18 marzo 2007: l"incipit


"Vieni a fare un giro dentro di me
o questo fuoco
si consumerà da sè.
E se una vita finisce qua
quest'altra vita
presto comincerà"

Con parole di altri (gli Afterhours), apro questo blog, con il fuoco che spero non si spenga mai.
Ho scritto molte parole, forse inutili o banali, o forse interessanti, irriverenti e divertenti.Le ho pubblicate altrove, ma a volte capita che dopo una giornata al mare si torni a casa solo con la sabbia nelle scarpe.
Ecco spiegato, quindi, il perchè di post retrodatati.
E' iniziata anche questa avventura..davanti, l'orizzonte. Sconosciuto. E per questo, assolutamente elettrizzante!
Buona lettura a tutti!



29 maggio 2007

I Portici a Ritmo di Tango. Quando Piazza Augusto Imperatore si trasforma nel Palazzo del Principe

Se è capitato di restare a casa il lunedi sera solo perchè si pensava che Roma non offrisse nulla ai cittadini a parte l'appoggiare le proprie gambe sul sofà, è il momento di smentirsi.
L'apatìa del lunedi romano è infatti scossa da una comunità numerosa ed ultimamente "invadente": quella dei ballerini di Tango Argentino.
Spinti forse dal ritorno in auge di questa danza, infatti, il variegato popolo del Tango si muove indistintamente per Roma, strisciando le superfici dei pavimenti, a tastare la possibilità di scivolare bene coi piedi.
Con la bella stagione e per il quinto anno consecutivo, è Piazza Augusto Imperatore ad esser presa d'assalto di lunedi sera. Dalle 22.30 circa, infatti, passeggiando sotto i suoi portici gambe impazzite e musica proveniente da uno stereo casalingo regalano ai passanti e agli avventori del vicino ristorante qualche ora di divertimento.
L'idea del Tango sotto i Portici nasce dalla necessità di trovare un posto in cui poter ballare liberamente e gratuitamente il Tango e dall'esperienza di cantastorie ed artista di strada del suo organizzatore, Cesare Magrini.
Munito pertanto di casse audio della macchina, batterie di ricambio e l'aiuto di un paio di amici, ogni lunedi, non appena il tempo si fa più mite e gli impegni lo permettono, si da vita a questa milonga improvvisata (oltre ad essere un tipo di ballo, infatti, la milonga è anche il luogo in cui si balla). Piazza Augusto Imperatore, del resto, sembra essere il posto più adatto; i portici preservano dai capricci del tempo, gli edifici circostanti sono perlopiù uffici, ed accanto c'è un ristorante wine-bar i cui avventori sembrerebbero gradire la presenza di questi ballerini, che, alla maniera di Buenos Aires, si stringono per strada in un abbraccio e volteggiano fino a che c'è la musica.
Sembrano immagini di un film di Fellini; i profili della gente nella penombra della luce dei lampioni; note struggenti od elettroniche, dal sapore in ogni caso antico.
Un amarcord da Gattopardo.
Attorno a chi balla, spesso si annida una folla di curiosi che, muniti di macchina fotografica o cellulare di ultima generazione, pensa di immortalare dei professionisti piuttosto che degli esaltati esibizionisti, curiosi nell'abbigliamento o nel modo di ballare o "momentaneamente" in un'altra dimensione.
In effetti l'eterogeneità dei partecipanti a queste serate è notevole; si va dall'amante della musica del Tango al maestro rinomato, dal principiante che timorosamente cerca di evitare gli altri ballerini, le colonne dei portici e le vetrine dei negozi circostanti alla coppia in cerca di applausi per le loro apparentemente impossibili acrobazie coreografiche.
Niente rose in bocca, scialli neri e caschè, però; questo stereotipo del Tango non corrisponde alla realtà. C'è il professionista in giacca e cravatta e lo studente, la casalinga ed il ragazzo con i capelli rasta in cerca, magari, della propria metà; lo straniero di passaggio nella Capitale che tenta si emulare chi lo circonda come quello che nel proprio paese balla il Tango e approfitta di questa inaspettata occasione per dare un valore aggiunto al suo ricordo della Città Eterna.
Tutti muniti di sacchetta per le scarpe, pertanto, ci si dirige in massa in questa piazza, desiderosi di lascarsi andare ad una casta forma di esibizionismo unita al piacere della danza. Anche al di là delle barriere linguistiche; non è raro, infatti, che spagnoli, francesi o tedeschi si facciano trascinare nella mischia ed improvvisino passi di Tango anche con le loro infradito. Il Tango, del resto, lo si balla in silenzio e col cuore, mezzo di comunicazione per antonomasia. Non serve parlare.
Ad informare i tangueri della serata provvede un sistema di mailing list, tramite iscrizione a tangonews-tangocontemporaneo-subscribe@yahoogroups.com
L'unica pecca della serata? L'orario in cui il sogno svanisce; intorno all'1, infatti, come una Cenerentola, si staccano le casse, si spegne la musica e si ripongono le scarpe, lasciando di nuovo i portici al loro silenzio. Almeno fino al lunedi successivo.



-Pezzo uscito il 28/05/07 sul Quotidiano della Sera di Roma-

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