
Se non appartenesse al repertorio di Woody Allen, questa freddura potrebbe essere l'ironico inizio dello spettacolo di Cinzia Leone, 48 anni, che andrà in scena domenica 27 maggio al Teatro Vittoria. Con questa serata, organizzata insieme all'Associazione Puntoeacapo, la Leone sosterrà la campagna di Amnesty International contro la violenza sulle donne, presentando per l'ultima volta dopo due anni di tournèe il suo "Poche idee ma molto confuse".
Una performance dissacratoria ed irriverente, in linea con lo spirito di una donna che di leonino non ha solo la capigliatura; in questo spettacolo, infatti, l'attrice ed autrice vuole mettere in ridicolo la moda di spettacolarizzare anche gli eventi più banali del quotidiano. Occi ci si illude di poter cambiare la realtà che non piace attraverso "effetti speciali" -migliorando il look grazie alla chirurgia estetica, ad esempio, o partecipando ad un reality televisivo-, senza tuttavia rendersi conto che in realtà, nella sostanza delle cose, nulla cambia per davvero.
Nulla di più adatto quindi per riportare al centro dell'attenzione i veri problemi delle donne in molti paesi anche "civilizzati", che riderci su, grazie a quelli più superficiali su cui la Leone ironizza con maestria. Questo deve aver pensato l'Associazione Puntoeacapo ed Amnesty International chiedendo ad una donna che sulla sua pelle ha vissuto importanti problematiche, di sostenere altre donne vittime di un male non direttamente dipendente da loro.
La condizione della donna nel 2007 continua ad essere un tema di tragica attualità. Sono in tante ad essere picchiate, maltrattate, violentate se non uccise, per mano dei loro mariti o partner, e subiscono, in molti paesi, l'inesistenza o l'inadeguatezza di legislazioni e politiche atte a combattere la violenza domestica. Amnesty International ha da poco tracciato un programma in quattordici punti indirizzato ai governi, affinché si concentrino maggiormente sul problema.
La campagna poggia le basi sulla Piattaforma d'azione di Pechino firmata dodici anni fa con l'intento di salvaguardare in modo particolare le donne di tutto il mondo, nel rispetto più generale dei diritti inalienabili ed indivisibili della persona; una campagna, tuttavia, che dopo anni dalla firma di questo documento sottolinea la persistenza del problema.
"Un nuovo spot per stare meglio?" -scrive la Leone nel suo blog www.cinzialeone.com- "Stati d'ansia?Angoscia? Preoccupazione? Non fumare, non mangiare, non prendere una qualunque pasticca...prenditi Percul. Percul non è un medicinale, è un rimedio assolutamente naturale. Basta raccontarsi una semplice stronzata durante lo stato di preoccupazione. Prendendoti Percul ritroverai tutta la superficialità di cui hai bisogno".
Ma se invece non avete intenzione di seguire il "consiglio", partecipate allo spettacolo.
La Leone lo proporrà gratuitamente come suo personale contributo all'iniziativa di Amnesty, e il ricavato della vendita dei biglietti (15 euro) sarà interamente devoluto al lavoro del Movimento per la difesa dei diritti umani. Il Teatro Vittoria, da parte sua, ha eliminato i cos\ti di prevendita al botteghino, proprio a sostegno di questa manifestazione.


-Pezzo uscito il 24/5/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

23 maggio 2007

Giovanni Falcone. Il coraggio di morire per le proprie idee. 15 anni dopo.


