18 marzo 2007: l"incipit


"Vieni a fare un giro dentro di me
o questo fuoco
si consumerà da sè.
E se una vita finisce qua
quest'altra vita
presto comincerà"

Con parole di altri (gli Afterhours), apro questo blog, con il fuoco che spero non si spenga mai.
Ho scritto molte parole, forse inutili o banali, o forse interessanti, irriverenti e divertenti.Le ho pubblicate altrove, ma a volte capita che dopo una giornata al mare si torni a casa solo con la sabbia nelle scarpe.
Ecco spiegato, quindi, il perchè di post retrodatati.
E' iniziata anche questa avventura..davanti, l'orizzonte. Sconosciuto. E per questo, assolutamente elettrizzante!
Buona lettura a tutti!



15 dicembre 2006

Lei

Lei.
In piedi davanti la lunga finestra. I lunghi capelli legati solo davanti, le lasciano, tuttavia, dei fili chiari sul viso, complici fuggiaschi di quella ciocca tra le labbra.
Fuori la pioggia scende sottile e serena, come a dispetto del cielo grigio e metallico. Quasi inconsapevole dei pensieri di chi sta opacizzando il vetro col suo respiro. Macchia dai contorni sfumati sulla superficie pulita.
Un po’ come lei.
In testa un turbinio di pensieri, senza tuttavia un oggetto preciso; nello stomaco una morsa attanaglia le viscere, come se qualcosa la stesse divorando.
Eppure sembrava fosse passato. Tutto era stato nuovamente riempito. O almeno così veniva percepito.
Poi, all’improvviso, un’immagine in testa. Una notizia improvvisa e il dubbio di sbagliare strada, di perdersi nuovamente in vani fatiche.
La strada: quale? Per la saggezza degli antichi, quella vecchia è sempre la migliore perché conosciuta. Eppure forte è la voglia di avere il coraggio di esplorare. Di saltare nel buio, consapevole di avere in sé la luce necessaria per illuminare il burrone.
«Ma allora perché non lo fai»?
Si allontana dalla finestra.
Dietro di lei un tavolino di vetro ospita conchiglie e libri sparsi, tutti iniziati e con il proprio segnalibro bene in mostra all’ultima pagina letta. Conchiglie grandi, quasi ostriche, usate ora come posacenere, simbolo di una destinazione diversa della propria natura, a dispetto di quanto successo finora. E parole, sempre di altri, come se lei non fosse in grado, sebbene da molti riconosciuta come grande oratrice, di dare vita alle sue.
C’è sempre qualcosa di inespresso anche nelle manifestazioni più evidenti di idee. È questo quello che pensa.
Si avvicina nervosamente allo stereo; mette al massimo il volume delle casse, lascito di una vita altrui passata tra le sue membra.
Le note richiedono un momento per far sedimentare i pensieri.
Spegne la luce e si accovaccia sul divano, in quella posizione fetale che tanto la rassicura quando qualcosa la spaventa.
Le sigarette accanto a lei sono un richiamo troppo forte per non essere ascoltato; la sua mano si protende verso di esse come verso una fonte di vita nuova. In genere il connubio alcool-musica e tabacco viene sempre identificato come habitat naturale dei pensieri. Chissà perché poi. Eppure lei sente che in questo momento è così.
All’improvviso un fulmine illumina l’oscurità della stanza e dallo specchio davanti viene proiettata l’immagine di una donna vestita di grigio, sdraiata su un divano candido, con un puntino rosso tra le mani.
E se fosse questa l’immagine della sua vita? Se il suo problema fosse avere tra le mani una piccola fiamma che vorrebbe trasformare in fuoco di luce?
Immagini e persone abitano i suoi luoghi della memoria, come se la vita che stesse vivendo non fosse altro che un parallelo di quella che vorrebbe vivere, come se i fantasmi di altri ricordi e di altre persone le coabitassero dentro fino a farla sentire un involucro di quelli e non di se stessa.
Passa la musica, all’improvviso un accordo in fortissimo la desta dai pensieri e la attrae nuovamente alla finestra. Le gocce si attaccano all’asfalto come desiderose di arrivare finalmente a quella meta.
Si chiede quale sia la sua. Lasciare tutto ed andare via, senza rimorsi, rimpianti e pensieri, sperando così di gettarsi finalmente nella sua di vita, o almeno in quella che rappresenta l’«altro» che ancora non è?
La cenere le cade addosso…è talmente distratta da queste sue sensazioni da non rendersi nemmeno conto di far fumare da sola la sua sigaretta. Un po’ come capita spesso a chi si affanna nelle cose senza capire se sta camminando sul serio verso un dove o se sta semplicemente su un tapis-roulant facendosi fintamente condurre in nessun luogo.
Ritorna ai suoi fogli, allontana dal tavolo la sedia ed incrocia le gambe, come se il fiore di loto della sua posizione le portasse automaticamente una serenità che sembra non esserci.
Al momento per lo meno.
Davanti a lei, ancora libri, e fogli sparsi. Un computer portatile e pagine bianche. Nonostante la tecnologia, sente dal profondo il bisogno di impugnare una penna e dare vita a quel groviglio dell’animo.
La prima lettera, gigantesca, quasi a voler abbracciare l’altezza del foglio, leggermente in neretto come una macchia nera dei pensieri.
Incipit di una parola: Lei.
Ed il fluire di un non-senso di pioggia e pensieri, fumo e note.
Lei.

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