18 marzo 2007: l"incipit


"Vieni a fare un giro dentro di me
o questo fuoco
si consumerà da sè.
E se una vita finisce qua
quest'altra vita
presto comincerà"

Con parole di altri (gli Afterhours), apro questo blog, con il fuoco che spero non si spenga mai.
Ho scritto molte parole, forse inutili o banali, o forse interessanti, irriverenti e divertenti.Le ho pubblicate altrove, ma a volte capita che dopo una giornata al mare si torni a casa solo con la sabbia nelle scarpe.
Ecco spiegato, quindi, il perchè di post retrodatati.
E' iniziata anche questa avventura..davanti, l'orizzonte. Sconosciuto. E per questo, assolutamente elettrizzante!
Buona lettura a tutti!



03 ottobre 2007

In sugo veritas

In un monologo che chiama in causa senza sosta un ipotetico pubblico, l'"uomo del sottosuolo" di I can't get no satisfaction ha debuttato ieri sera al Teatro Vascello, con gli attori della Compagnia Malasemenza diretti da Gaetano Ventriglia.
Dostoevskij è stato rivisitato dal regista-ideatore dello spettacolo, con espliciti riferimenti a fatti e persone del nostro tempo, voluti proprio a sottolineare quanto il sottosuolo, in qualche modo, appartenga ad ognuno di noi.
Sebbene non sia rispettato l'andamento dell'opera di Dostoevskij, il lungo monologo-racconto vibra della medesima follia e lucidità, intervallato da situazioni tragi-comiche, nel rispetto della chiave di lettura che Ventriglia ha voluto dare all'opera dello scrittore russo.
La scena è scarna; sul fondo un telo, a tagliare il palco per crearne uno spazio più intimo. Cinque sedie nere disposte a cerchio sono il sottosuolo di quest'uomo che si definisce malato, ipertrofico e cattivo, ossessionato dal sugo sui fornelli.
Metafora della sostanza delle cose, il sugo bruciato è la causa principale della sua iniziale invettiva contro il fidato maggiordomo Apollonio ed è anche, nella scena finale che svela l'antefatto da cui inizia lo spettacolo, la ragione per allontanare ed amare, con ostentato spirito vendicativo, Liza, una giovane prostituta scappata da una borghese famiglia di Lipsia.
Un affronto troppo grande, infatti, è quello che Liza ha fatto all'uomo del sottosuolo; portando a casa sua per cena il sugo, lo ha privato di quel ruolo di "incompreso-uomo buono-che prepara da mangiare ai suoi ospiti". E' anche per questo che Liza, dunque, deve essere punita; con l'ennesima squallida storia di sesso ed usura dei gesti le fa pagare il suo aver bene inteso il proprio dolore, privandolo, così, della necessità di lamentarsi della poca considerazione altrui.
Dopo il sugo, l'ossessione dell'uomo del sottosuolo è il cerchio, ossia la forma che ha voluto dare al suo mondo; sempre uguale a se stesso, il cerchio chiude il cerchio, lasciandolo felice e diperato prigioniero del proprio dolore.
Ciò che anima il suo agire è una volontà di godere l'umiliazione, unica possibilità per il suo genio incompreso di venire a contatto con gli "altri", sebbene egli non voglia ammetterlo; la sua diversità rispetto a quelli che definisce "tutto" è la ragione dei suoi falliti tentativi di eguagliarsi a loro, almeno nell'umiliazione e nel disprezzo di sè.
Alla fine anche Apollonio lo lascia solo, decidendo di abbandonare quel cerchio che strozza, se se ne riducono troppo le misure dei raggi.
Resta un uomo solo, affranto dalla sua solitudine e col desiderio di avere la porta di casa anche leggermente aperta..magari qualcuno, dalla strada, sentendo l'odore del sugo, potrebbe entrare a fargli compagnia.

-Pezzo uscito sul Quotidiano della Sera di Roma il 3/10/2007-

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