Marrone, bianco e azzurro.
Poi il grigio dell'asfalto e del fumo ed il rosso del sangue.
Era il 23 maggio 1992 e sull'autostrada Trapani Palermo quei tre colori viaggiavano da poco, portando dall'aereoporto di Punta Raisi a Palermo il giudice Giovanni Falcone, la moglie, Francesca Morvillo e sette persone della sua scorta.
All'altezza dello svincolo di Capaci quei tre colori si mischiano e si assemblano; 500 kg di tritolo in un tunnel appositamente scavato sotto l'autostrada per Palermo.
Il marrone non esiste più. Del bianco della Croma, resta solo la parte posteriore dell'auto. Dell'azzurro dell'ultima macchina qualcosa di più e tre agenti feriti. Sono stati sventrati dall'esplosione centinaia di metri di autostrada.
Muoiono Giovanni Falcone, 53 anni, Francesca Morvillo, la moglie quarantaseienne e tre dei suoi agenti di scorta: Vito Schifani, 27 anni, Rocco Di Cillo, 30 anni, ed Antonio Montinaro, anche lui trentenne.
Un radiocomando dalla campagna circostante ha azionato i 5 quintali di tritolo; la mano che l'ha premuto sembra essere quella di Giovanni Brusca, su ordine di Totò Riina.
Dopo 57 giorni, un'esplosione in Via D'Amelio,a Palermo, uccide il giudice Paolo Borsellino e i sei uomini della sua scorta.
Venti giorni prima di morire, Borsellino rilascia a Lamberto Sposini per il TG5 una intervista, l'ultima. E' un uomo scosso, "impegnato a recuperare tutte le possibilità operative sulle quali il dolore ha inciso in modo enorme". Si rende perfettamente conto di essere un cadavere che cammina, come aveva affermato Ninni Cassarà.
Negli anni le indagini e i processi hanno portato a molte condanne, ritrattazioni, sconti di pena, mistificazioni della realtà.
Ancora oggi non si sa bene chi siano stati i reali mandanti della strage, come del resto ha ricordato anche questa mattina Maria Falcone, la sorella, sulla banchina del porto di Palermo, dove è approdata la "nave della Legalità", con a bordo 1300 tra studenti ed insegnanti, sbarcati per le commemorazioni della strage.


Sono passati 15 anni.
Giovanni Falcone una volta disse che "si muore generalmente perchè si è soli o perchè si è entrati in un gioco troppo grande", amando citare spesso un'altra vittima di un sistema corrotto, J.F. Kennedy, che diceva che "un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli e le pressioni." Questa, secondo loro, la base di tutta la moralità umana.

Ma la nostra moralità dov'è se ancora non siamo riusciti nemmeno a svelare chi tra le istituzioni voleva morto Falcone e Borsellino, aiutando i boss della mafia a compiere la strage?



21 maggio 2007

La storia ci racconta. Fino al 27 maggio all'Ara Pacis

Il Rosso e il nero.
Il colore del sangue e del buio, ma anche della passione e dell'oblìo.
Otto momenti della storia del nostro Paese in cui questi due colori si sono alternati e fusi, tinte forti di uno ieri la cui forza d'impatto sul nostro oggi è stata spesso sottovalutata o negata.
Un'indagine approfondita ma non solo accademica del Novecento italiano, con tavole rotonde, visione di documentari storici e una mostra sulla propaganda politica in Italia dal 1948 al 2001, a dimostrarne la trasformazione in comunicazione politica.
Questi alcuni degli ingredienti della Settimana della Storia, che, da oggi fino al 27 maggio farà dell'Ara Pacis il luogo della memoria storica trasversale.
Realizzata dall'associazione Il tempo e la storia presieduta da Luca Giansanti, la manifestazione parte dalla constatazione che la storia è diventata negli ultimi anni sempre più tema di discussione anche per la gente comune.
Un evento, dunque, il cui impianto assolutamente culturale è evidente; con l'ausilio di quarantacinque professori e studiosi di storia, si vuole proporre al grande pubblico la narrazione di un pezzo del Novecento italiano, innanzitutto attraverso convegni sui punti di svolta della nostra storia, come Caporetto, il fascismo, l'8 settembre, il Sessantotto o il delitto Moro.
I nomi dei relatori sono, inoltre, di tutto rispetto; dalla prima giornata con Lucio D'Angelo ed Antonio Gibelli, domani interverranno Roberto Vivarelli e Giovanni Sabbatucci, Maurizio Degl'Innocenti, Giovanni Aliberti, Galli Della Loggia, Paolo Pombeni e Pier Giorgio Zunino.
Tra gli altri, poi, anche Francesco Perfetti, Marcello Flores, Pietro Scoppola, Francesco Barbagallo, Nicola Tranfaglia e Mario Morcellini.
I documentari messi a disposizione da RAI Educational, inoltre, danno un contributo visivo rilevante, dato il ruolo essenziale di divulgazione avuto finora dalla televisione, mentre di sera la storia viene raccontata al Caffè, dove giornalisti, registi ed esponenti della canzone completano la memoria del passato attraverso le diverse forme d'arte che se ne sono occupate.
Ad entrata libera da Via di Ripetta, la Settimana della Storia vuole essere un momento di sereno ed approfondito confronto con il nostro Novecento, a dimostrazione che quando Montanelli diceva che un popolo che non conosce il proprio passato non può capire granchè del proprio presente, aveva assolutamente ragione.

