Rugantino Dance Opera. Ma non convince
Dopo le repliche dei giorni scorsi -all'interno della rassegna Invito alla Danza-, la compagnia di danza del Teatro Greco ha nuovamente triplicato la messa in scena di Rugantino Dance Opera, all'interno di Villa Doria Pamphilj.
Pensato come omaggio alla tragi-commedia musicale di Garinei e Giovannini, Renato Greco e Maria Teresa Dal Medico -che ne sono i creatori- hanno ideato degli alter ego ballerini di Rugantino e Rosetta, i quali, con i rispettivi interpeti cantanti, si sono alternati lungo l'ora e mezza circa di spettacolo.
Andata in scena ieri sera l'ultima replica, con Rugantino Dance Opera si è voluta realizzare un'idea che ebbe lo stesso Garinei trent'anni fa: la fusione di danza, musica e canto per il suo Rugantino. Con le coreografiche di Greco e della Dal Medico, e la regia di Gino Landi, Garinei parrebbe così essere stato accontentato, o per lo meno omaggiato. Quattro cantanti e ventisei ballerini sul palco, infatti, hanno sì fuso queste tre arti, producendo, tuttavia, un'opera senza infamia e senza lode.
La piacevolezza dello spettacolo, infatti, è stata in gran parte dovuta alle celebri musiche ed arie di Armando Trovajoli; mentre le coreografie sono sembrate a volte forzate sulle musiche stesse, in un goffo tentativo di sposare la danza moderna del metodo Cunningham con passi più classici, acrobazie circensi sono state, invece, ben realizzate da Gianpaolo Roncarati (Rugantino) e Gloria Rossi (Rosetta), interpreti delle serate del 26, del 29 e del 31 luglio.
Due le note dissonanti dello spettacolo: la presenza inquietante di una Morte (interpretata da Vito Bortone) vestita di calzamaglia variamente forata e con cresta punk, e Mastro Titta, che, reso indimenticabile da Fabrizi, ha qui sofferto dell'immobilità scenica dell'interprete, nell'unico pezzo lasciatogli: "E' bello ave΄ 'na donna dentro casa".
Se le scene di Massimo Roth sono risultate funzionali, i costumi di Giuseppe Tramontano, invece, di epoche storiche diverse tra loro, sono risultati incongrui con la storia di Rugantino: dalla Roma papalina, Tramontano è passato al nero ed agli scialli della Spagna del flamenco, alle balze e colori della Parigi settecentesca ed alle maschere del carnevale veneziano.
Proseguendo nell'omaggio a Garinei e Giovannini, inoltre, le voci dei cantanti -Lidia Malgeri, Dario Ciotoli, Valeria Monetti e Gianluca Bessi- sono state a volte sostituite, in brevi cameo, con quelle di alcuni interpreti del passato, come Sabrina Ferilli (la Rosetta della versione con Mastrandrea) o Nino Manfredi (il Rugantino della prima edizione del 1963, quella con Fabrizi).
1 commento:
vito bortone è un grande ballerino...invece di guardare quello che indossa, ammiralo danzare!!!!
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