L'assolo del corpo
Il rosso e il bianco. Irrealtà e ricordi, espressione del movimento e staticità.
Questi gli ingredienti di Croci e à elle vide, spettacoli rispettivamente di Paride Piccinini e Teodora Castellucci, che hanno chiuso ieri sera la quattordicesima edizione de Le vie dei festival, quest'anno ospitata dal Teatro Greco e dal Sala Uno.
Sebbene entrambi gli spettacoli non siano espressione diretta della Stoa -scuola sul movimento ritmico di Cesena, diretta da Claudia Castellucci- sono nati al suo interno; in entrambi, infatti, la ricerca di un discorso fatto di suoni e metalinguaggio è ben evidente, con attori-non attori muti eppure logorroici.
Due donne sono le protagoniste di "Croci", una vestita di rosso, altera e lenta nei movimenti, direttrice quasi delle azioni dell'altra -vestita invece di bianco-, dotata di braccia lunghissime ma prive di mani. Mentre dal fondo emergono tre lastre di ferro laccato di rosso, tre uomini, il cui nero degli abiti quasi si confonde con il resto della scena, battono sulle lastre con bastoni di legno - anch'essi dipinti di rosso-, producendo un accompagnamento costante, nell'irregolarità sonora, ai gesti delle due figure femminili. I quadri proposti dal giovane Piccinini (è nato nel 1983) sono offuscati da un velo opaco, un diaframma oculare che sfoca i contorni, costringendo ad un'attenzione particolare, dettata anche dalla confusione e complessità del narrato.
Non meno complessa la seconda opera messa in scena, à elle vide, della diciannovenne Teodora Castellucci.
Anche qui due figure, una in bianco ed una in rosso, sono le protagoniste del racconto, simboleggiando l'una lo Scorpione -emblema dell'immobilità mentale, tipica della stasi prima dell'attacco- e l'altra il Gallo -scrutatore dello spazio che lo circonda, ma irruento, frenetico ed estenuante nel movimento.
Se inizialmente i suoni che più corrispondono a queste due tipologie caratteriali presentano singolarmente il Gallo e lo Scorpione, la pièce si chiude in un combattimento sia di suoni che fisico, che lascia allo spettatore la decisione di chi abbia vinto.
Due lavori brevi, accomunati dalla provenienza della scuola, a sottolineare l'importanza dell'esercizio singolare -breve ma non per questo incompleto- e la richiesta di una critica, elevandolo, così, alla forma compiuta di spettacolo.
Questi gli ingredienti di Croci e à elle vide, spettacoli rispettivamente di Paride Piccinini e Teodora Castellucci, che hanno chiuso ieri sera la quattordicesima edizione de Le vie dei festival, quest'anno ospitata dal Teatro Greco e dal Sala Uno.
Sebbene entrambi gli spettacoli non siano espressione diretta della Stoa -scuola sul movimento ritmico di Cesena, diretta da Claudia Castellucci- sono nati al suo interno; in entrambi, infatti, la ricerca di un discorso fatto di suoni e metalinguaggio è ben evidente, con attori-non attori muti eppure logorroici.
Due donne sono le protagoniste di "Croci", una vestita di rosso, altera e lenta nei movimenti, direttrice quasi delle azioni dell'altra -vestita invece di bianco-, dotata di braccia lunghissime ma prive di mani. Mentre dal fondo emergono tre lastre di ferro laccato di rosso, tre uomini, il cui nero degli abiti quasi si confonde con il resto della scena, battono sulle lastre con bastoni di legno - anch'essi dipinti di rosso-, producendo un accompagnamento costante, nell'irregolarità sonora, ai gesti delle due figure femminili. I quadri proposti dal giovane Piccinini (è nato nel 1983) sono offuscati da un velo opaco, un diaframma oculare che sfoca i contorni, costringendo ad un'attenzione particolare, dettata anche dalla confusione e complessità del narrato.
Non meno complessa la seconda opera messa in scena, à elle vide, della diciannovenne Teodora Castellucci.
Anche qui due figure, una in bianco ed una in rosso, sono le protagoniste del racconto, simboleggiando l'una lo Scorpione -emblema dell'immobilità mentale, tipica della stasi prima dell'attacco- e l'altra il Gallo -scrutatore dello spazio che lo circonda, ma irruento, frenetico ed estenuante nel movimento.
Se inizialmente i suoni che più corrispondono a queste due tipologie caratteriali presentano singolarmente il Gallo e lo Scorpione, la pièce si chiude in un combattimento sia di suoni che fisico, che lascia allo spettatore la decisione di chi abbia vinto.
Due lavori brevi, accomunati dalla provenienza della scuola, a sottolineare l'importanza dell'esercizio singolare -breve ma non per questo incompleto- e la richiesta di una critica, elevandolo, così, alla forma compiuta di spettacolo.
-Pezzo uscito sul Quotidiano della Sera di Roma il 24/09/2007-
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