15 maggio 2007

Pensiero notturno

Yo adivino el parpadeo

de las luces que a lo lejos

van marcando mi retorno.

Son las mismas que alumbraron,

con sus palidos reflejos,

hondas horas de dolor.

Y aunque no quise el regreso,

siempre se vuelve al primer amor.

La quieta calle donde el eco dijo:

"Tuya es su vida, tuyo es su querer!"

Bajo el burlon mirar de las estrellas

que con indiferencia hoy me van volver.


Volver,

con la frente marchita,

las nieves del tiempo

platearon mi sien.

Sentir,

que es un soplo la vida.

que veinte años no es nada,

que febril la mirada

errante en las sombras

te busca y te nombra.

Vivir,

con el alma aferrada

a un dulce recuerdo,

que lloro otra vez.


Tengo miedo del encuentro

con el pasado que vuelve

a enfrentarse con mi vida.

Tengo miedo de las noches

que, pobladas de recuerdos,

encadenan mi soñar.


Pero el viajero que huye

tarde or temprano detiene su andar.

Y aunque el olvido,

que todo destruye,

haya matado mi vieja ilusion,

guardo escondida un esperanza humilde,

que es toda la fortuna de mi corazon.


Carlos Gardel y Alfredo Le Pera
(Volver)


14 maggio 2007

Chanel!




"...oui, je m'appel Coco..no, no de cognome..
..quello è Tottì, oui, con l'ascentò sulla
"ì".


Miò fratélò Christiàn ( per l'amichi Dior), ha sugerìtò a mamà Illary
(oui, la ex-leterinà di Pasaparòlà) e a mon papà Pupòn (Er Capitano) 'sto
nomè.
Son natàa da due jornì ma sonò giàa la plus important lupacchiòtt de
Romà...

Sarà perchè c'ho un nome, come si direbè qui a
Roma....ORIBBILE (ovviamente con una "erre" e due "bi")??
Très chic, très lord, potrrebè dirrè mon tante Mellory
(certo che pure lei...bel nome!)
...e io invece mi pongo una domanda...
MA CHE CAVOLO AVETE FATTO STI NOVE MESI INVECE DI
PENSARE A UN NOME DECENTE PER ME???
Ops, pardòn, parbleu!"
(Traduzione dei primi vagiti della figlia di Totti fatta all'Ospedale San Pietro di Roma lo scorso 13 gennaio. Si ringrazia la cortese collaborazione dell'ostetrica Catherine Deneuve du Platini Bardot de Pupòns)


Emozioni

"Stavo ballando. O per lo meno ci provavo a dare senso a quei passaggi di peso e alla mia rigida impostazione di danzatrice classica.
Ero stretta a quel lui sconosciuto. Ma stavo bene, nonostante l'impaccio di non saper che fare e di non riuscire a cogliere alla perfezione i segnali che il suo corpo mi dava.
Però sentivo il suo respiro sulla mia bocca, la sua mano sulla schiena stringermi come per non farmi scappare da quell'abbraccio.
Stranamente, però, io non volevo scappare.
E' stata la prima volta che davanti a qualcosa che mi costringeva a rispettare delle regole altrui non opponevo resistenza, anzi, avevo voglia di essere guidata da quelle braccia per qualsiasi destinazione.
Ha avuto così inizio la mia seconda vita, parallela a quella di graffi e maschere che conduco ancora oggi; quella dell'anima libera, come se finora non lo fosse realmente stata. Una seconda vita come fossi un'araba fenice, bisognosa di redimermi dalla zozzura che mi aveva coinvolto e dal dolore che mi aveva reso così tetra.
Dopo più di anno che ho sciolto le briglie dell'anima, eccomi a capirne l'effettivo valore di quel mio gesto "incosciente" di qualche tempo fa. Sono una persona diversa, più consapevole del senso dei battiti del cuore, più fragile per questo, ma a maggior ragione più felice di essere in grado di liberarmi dagli orpelli quotidiani almeno in quei frangenti in cui il ritmo di una canzone va all'unisono con i battiti del mio cuore.
E' stata la mia via di salvezza. Ne sono sempre più sicura.
Anche se Selvaggia è pericolosamente tornata nella sua imponenza dentro di me. Anche se mostro la parte più vera di me mentre in silenzio lascio che il mio corpo risponda ai passi richiestimi dal partner di turno e con la testa faccio penetrare le note fin nel profondo. Anche se ballo per ore, tornando a casa non sono mai stanca. Ho riscoperto il senso di fare ciò che mi piace davvero.
Certo, è pericoloso. La lotta tra i miei due lati del cuore è sempre più dura; la Selvaggia irruentemente tenera scalpita per mostrarsi a tutti così.
Ma non si può.
Il dolore del passato mi ricorda quanto sia problematico avere il coraggio del cuore. Ma mentre ballo passo con superficialità su quel ricordo, chiudo gli occhi e libero me stessa, respirandomi.
In quei momenti sono felice.
Almeno questo ho giurato di concedermelo.
Anche se mi ferirò nuovamente.
Del resto, sono anche io fatta di sangue.
Ecco perchè ho permesso a lui di entrare nella mia vita, anche lui irruentemente tenero. Anche lui colpito da battiti del cuore che spesso fanno male. Anche lui fragile. Meravigliosamente consapevole anche lui, però, della gioia di rispettare se stesso e i suoi desideri attraverso la copertura della musica.
E' iniziata così. Ballando. Respirandoci. E' stata subito emozione.
Sanguinerò, certamente. Ma, appunto, sono anche io fatta di sangue".


