18 marzo 2007: l"incipit


"Vieni a fare un giro dentro di me
o questo fuoco
si consumerà da sè.
E se una vita finisce qua
quest'altra vita
presto comincerà"

Con parole di altri (gli Afterhours), apro questo blog, con il fuoco che spero non si spenga mai.
Ho scritto molte parole, forse inutili o banali, o forse interessanti, irriverenti e divertenti.Le ho pubblicate altrove, ma a volte capita che dopo una giornata al mare si torni a casa solo con la sabbia nelle scarpe.
Ecco spiegato, quindi, il perchè di post retrodatati.
E' iniziata anche questa avventura..davanti, l'orizzonte. Sconosciuto. E per questo, assolutamente elettrizzante!
Buona lettura a tutti!



16 febbraio 2008

Tutti i Why di Daniel Ezralow

Geniale. Semplicemente. Non ci sono altri attributi per il nuovo spettacolo di Daniel Ezralow, “Why be extraordinary when you can be yourself?”, in scena al Teatro Olimpico fino al 24 febbraio.
Geniale per le musiche, accuratamente scelte per martellare sui punti di domanda, piuttosto che per sottolineare il quotidiano frenetico o ringraziare semplicemente per esserci (con “Thank U” di Alanis Morissette); geniale per le installazioni video e per le coreografie, per le luci e per i cambi in scena.
Si apre sulle note di “Because” dei Beatles la serie di domande che il coreografo statunitense -una delle anime dei Momix- pone agli spettatori attraverso i volti dei suoi dieci ballerini, proiettati ad intermittenza sul grande telo che copre l’intero palcoscenico; seguono segni matematici, pillole di saggezza ed altri punti di domanda (come “Uomo x Donna = Mondo : Cuore”), diretti ad un pubblico che per i primi dieci minuti si trova davanti solo proiezioni filmiche ed equazioni.
Poi scoppia l’adrenalinica verve della normalità; uomini e donne in seriosi abiti da manager dapprima saltellano come novelli automi, per poi dar vita a singole espressioni della propria straordinarietà esistenziale, generando delle coreografie apparentemente scoordinate e disomogenee, ma in realtà perfettamente logiche nel caos di braccia e gambe scalmanate.
Perché ogni espressione di sé, ogni movimento, ogni sussulto è danza, gesto che riflette la vitalità e l’unicità dell’essere umano.
Sul fondo, sollevato il telo iniziale, dodici quadranti, luoghi ora della solitudine di novelli fantocci in una casa di bambole, ora condominio di reali uomini e donne, che, trasformati dalla mania di osservare la normalità casalinga, all’accendersi dei riflettori sulla propria casa-quadro, diventano cloni dal sorriso finto e stampato, pronti a salutare plasticamente l’occhio del curioso osservatore. Seguono poi momenti di “straordinaria” quotidianità, come quello dell’amante ubriaco che, srotolandosi da un tappeto, si trasforma in breaker nel vano tentativo di attirare l’attenzione dell’amata che, invece, svogliatamente fuma una sigaretta, avvolta nella sua nube di irraggiungibile desiderio.
L’ambizione di possedere il divino è invece raffigurata da un passo a due tra un uomo ed una donna-angelo, sospesa dal soffitto con elastici morbidi, che, sulle note di un brano dei Le Mystère Des Voix Bulgares, compie evoluzioni, sostenuta, abbracciata o respinta da quell’individuo che cerca di tenerla a sé, conscio della preziosità dell’Amore, con la maiuscola.
Con i Cherry Poppin’ Daddies e la loro Dr. Bones si realizza uno dei momenti migliori dello spettacolo, in cui in una frenetica corsa di uomini e donne in giacca e cravatta si assiste ad un inseguimento di un uomo apparentemente nudo, attraverso campi, ponti e strade virtualmente riprodotti sulla metà di telo che scende sul palco.
Tutti bravissimi i dieci ballerini di Ezralow; pieni di fiato, talento e gioia, sono infatti in grado di trasmettere al pubblico sensazioni difficilmente traducibili in parole che le cristallizzino, data la straripante vitalità ed energia con cui ogni messaggio viene da loro trasmesso. In un caleidoscopio di idee, musiche, movimenti e sollecitazioni, i novanta minuti dello show passano velocemente, facendone desiderare una non-fine.
A risvegliare dal caos emotivo che genera tutto ciò, solo gli applausi a scena aperta, i molteplici “bravi” durante le quattro uscite degli esausti ballerini e il freddo pungente fuori dal teatro.
-Pezzo pubblicato su RomaWeek del 16-22.02.08-

5 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

io c ero io c ero io c ero!!!!
è troppo bello questo spettacolo!!!e mi sa che le urla "bravi" provenivano da me e dalle altre viaggiatrici pazze che non si perdono mai nessuno spettacolo di why!!i ballerini sono strepitosi tutti!hai scritto davvero una bella recensione, grazie grazie grazie :)

Cristina Loizzo ha detto...

Ti ringrazio!
Sono contenta ti sia piaciuto quanto ho scritto, anche se ho semplicemente raccontato la genialità di Ezralow...o almeno c'ho provato!

francesca ha detto...

peccato, mi sono persa questo spettacolo! :(
bellissima recensione! grande cri!