Buika e Traorè cuore d'Africa
La magia ed il tribalismo.
Potrebbero essere definite così le due immediate sensazioni di ha assistito ieri sera al concerto di Concha Buika e Rokia Traoré presso l’Auditorium Parco della Musica. Un evento unico, inserito all’interno della manifestazione Luglio Suona Bene, inauguratasi a fine giugno e che terminerà il 30 luglio.
La prima parte dello spettacolo ha avuto come protagonista la Buika, natìa di Palma di Mallorca da genitori della Guinea. Sette interpretazioni di cantes di flamenco, un tango (“Nostalgias” di Juan Carlos Cobian) e un paio di brani tratti dal suo secondo album, “Mi niña Lola”, uscito nel 2006. Un’ora circa di emozioni, in cui i virtuosismi dei singoli strumenti nei momenti di assolo non hanno rovinato l’atmosfera di pathos e sospensione emotiva che la sua calda voce hanno creato durante le varie interpetazioni.
Vestita di bianco, scalza, con lunghe treccine, la Buika ha regalato al pubblico romano lo spirito del mana ancestrale, fortemente attaccato alle sue radici africane ma, allo stesso tempo, ben inserito nei ritmi e nelle cadenze gitane che hanno costituito l’ossatura culturale di questa giovane donna.
Un’ora circa di concerto, in cui il pubblico di una cavea quasi piena, è restato in religioso silenzio, come al cospetto di una malinconia ed un dolore da rispettare.
Dopo un breve intervallo, è salita sul palco l’altra esile africana della serata: Rokia Traorè, accompagnata inizialmente solo dalla sua chitarra acustica e da una corista.
A poco a poco il ritmo di questa seconda parte del concerto è cresciuto, attraverso suoni africani più ancestrali, quasi si stesse assistendo a riti propiziatori o a preghiere. I musicisti al completo sono saliti sul palco per il secondo brano, in cui l’iniziale nenia si è trasformata dapprima in un richiamo alle sonorità orientali –grazie ad una speciale chitarra di legno, con tre sole corde e una piccola cassa di risonanza-, e poi in una tipica danza tribale africana.
La forza della musica della Traoré è stata travolgente; la sua voce acuta ha accompagnato e guidato basso e batteria, mentre virtuosismi jazzistici eseguiti al pianoforte hanno solo apparentemente confuso l’ascoltatore, inebriato dal malese e dal francese delle parole.
Il finale dello spettacolo è stato un tripudio di movimenti; la Traorè ha danzato con le coriste in modo così travolgente da coinvolgere anche molti degli spettatori, quasi grati per quell’esplosione di ritmi tenuti composti per circa due ore.
Due, infine, i bis concessi dalla Traorè, al termine dei quali gli spettatori, accalcati sotto al palco, si son resi conto che quella che era iniziata come magia era diventata una festa.
-Pezzo uscito sul Quotidiano della Sera il 23/07/2007-
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