(da un libro mai pubblicato)


09 maggio 2007

Silvia Salemi. "Il mutevole abitante del mio solito involucro"



Il 7 maggio, presso il Jet Set -locale di prossima apertura in zona Eur, a Roma- Silvia Salemi -o meglio, "la zita", come più volte nel corso della serata, s'è divertita a definirsi-, ha presentato alla stampa il suo ultimo lavoro, "Il mutevole abitante del mio solito involucro", in uscita nei negozi da venerdì 11 maggio.
Dopo quattro anni di assenza dalle scene e presenza totale nella sua vita (nel frattempo, infatti, s'è sposata e ha partorito Sofia), torna una Silvia diversa da quella che eravamo abituati ad ascoltare.
Nel corso della serata, infatti, questa sicula dal sorriso disarmante e dagli occhi grandi e profondi, ne ha dato ampia dimostrazione; ha presentato alcuni brani del suo ritorno sulla scena musicale, dimostrando alla platea -comodamente seduta ai tavoli, con pancia piena e bicchiere di buon vino!- di non essersi affatto "rammollita" o addolcita "eccessivamente" con la gravidanza, ma anzi di avere una gran voglia di sfogare sul palcoscenico tutta la carica di "femmina e voce possente" che possiede e che, con sua estrema gioia, ha tuttavia dovuto mettere da parte per prendersi cura della sua bimba.
Un viaggio attraverso la forza e la dolcezza, la passione e la malinconia, ritmi ballerini e dolci ballate, tra cui un omaggio alla sua terra, "Domenica siciliana", per portare alla ribalta «anche il volto sano della Sicilia e non solo quello disgraziato di tragedie».
In radio dal 20 aprile è invece il primo singolo di quest'album, che ne costituisce anche il titolo, "Il mutevole abitante del mio destino" ed il cui video, girato nella splendida Orvieto, ha visto l'esordio di Beppe Fiorello nelle vesti di regista. Un singolo che, secondo Silvia, è «il simbolo di una libertà conquistata faticosamente ma ostinatamente negli anni; una libertà stilistica, intellettuale e morale».
La co-produzione insieme a Nando Sepe e l'esser stata co-autrice dei dieci pezzi insieme a Giampiero Artegiani, le ha permesso di prendersi la libertà di scrivere ciò che voleva condividere con gli altri, senza doversi preoccupare «delle esigenze dei discografici, ma avendo ampia libertà di ragionare su ogni singolo accordo senza fretta».
Il risultato è un album ricco di femminilità, intesa nel senso pieno della parola, con le luci ed ombre che appartengono a tutti ma che bisogna avere il coraggio non solo di riconoscere, ma anche di mostrarle con fierezza e dolcezza, in quanto parti di un unico essere, assolutamente speciale.
-Pezzo uscito il 09/05/07 su www.lineamusica.it